RICERCA, New Space Economy. L’Italia può ambire alla leadership, ma deve investire adesso

L’argomento è stato affrontato l’ingegner Alessio Grasso della Dallara Automobili nel corso di un’intervista rilasciata a “MR – Materiali Rinnovabili”; egli è attualmente impegnato nel trasferimento delle competenze del motorsport all’aerospazio e allo sviluppo di un progetto spaziale completamente «made in Italy

a cura di Emanuele Bompan, pubblicato da “MR Materia Rinnovabile”, https://www.renewablematter.eu/articoli/article/space-economy-italia-puo-ambire-alla-leadership-ma-deve-investire-adesso – Quello della New Space Economy è un settore strategico al quale l’Italia deve guardare con sempre maggior attenzione, perché può offrire opportunità preziose in diversi ambiti produttivi. Dall’utilizzo dei dati satellitari per rendere l’agricoltura resiliente al cambiamento climatico fino alle ricerche in ambito alimentare, farmaceutico e sanitario, il futuro dell’aerospazio sarà scritto sempre più dalle collaborazioni tra enti pubblici e aziende private.

PROTOCOLLO D’INTESA TRA REGIONE EMILIA ROMAGNA E AXIOM

L’Emilia-Romagna ne offre un esempio: a seguito del Protocollo d’intesa tra Governo italiano e Axiom, si è impegnata in un progetto di cooperazione sullo sviluppo dell’economia spaziale, che verrà presentato in un convegno a Ecomondo, l’evento internazionale di riferimento in Europa per i servizi e le soluzioni industriali nei settori della green and circular economy in programma dal 7 al 10 novembre 2023. Il convegno, che si terrà martedì 7 novembre alle 14:30, ha l’obiettivo di mettere in luce gli investimenti nella New Space Economy, anche in ambito PNRR, per dare slancio all’industria italiana e valorizzare le interconnessioni con sostenibilità, tutela ambientale e scelte energetiche.

L’OPINIONE DI UN ESPERTO

Materia Rinnovabile ne ha parlato in anteprima col Brigadier Generale Alessio Grasso, Aerospace & Defence Business Unit Manager di Dallara Automobili e presidente di sessione dell’evento.

MR – Partiamo subito inquadrando la situazione: com’è lo stato dell’aerospaziale italiano?

ALESSIO GRASSO – La frontiera dello spazio è un settore pionieristico, con un giro di affari stimato oggi di 350 miliardi di dollari e di 1,2 mila miliardi nel 2040, che si sviluppa in tre ambiti principali. L’esplorazione dello spazio, l’esplorazione della Terra, cioè la parte satellitare, a cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nell’ambito della digitalizzazione sta dando molto impulso, e i sistemi di trasporto, cioè i lanciatori. La ditta Avio di Frosinone, ad esempio, che produce lanciatori, ha ricevuto dall’ESA il mandato di partecipare al progetto per costruire il nuovo lanciatore europeo. Quindi si pone la questione di investire molti soldi, anche in Pnrr, in questa attività, per sviluppare una capacità autonoma che oggi l’Europa non ha.

MR – Perché è al momento è tutto in mano a Elon Musk…

ALESSIO GRASSO – Esatto. Musk o, meglio, il sistema americano, che ha una strategia spaziale molto chiara. Nel 2011 il programma Space Shuttle è stato chiuso dal presidente Obama perché, pur essendo un capolavoro di ingegneria, ha avuto da una parte una bassa affidabilità, avendo provocato in 135 missioni la perdita di due navicelle e la morte di 14 membri d’equipaggio, e dall’altra costi estremamente alti (circa un miliardo di dollari a missione). Gli Usa passano a usare allora il sistema russo Sojuz, che era estremamente efficiente: oltre a non avere avuto nessun evento catastrofico, si è rilevato estremamente affidabile ed economico. Il costo per missione era circa un quarto di quello dello Space Shuttle. Nel frattempo lanciano il Commercial Crew Program della NASA, che crea un sistema di competizione tra privati in cui spicca Elon Musk con la Crew Dragon. Il 30 maggio 2020, quindi, gli americani ritornano nello spazio ma non più con il Governo bensì con un privato. Cambiano quindi le dinamiche, le orbite basse vengono considerate un sistema per fornire servizi a privati o istituzioni. Crew Dragon è un razzo che costa molto meno di Sojuz e ormai vola con frequenza quasi settimanale. È un sistema che funziona e con una tecnologia molto interessante perché utilizza e atterra in maniera autonoma su piattaforme in mezzo al mare. Insomma questo è il forte gap tecnologico tra Stati Uniti e Italia da colmare. L’Europa stessa non ha stazioni di lancio, si appoggia alla Guinea Francese. Qui sta la sfida.

MR – Invece nello spazio vero e proprio cosa sta cambiando?

ALESSIO GRASSO – L’esplorazione dello spazio è un’opportunità in cui l’Italia dovrebbe investire molto. Credo che in questo Dallara sia stata un po’ capofila, insieme all’Aeronautica militare e alla Regione Emilia-Romagna. L’ISS oggi ha sorpassato il limite della propria vita operativa. Ha problemi di manutenzione perché è stata progettata per essere operativa quindici anni. Quindi la NASA ha qualificato una ditta, Axiom Space, per costruire la prossima stazione spaziale commerciale. Oggi potremmo pensarla, con l’apertura dei servizi ai privati, come un albergo nello spazio, in cui le camere sono affittate a privati che vogliono godersi un’esperienza unica oppure a istituzioni che continuano a fare quello che stanno facendo ora sulla ISS: si addestrano, conducono un laboratorio scientifico, esperimenti e altro. Axiom Space è una start up e l’Aeronautica italiana, in modo lungimirante, è stata la prima a farci un accordo, nel 2017, per addestrare un pilota dell’Aeronautica militare, un ingegnere soldato professionista, a condurre delle missioni. Quindi ha mandato a Huston il colonnello Walter Villadei, che per altro volerà nella terza missione commerciale Axiom a metà gennaio 2024. Da lì Dallara si è rivolta al Presidente dell’Emilia-Romagna Bonaccini e all’assessore Colla, nel 2020, per spiegare che per l’Emilia-Romagna era un’occasione unica. Perché se allo spazio accedono anche i privati, cambiano le esigenze. Il miliardario che paga parecchi milioni di dollari per la permanenza nello spazio vuole un trattamento diverso rispetto agli astronauti che per definizione fanno una vita dura. Pensiamo al cibo degli astronauti, che è rimasto fermo agli anni Ottanta. Il turista miliardario nello spazio vuole invece mangiare bene, magari italiano, e allora Dallara ha iniziato a collaborare con Barilla.

Oppure pensiamo che chi va nello spazio soffre di un grosso problema: la microgravità (…)

leggi l’intero articolo su “MR Materia Rinnovabile” al seguente link: https://www.renewablematter.eu/articoli/article/space-economy-italia-puo-ambire-alla-leadership-ma-deve-investire-adesso

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