CONFLITTI, Ucraina. La strategia di Kiev: per il futuro… dopoguerra!

Il 2023 sarà l'anno decisivo per il conflitto, la prospettiva di una vittoria totale di Mosca con conseguente completo smembramento dello Stato ucraino, seppure non impossibile inizia ad apparire difficile. Ma Kiev potrebbe prevalere soltanto grazie a un ampio e tenacemente sostenuto sostegno occidentale. Allo stesso modo, anche a fronte dell’attuale lentissima avanzata russa, non è presumibile un futuro progresso ucraino sul campo di battaglia, né quindi la riconquista del territorio attualmente occupato dalle truppe di Putin, in quanto queste ultime dispongono di capacità operative residue ma sufficienti a respingere ipotetiche offensive nemiche tese a forzare la situazione di stallo sul terreno

a cura di Giuseppe Morabito, generale dell’Esercito italiano in ausiliaria e attualmente membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation (*) – Trascorso da poche ore il tragico anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina, i più affermati analisti geopolitici continuano a studiare e a proporre le possibil soluzioni in grado di garantire il più rapidamente possibile una pace che sia legittima per l’Ucraina e duratura (oltreché accettabile) dalle democrazie occidentali schieratesi a sostegno di Kiev.

RAPPORTI DI FORZA SUL CAMPO DI BATTAGLIA

Il 2023 sarà l’anno decisivo per il conflitto, la prospettiva di una vittoria totale di Mosca con conseguente completo smembramento dello Stato ucraino, seppure non impossibile inizia ad apparire difficile. Ma Kiev potrebbe prevalere soltanto grazie a un ampio e tenacemente sostenuto sostegno occidentale. Allo stesso modo, anche a fronte dell’attuale lentissima avanzata russa, non è presumibile un futuro progresso ucraino sul campo di battaglia, né quindi la riconquista del territorio attualmente occupato dalle truppe di Putin, in quanto queste ultime dispongono di capacità operative residue ma sufficienti a respingere ipotetiche offensive nemiche tese a forzare la situazione di stallo sul terreno. La Russia gode di una profondità strategica e di una capacità industriale di molto maggiore rispetto a quella ucraina, ecco dunque perché risulta indispensabile il sostegno occidentale, che può mettere Zelensky nelle condizioni di bilanciare un poco i rapporti di forza.

TRE OBIETTIVI STRATEGICI

Mentre la guerra entra nel suo secondo anno, per gli occidentali la chiave del successo deve permanere nella trasformazione dell’Ucraina in una democrazia di stampo europeo, sicura e sovrana, con tutti i diritti e le responsabilità che ciò comporta. La questione critica che la strategia dell’Unione europea e della NATO (oltreché dei “paesi amici”: Australia, Giappone e Corea del Sud) pone è quindi la portata e l’estensione del sostegno da fornire allo scopo di conseguire quest’obiettivo in termini diplomatico, militare, informativo ed economico. Dovrebbero perseguirsene essenzialmente tre: la cessazione delle ostilità a condizioni accettabili per Kiev, che neghino ai russi i frutti della loro «operazione speciale», assicurando che Mosca non invada in futuro il ucraino; rendere nuovamente l’Ucraina uno stato indipendente, con il pieno controllo dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale e la capacità di scoraggiare e sconfiggere qualsiasi ulteriore offensiva russa; dimostrare a qualsiasi potenziale aggressore che i paesi democratici difenderanno in ogni dove l’ordine internazionale basato sulle regole (a titolo di esempio in Cina e Taiwan).

OCCIDENTE E ORDINE DI SICUREZZA EUROPEO

La strategia proponibile dovrebbe basarsi sui seguenti principi: l’aggressione russa e i tentativi di cambiare i confini con la forza non devono essere ricompensati o legittimati in alcun modo; la Russia deve risarcire i danni che ha inflitto all’Ucraina; non ci può essere de facto il veto russo sul sostegno della NATO all’Ucraina e nessun accordo segreto con Mosca che indebolisca la posizione dell’Ucraina; la revoca delle sanzioni alla Russia avverrà solo come conseguenza della ritirata russa e solo nel tempo; l’Occidente deve essere in grado di determinare l’ordine di sicurezza europeo alle proprie condizioni, compreso il posto dell’Ucraina in esso; evitare, ora e in futuro, una guerra NATO-Russia; riportare a Turchia nei ranghi di una correttezza, non doppiogiochista, che le impone la sua presenza nell’Alleanza. Si potrebbero ipotizzare due fasi: quella a breve termine (2023) e quella a medio-lungo termine (2024 e oltre) con  varie linee di azione: diplomatica, informativa, militare ed economica.

LINEE D’AZIONE DIPLOMATICA E INFORMATIVA

Diplomatica: emettere una nuova “Dichiarazione per l’Ucraina” al fine di massimizzare la coesione occidentale e scoraggiare ulteriormente la Russia; perseguire misure diplomatiche più vigorose con la Cina Popolare per chiedere il suo intervento per porre fine alla guerra; chiarire ulteriormente per la Russia le conseguenze dell’uso del nucleare o di un’altra massiccia invasione dell’Ucraina occidentale; convocare una “Conferenza delle Democrazie” per iniziare a programmare l’assetto del dopoguerra; mantenere il più possibile i contatti diplomatici con Mosca; fornire tutto il supporto necessario agli sforzi ucraini per indicare i russi anche quali responsabili di crimini di guerra; informativa: informare le pubbliche opinioni occidentali riguardo alle ampie conseguenze di una guerra prolungata; intensificare la campagna di informazione in Russia per contrastare la narrativa del Cremlino; mantenere un elevato livello di sostegno pubblico per l’assistenza all’Ucraina; indicare pubblicamente il significato di una vittoria ucraina in cui l’obiettivo è il pieno ripristino dell’integrità territoriale.

LINEE D’AZIONE MILITARE ED ECONOMICA

Militare: semplificare il processo decisionale sull’assistenza a Kiev; aumentare i trasferimenti di armi all’Ucraina progettati per consentirle di riconquistare il territorio occupato, astenendosi da attacchi al territorio russo con armi occidentali (qui la querelle in ordine ai caccia multiruolo F-16 è indicativa); cercare di scoraggiare e prepararsi ad affrontare un’ulteriore escalation russa qualora dovesse verificarsi; adottare ulteriori misure per garantire la sicurezza a lungo termine dell’Ucraina, comprese le garanzie di sicurezza e l’eventuale adesione alla NATO; evitare la tentazione di rallentare gli sforzi per rafforzare ulteriormente l’alleanza NATO perché la Russia potrebbe riorganizzare le sue forze per il confronto con l’alleanza; economica: mantenere e rafforzare ulteriormente le sanzioni; c’è molto di più che si può fare; continuare a fornire aiuti economici a breve termine e sostegno al bilancio all’Ucraina per contrastare lo sforzo della Russia di indebolire la volontà di combattere dell’Ucraina; approvare la legislazione occidentale necessaria per consentire l’utilizzo delle riserve finanziarie russe sequestrate per la ricostruzione dell’Ucraina; prepararsi per un massiccio piano in stile Marshall per l’Ucraina.

UN GIGANTESCO BUCO NERO

La guerra in atto è un gigantesco buco nero nel quale persone e materiali svaniscono a un ritmo allarmante ben oltre quello previsto. Di conseguenza, la lezione fondamentale per l’Alleanza atlantica dalla guerra russo-ucraina è che la  posizione di deterrenza e difesa della NATO in tutta l’Europa centrale e orientale deve essere rafforzata per frustrare possibili future ambizioni territoriali russe. Poi ci sarebbero le lezioni tecnico-militari per l’Alleanza atlantica che  possono essere così riassunte: l’importanza dei carri armati e artiglierie, la nuova centrale minaccia dei droni di attacco; la necessità di una logistica più robusta  efficiente e capace di non avere soluzione di continuità. L’obiettivo centrale della strategia occidentale deve rimanere, e deve continuare a rimanere, il ritiro completo delle forze russe, la fine di tutti i bombardamenti e gli attacchi missilistici e il ripristino della democrazia. La Russia sta cercando di mutare a proprio vantaggio l’ordine basato sulle regole con l’uso massiccio del potere e la coercizione, usando inoltre tutti gli altri mezzi possibili. Pertanto, quando, ci si augura presto,  inizieranno i colloqui per un accordo di pace duraturo ed equo (non un semplice cessate il fuoco perché possano  poi iniziare seri negoziati) non ci dovrebbe essere alcun compromesso territoriale.

NON UN SEMPLICE CESSATE IL FUOCO

Tali condizioni potrebbero includere sia che qualsiasi eventuale accordo di pace sarebbe legato al comportamento futuro della Russia, e non solo alla fine del suo uso della forza in Ucraina, sia  efficaci garanzie di sicurezza per l’Ucraina, nell’ambito delle quali l’Occidente non esclude nulla in anticipo, inclusa l’adesione alla NATO. Inoltre, la lingua e altri “diritti” dovrebbero essere  garantiti dall’OSCE per i russofoni nell’Ucraina orientale e sudorientale, unitamente a garanzie analoghe da parte della Russia per gli ucraini etnici e i tatari di Crimea (in questo quadro un accordo sulla Transnistria deve essere incluso e certificato). Infine,  si potrebbe prendere in considerazione un contratto di leasing per la base della flotta del Mar Nero a Sebastopoli, insieme alla garanzia che la Crimea non sarà utilizzata come base per l’aggressione contro l’Ucraina come nel 2014. La perfezione sarebbero le  riparazioni dalla Russia all’Ucraina e un accordo di associazione immediato e ampliato con l’Unione europea e alla NATO entro il 2033.

COSA POTREBBE FARE IL G-7?

È inoltre necessario uno sforzo maggiore per convincere paesi come Cina Popolare e India a negare ulteriormente il sostegno alla Russia. Al vertice del G7 di quest’anno a Hiroshima, Giappone, Cina Popolare e India dovrebbero essere invitati a unirsi a un gruppo di contatto del G7-Plus incaricato sia di prevenire l’escalation nucleare sia di riportare il conflitto in un quadro istituzionale. Serve anche un’importante iniziativa diplomatica nei confronti di altre importanti democrazie, come Brasile, Indonesia, Nigeria, Filippine e Sudafrica. Al di là del futuro dell’Ucraina, ciò che è in gioco in questa guerra è la capacità dell’Occidente di indirizzare l’ordine di sicurezza europeo e mondiale alle proprie condizioni, in un modo che sostenga i principi dell’ordine internazionale basato sulle regole stabilite dopo la Seconda guerra mondiale. Nel breve termine, sarà anche indispensabile mantenere un livello sufficiente di sostegno da parte di una correttamente informata opinione pubblica occidentale.

(*) i contenuti dell’articolo rispecchiano le opinioni personali dell’autore

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