ECONOMIA, scenari. Pubblicato il World Economic Outlook Update 2023

Secondo lo studio del Fondo monetario internazionale nei prossimi ventiquattro mesi dovrebbe registrarsi un decremento del tasso d’inflazione globale, questo a causa di una bassa crescita economica. Essa dovrebbe quindi attestarsi al 6,6% nel 2023 e al 4,3% nel 2024, permanendo tuttavia ancora al di sopra dei livelli pre-pandemia. Al mese di gennaio le previsioni sono quelle di una discesa della crescita globale al 2,9% nel 2023, che tuttavia si ritiene inizi a risalire al 3,1% l’anno successivo. L’aumento dei tassi di interesse deciso dalle banche centrali e la guerra in atto in Ucraina continuano a pesare sulle attività economiche, seppure la recente riapertura della Cina Popolare abbia aperto la strada a una ripresa più rapida del previsto

È stato pubblicato il World Economic Outlook Update 2023, nel quale gli analisti del Fondo monetario internazionale delineano gli scenari economici per i prossimi travagliati mesi. Nel documento diffuso alla fine di gennaio viene prevista una diminuzione della crescita globale, la stima indica un 3,4% nel 2022, un 2,9% nel 2023, per poi risalire a un 3,1% nel 2024.

WORLD ECONOMIC OUTLOOK UPDATE 2023

La previsione per il 2023 è di 0,2 punti percentuali superiore a quella prevista nel World Economic Outlook (WEO) dell’ottobre 2022, tuttavia inferiore rispetto alla media storica (2000-2019) del 3,8 per cento. L’aumento dei tassi di interesse decisi dalle banche centrali allo scopo di contrastare il fenomeno inflattivo, unitamente al perdurante conflitto in Ucraina, continuano a costituire un gravame sulle attività economiche. Inoltre, la rapida diffusione del Covid-19 nella Repubblica popolare cinese lo scorso anno ha frenato la crescita, seppure le recenti riaperture decise da Pechino abbiano riaperto la strada a una ripresa più rapida. Per quanto concerne il tasso globale di inflazione, gli analisti del Fmi ritengono che sia destinato a scendere dall’8,8% del 2022 al 6,6% nell’anno in corso, per poi attestarsi al 4,3% nel 2024, un valore che resta in ogni caso ancora superiore di circa il 3,5% a quello del periodo pre-pandemico, (2017-2019).

FATTORI DI RISCHIO

Nei confronti di un rialzo depone la plausibile maggiore spinta dalla domanda, finora repressa in numerose economie, oppure un calo più rapido del tasso di inflazione, ma questo non elimina dallo scenario previsionale delineato le gravi conseguenze sanitarie che in Cina sono in grado di frenare la ripresa, la possibile intensificazione del confronto bellico scatenato dalla Russia in Ucraina e, infine, i costi di finanziamento globali maggiormente ridotti, che potrebbero peggiorare il disagio del debito. Inoltre, va altresì considerato che i mercati finanziari potrebbero anche improvvisamente riprezzare in risposta a notizie sfavorevoli sull’inflazione, mentre l’accentuarsi della frammentazione geopolitica costituirebbe un ostacolo al progresso economico.

ALLA RICERCA DI UNA DURATURA STABILITÀ

Per la maggior parte delle economie del mondo la priorità resta il raggiungimento di una situazione duratura caratterizzata da un basso tasso d’inflazione. Al riguardo gli analisti del Fmi sottolineano come, stante condizioni monetarie più restrittive e una bassa crescita, fattori in grado di incidere negativamente sulla stabilità finanziaria e del debito, sarebbe necessario ricorrere a strumenti macroprudenziali e rafforzare al contempo le ristrutturazione del debito. L’accelerazione delle vaccinazioni contro il coronavirus in Cina potrebbe salvaguardare la tendenza alla ripresa economica, fatto che avrebbe ricadute positive nella regione asiatica. Il sostegno fiscale – proseguono gli autori del World Economic Outlook Update – dovrebbe essere più mirato nei confronti di coloro i quali risentono in misura maggiore dell’incremento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, questo a fronte di una revisione in senso riduttivo delle misure di sgravio fiscale assunte in precedenza su vasta scala. Infine, viene evidenziato come una cooperazione multilaterale più forte risulti essenziale ai fini della preservazione dei vantaggi ottenuti attraverso il sistema di regole stabilite allo scopo di mitigare i mutamenti climatici, limitando quindi le emissioni climalteranti e incrementando i volumi di investimenti «green».

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