ISRAELE, terrorismo. Strage a Gerusalemme: palestinese spara sulla gente facendo morti e feriti

Sette persone sono state assassinate e almeno tre ferite a seguito dell’attacco terroristico perpetrato da un giovane palestinese contro le persone che si trovavano all’esterno e all’interno della sinagoga del quartiere di Neve Yaakov, nel settore nordorientale di Gerusalemme

Sulla base delle prime ricostruzioni della dinamica effettuate dalla polizia israeliana nell’immediatezza dei fatti, l’uomo armato di pistola sarebbe giunto sul posto a bordo di un’autovettura poco dopo le otto della sera (ora di Israele, le sette in Italia) e avrebbe iniziato ad aprire il fuoco sia contro le persone che si trovavano fuori dal tempio (era appunto venerdì sera), che contro gli altri passanti, colpendo un motociclista che transitava in quel momento nella via e una signora anziana. Dopo aver sparato, il terrorista è fuggito, sempre in auto, in direzione del quartiere di Beit Hanina, abitato da palestinesi, situato ad alcune centinaia di metri da quello della strage.

IL PIÙ GRAVE ATTACCO TERRORISTICO DA ANNI

Ma nel tragitto si è imbattuto in una pattuglia della polizia che era stata prontamente chiamata sul posto, a quel punto il giovane terrorista, risultato in seguito essere Alqam Kayri, ventuno anni, residente a Gerusalemme Est e privo di precedenti penali per terrorismo, è sceso dalla macchina e ha tentato la fuga a piedi sparando contro gli agenti. Questi hanno risposto al fuoco provocandone la morte. Si tratta dell’atto terroristico più grave compiuto nel territorio dello Stato ebraico negli ultimi anni, poiché un bilancio di vittime del genere non si registrava ormai dal 2011, quando dei terroristi si infiltrarono in Israele attraverso la penisola egiziana del Sinai e poi uccisero otto cittadini israeliani; risalendo ancora indietro nel tempo l’ultimo attacco terroristico palestinese di rilievo simile è datato al 2008, quando un uomo armato assassinò otto studenti ebrei nella yeshiva Mercaz Harav di Gerusalemme.

LA SOTTILE LINEA ROSSA

Informato del fatto, il primo ministro Benjamin Netanyahu si è recato immediatamente sul luogo della strage. Egli ha espresso alcuni commenti al riguardo, facendo trapelare un malcelato timore per una deriva della situazione in atto. Egli infatti, dopo aver definito l’attacco come «uno dei più gravi che abbiamo conosciuto da anni» ed essersi congratulato con la polizia per la tempestività del suo intervento (in realtà al riguardo le voci sono discordanti, poiché alcuni testimoni affermano che l’intervento sarebbe avvenuto a venti minuti dall’attacco), ha poi però aggiunto che si dovrà agire «con determinazione e compostezza» e ha quindi invitato la popolazione israeliana «a non farsi giustizia da sola». Oggi (sabato) egli riunirà il proprio gabinetto, al riguardo ha tuttavia sottolineato che comunque, già da adesso verranno compiuti diversi passi «immediati».

LE REAZIONI DEL GOVERNO DI DESTRA DI NETANYAHU E BEN GVIR

Itamar Ben Gvir, attuale ministro della Sicurezza nazionale, dunque responsabile dell’operato della polizia, è anch’egli giunto sul luogo della strage, dove è stato fatto oggetto di diversi commenti, non tutti benevoli, da parte della gente che si trovava in quel momento in strada. Alcuni di essi invocavano punizioni severe e dure reazioni, spingendosi in alcuni casi a invocare la pena di morte per i terroristi,. Altri, invece, hanno posto il politico di estrema destra di fronte alle sue responsabilità di governo, gridandogli, alla luce della sua campagna elettorale e del suo programma politico caratterizzato dalla “muscolarità” degli interventi promessi, gridandogli polemicamente e con una vena di sarcasmo che «adesso è il tuo momento! Vediamo cosa sai fare…».

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