ENERGIA, gasdotti e conflitti. Attacchi al North Stream: un copione scritto già da tempo

Gli attacchi ai gasdotti compiuti presso l’isola di Bornholm, nel Mar Baltico, rientrano pienamente nel quadro delle attività delle cosiddette «guerre ibride», cioè di quei conflitti combattuti non esclusivamente in forma «cinetica», ma anche attraverso il ricorso a sabotaggi, simulazioni di incidenti, azioni terroristiche, disinformazione, operazioni psicologiche e altro

La Danimarca ha elevato il livello di vigilanza, tuttavia la NATO presidiava continuamente e in forze quell’area. Cosa sta succedendo? Gli attacchi ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 compiuti presso l’isola di Bornholm, nel Mar Baltico, rientrano pienamente nel quadro delle attività delle cosiddette «guerre ibride», cioè di quei conflitti combattuti non esclusivamente in forma «cinetica», ma anche attraverso il ricorso a sabotaggi, simulazioni di incidenti, azioni terroristiche, disinformazione, operazioni psicologiche e altro. Ad avviso del governo di Copenaghen non sarebbero la conseguenza di un incidente bensì di altro, mentre per il segretario di Stato statunitense Antony Blinken le prime indicazioni su North Stream indicano un attacco».

I MOLTEPLICI EFFETTI DEGLI ATTACCHI AI GASDOTTI

I danni sono stati rilevati contemporaneamente su tre linee del gasdotto offshore e i tecnici affermano di non essere in grado di stimare quando potrà venire ripristinato il sistema di reti del gas. Gli effetti di questo attacco sono molteplici, infatti, seppure Gazprom abbia praticamente tagliato i flussi di materia prima energetica sul North Stream 1, con il North Stream 2 completato riempito di gas, ma fermo dal momento successivo a quello dell’invasione militare russa dell’Ucraina, il prezzo del gas al TTF di Amsterdam ha subito un sensibile incremento e, allo stesso tempo, le opinioni pubbliche europee sono state spaventate dalla vulnerabilità dimostrata dalla rete infrastrutturale da un attacco che in futuro potrebbe essere portato ad altri gasdotti o alle reti di trasmissioni Internet.

L’ESCALATION SPAVENTA GLI EUROPEI

L’escalation in atto provocata dal Cremlino è dunque un chiaro segnale lanciato all’Occidente: Putin usa l’arma della paura paventando lo spettro dell’allargamento a dismisura del conflitto, anche in maniera non ortodossa, fin dentro le case degli europei, agitando contestualmente lo spettro del ricorso all’uso delle armi nucleari allo scopo di esercitare pressioni affinché i loro governi limitino il sostegno fornito all’Ucraina, che in questa fase del confronto sul campo di battaglia si è rivelato cruciale.

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