ECONOMIA, business sostenibile. Le strategie ESG di TIP

Su Environmental, Social and Governance (ESG) ai microfoni di “Italia informa”, programma condotto da Giuseppe Castellini, interviene Alessandra Gritti, vicepresidente e amministratore delegato di Tambuti Investment Partners (TIP)

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Si tratta di una public company quotata in borsa, maggiore network di imprenditori italiani con il comune progetto di investment e merchant banking, che proprio di recente ha visto elevarsi il suo outlook.

RAGIONI ALLA BASE DELLA LEADERSHIP

«Le aziende che hanno una leadership ce l’hanno per varie ragioni, non soltanto perché detengono una quota di mercato o conseguono dei buoni risultati – esordisce la Gritti -; è evidente che il leader diventa anche il punto di riferimento per quanto riguarda le best practice che ci sono sul mercato, che oggi non concernono più soltanto gli aspetti commerciali e operativi, ma anche quelli della sostenibilità. Probabilmente, il passo che dovremmo iniziare a compiere, considerato che questa non è la prima edizione dell’Italian Sustainability Week, e che di sostenibilità ormai parliamo già da un po’ di tempo, è che quest’ultima la si considera un po’ come una casellina a sé».

COSA FA DAVVERO LA DIFFERENZA

Ad avviso della vicepresidente e ad di TIP, ciò che oggi si realizza e che differenzia le società migliori è che la cosiddetta ESG va a permeare tutta l’azienda in tutti i suoi campi, «per cui il salto più importante che oggi tutte le aziende devono fare è quello di non considerare l’ESG come una formalità. Le aziende best performer ci stanno infatti dimostrando che invece è un modo di pensare, di essere e di stare al mondo e sul mercato. Questo è forse il passaggio più importante per i grandi leader, che cercano il modo migliore per stare in un mondo globale e, via via, anche le società di medie e piccole devono acquisire questi concetti come un elemento del loro Dna».

SCENARI AUTUNNALI E «SENTIMENT» DEL MERCATO

Siamo alle porte di quello che si preannuncia essere un autunno caldo caratterizzato da inflazione e recessione: quali sono i sentiment dei mercati? Anche ad avviso della Gritti «prima o poi in recessione ci entreremo, questo però non vuol dire che durerà in eterno. A nostro giudizio il fenomeno sarà breve e si rinormalizzerà nel giro di pochi mesi. Ormai è tre anni che combattiamo tutto. Tutto questo parte dal Covid, per sfociare poi in fatti assolutamente inaspettati quali la guerra e, adesso, l’incremento del costo delle materie prime e l’autunno è la stagione dell’energia. Penso che non ci saranno dei cambi, dato che a parte alcuni settori energivori e super energivori, il resto è ancora valutabile, anche perché abbiamo affrontato anche altri aspetti critici, come la logistica e la carenza di materie prime e ora ai costi elevati dell’energia».

IL FATTORE FLESSIBILITÀ RISULTA

Si evincono dunque due aspetti: il primo è che «la flessibilità è di nuovo la leadership», il secondo è «la dimostrazione data in questi tre anni dalle imprese italiane di soffrire spesso meno rispetto ai loro competitor europei, forse in virtù delle loro ridotte dimensioni che ha consentito una maggiore flessibilità e, dunque, ancora una volta la capacità di resistere. Quindi, non pensiamo che accadrà nulla di drammatico. Va detto che comunque ormai le aziende sono in grandissima all’erta, per cui hanno maturato una capacità di reazione più elevata». Recessione: «A nostro avviso è la prima volta che la finanza è nettamente scollata rispetto ai temi dell’industria, ma quando tu, comunque, hai ancora un buon portafoglio ordini un cambio di tassi per le “grandi”, le leader, non ti cambia la vita».

PROCESSI DI AGGREGAZIONE E DINAMICHE SALARIALI

Tuttavia, ci sarà un divario tra queste, che verranno interessate da un forte processo di aggregazione, spinte anche dalle dinamiche recessive e dalla necessità di resistere a esso. «Le imprese più deboli saranno probabilmente costrette a soluzioni quali la cessione. I prossimi mesi saranno “caldi” perché i costi che incideranno sulle bollette imporrà una valutazione degli aspetti salariali, che come è noto sono fermi da tanto tempo e quindi necessitano di una rivisitazione. Il rapporto con le parti sociali rientra così come un’ulteriore argomento assieme a quello dei costi energetici».

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