LIBANO, tensioni. Unifil denuncia «palesi violazioni» alla frontiera meridionale con Israele

Registrato un incremento della tensione in parallelo alla controversia tra Gerusalemme e Beirut sul giacimento offshore di gas in Mediterraneo. Uomini in uniforme da combattimento effettuano esercitazioni a fuoco nella zona di competenza dei caschi blu che coincide con quella controllata da Hezbollah. In conseguenza il personale militare dell’Onu ha ridotto sensibilmente i propri movimenti

Ieri le Nazioni Unite hanno reso note alcune «palesi violazioni della sicurezza» nella loro area di operazioni nel Libano meridionale. Nel rapporto si parla di attività addestrative a fuoco condotte non lontano dalla frontiera del Paese dei cedri con lo Stato ebraico da elementi in uniforme da combattimento. Si tratta della vasta area ricadente sotto l’effettivo controllo della struttura politico militare del movimento sciita Hezbollah, in questa particolare fase in forte attrito con Israele a causa della controversia tra Gerusalemme e Beirut sul giacimento offshore di gas in Mediterraneo.

IL RAPPORTO UNIFIL SULLE VIOLAZIONI DELLA RISOLUZIONE 1701

Gli osservatori dell’United Nations Interim Force in Lebanon (Unifil), la forza di pace schierata dall’Onu nel Libano meridionale in funzione di interposizione tra Hezbollah e Israele, hanno riferito di avere recentemente osservato almeno quattro poligoni di tiro illegali nell’area, fatto del quale è stato informato il Consiglio di sicurezza. Le forze armate libanesi (Armée libaneise, esercito regolare dello Stato mediorientale) avevano precedentemente confermato la loro estraneità alle attività a fuoco nei poligoni a ridosso della frontiera, attività (al pari della presenza di armi, che in realtà sono molto diffuse) che costituiscono una palese violazione della Risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’Onu che pose fine alla conflitto divampato nel 2006 tra Israele e Libano.

IL CONTROLLO EFFETTIVO DEL LIBANO MERIDIONALE

Sempre l’Unifil ha altresì reso noto di aver richiesto all’esercito libanese la conduzione di una ispezione congiunta ai siti luogo delle attività armate, tuttavia questo non sarebbe ancora avvenuto. È sulle autorità di Beirut che ricade la responsabilità dell’applicazione della Risoluzione 1701, un compito oggettivamente difficile data la forza militare di Hezbollah e il controllo capillare del territorio da parte del complesso delle strutture del partito-milizia sciita filoiraniano, questo nonostante l’assistenza fornita dai caschi blu, al punto che alcune disposizioni della 1701 non sono state mai effettivamente applicate. L’Unifil ci ha inoltre precisato che la propria libertà di movimento ha conosciuto una progressiva limitazione, anche lungo la Linea Blu, cioè la demarcazione riconosciuta a livello internazionale tra Israele e Libano.

ESCALATION DELLA TENSIONE

La Risoluzione 1701 prevede il disarmo di tutti i gruppi, incluso Hezbollah, oltre al divieto di attività nel Libano meridionale da parte di formazioni armate a esclusione delle unità militari che compongono Unifil e dell’Esercito libanese, disposizioni praticamente mai state attuate. Giovedì scorso anche l’inviato dell’Onu per il Medio Oriente, Tor Wennesland, aveva sollevato il problema delle tensioni in atto nella regione, dichiarando come anche «le continue violazioni israeliane dello spazio aereo libanese dovevano ritenersi violazioni della Risoluzione 1701». Israele e Libano sono impegnati da oltre un anno nei colloqui mediati dagli Usa volti alla soluzione della controversia sui diritti relativi ai giacimenti offshore di gas naturale in Mediterraneo, negoziati che potrebbero forse condurre a un accordo in tempi non eccessivi. La disputa sui confini marittimi ha ad oggetto 860 chilometri quadrati in Mediterraneo, area che include il giacimento di Karish, una controversia nella quale negli ultimi si è inserito Hezbollah, contrario (almeno per il momento nelle dure dichiarazioni e nelle minacce) a qualsiasi concessione a Israele.

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