UCRAINA, conflitto. Dove sta andando questa guerra? Quali obiettivi si pone il Cremlino?

In queste ore sembrerebbe anche che la Russia abbia abbandonato qualsiasi pretesa per cercare una soluzione politico diplomatica del conflitto. La scoperta di civili torturati e assassinati a Bucha, Irpin e Hostomel rende difficile immaginare che un cessate il fuoco, per non parlare di un accordo, possa essere concordato tra Mosca e Kiev

di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano e attualmente membro della NATO Defence College Foundation – In queste ore sembrerebbe anche che la Russia abbia abbandonato qualsiasi pretesa per cercare una soluzione politico diplomatica del conflitto. La scoperta di civili torturati e assassinati a Bucha, Irpin e Hostomel rende difficile immaginare che un cessate il fuoco, per non parlare di un accordo, possa essere concordato tra Mosca e Kiev. Pertanto, se l’obiettivo del Cremlino è quello di stabilire una posizione negoziale sul campo, allora tali crimini di guerra non sono solo terribili, ma controproducenti. Naturalmente i russi negano qualsiasi coinvolgimento nella strage di civili, tuttavia, le immagini satellitari e le riprese video mostrano cosa è successo tra il 9 e l’11 marzo scorsi, quando la città era sotto il controllo delle truppe di Putin.

QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI PUTIN?

Il divario tra gli obiettivi della campagna aggressiva russa e i risultati della campagna stessa continua a rimanere ampio, il che significa che la guerra potrebbe diventare sempre più una situazione di stallo terribilmente costosa in termini di vite umane. Gli obiettivi russi non sono per ora stati raggiunti, così come è fallimentare l’organizzazione della logistica di gran parte delle forze russe in combattimento. È improbabile che i rinforzi attesi da altre aree facciano molta differenza e riescano a ristabilire la potenza di combattimento persa in questo mese, visto che le unità dell’aviazione russa hanno subito perdite particolarmente pesanti, mentre la fanteria ha dimostrato di non essere affatto in grado di condurre con successo operazioni militari in ambienti urbanizzati, motivo per il quale Mosca ha fatto ricorso a intensi attacchi con missili e artiglieria. L’Armata russa non aveva messo in conto perdite a tal punto significative di uomini, veicoli corazzati e mezzi aerei, aspetto che l’ha portata sulla difensiva.

DIFFICILE TRATTATIVA E ULTERIORI SANZIONI

Gli ucraini hanno, invece, sfruttato in modo intelligente le debolezze della fanteria russa, il loro scarso addestramento e il morale basso. Tuttavia, anche loro hanno subito perdite e necessitano urgentemente di rafforzare le proprie forze e ricostituire i loro arsenali con armamenti occidentali avanzati, perché in caso contrario verrebbero lentamente logorati, seppure finora hanno combattuto bene la loro guerra difensiva. Prima della scoperta dei crimini di Bucha l’Occidente sembrava accontentarsi di mantenere semplicemente gli ucraini in lotta per poter indurre Mosca alla negoziazione di un cessate il fuoco da una posizione di forza. Ora, invece, sarà difficile per Kiev negoziare con Putin. In queste ore gli ambasciatori dell’Unione Europea si incontreranno per discutere dell’imposizione di sanzioni più severe alla Federazione Russa. È probabile che queste includano provvedimenti più severi nei confronti di  personaggi chiave dell’establishment russo, nonché maggiori restrizioni alle esportazioni verso la Russia, assieme al divieto per le navi russe di utilizzare i porti europei.

CONCRETA EFFICACIA DELL’EMBARGO

Ora è interessante notare come anche Bruxelles sembri disposta a discutere le sanzioni sull’importazione di carbone, petrolio e gas. Berlino ha persino fatto sapere che potrebbe interrompere l’importazione di idrocarburi dopo le atrocità commesse in Ucraina. In Italia c’è chi ha chiesto al Presidente del Consiglio Mario Draghi un embargo completo sulle materie prime energetiche esportate da Mosca.  Però si registrano anche segni di divisione in seno all’Europa, con la Russia che sta inoltre eludendo con successo molte delle sanzioni già imposte, avvalendosi allo scopo in primo luogo dell’aiuto cinese. Anche le sanzioni richiedono tempo e, dato che il tenore di vita della popolazione russa è già calato del 30% dal 2013 senza che tuttavia il regime manifestasse segnali di cedimento, è improbabile che l’embargo da solo costringa Mosca a un cambiamento di direzione.

OPZIONI ESPLORABILI

Esclusa la no fly zone, poiché se la NATO tentasse di farla rispettare si troverebbe costretta a organizzare una grande campagna aerea che porterebbe inevitabilmente al contatto diretto e allo scontro con l’aviazione russa, con tutti i conseguenti rischi di una rapida escalation che questo comporterebbe. Una possibilità potrebbe invece essere quella dell’aumento ulteriore da parte americana del loro supporto nel settore dell’intelligence a Kiev, mentre un’altra opzione ancora potrebbe essere l’imposizione di un blocco del Mar Nero o della chiusura degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, ma questo è però difficile a causa della posizione e degli interessi Turchi. L’imbottigliamento delle forze navali russe nel Mar Nero avrebbe conseguenze significative per le loro operazioni navali altrove, come nel Baltico, nell’Atlantico settentrionale, nell’Artico e nel Pacifico (attenzione però a questa misura che potrebbe complicare ancora di più le vitali, soprattutto per il Nord Africa, esportazioni di cereali). Altre opzioni potrebbero includere l’aumento del supporto a Kiev nella guerra informatica ed elettronica con attività sia offensive sia di contromisure difensive.

IL FUTURO DELL’OCCIDENTE

Comunque vada il prossimo futuro, se l’Occidente vorrà fare davvero la differenza dovrà almeno dimostrare la sufficiente determinazione per impedire a Mosca di rivendicare la vittoria e, se possibile, aiutare l’Ucraina a vincere.  Obiettivamente , a meno di un intervento diretto della NATO, è molto improbabile che i militari russi possano venire costretti ad abbandonare le posizioni occupate precedentemente al 24 febbraio, per non parlare poi di tornare alla posizione antecedente al 2014. Più l’Armata di Putin è vicine al proprio confine, più difficile sarà indurla a spostarsi da un’area dove ha combattuto per otto anni maturando notevoli conoscenze. Il massimo che ci si può ragionevolmente attendere potrebbe essere un ritorno alle posizioni precedenti al 24 febbraio, il blocco di un ponte terrestre sicuro tra Russia, Crimea e Moldova e Transnitria, la presa di Mariupol e la «negazione» di Odessa, nonché la conservazione della maggior parte delle forze regolari ucraine.

UNA GUERRA DESTINATA A DURARE A LUNGO

A essere sinceri, è difficile vedere che questa guerra finisca presto  con un accordo di pace. Sarà un lungo percorso diplomatico. È molto più probabile che si configuri  una qualche forma di conflitto congelato, derivante da un accordo per l’armistizio. Dopo di ciò, però, la conservazione della potenza di combattimento dell’Ucraina rivestirà un aspetto cruciale. Ma Mosca sta conducendo una guerra brutale in Ucraina e oggi tutto è aggravato dallo scempio dei terribili crimini di guerra.

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