LIBANO, rapporti con la Santa sede. Esiti del viaggio ufficiale dell’arcivescovo Gallagher

Opportunità e criticità del Paese dei cedri, auspicati finanziamenti del Fondo monetario internazionale, dialogo nazionale tra le parti e rischi di una «proxi war»: di cosa ha parlato il responsabile vaticano per i Rapporti con gli Stati nella sua visita di cinque giorni a Beirut

Si è conclusa il 4 febbraio la visita di cinque giorni in Libano dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati. Il prelato ha incontrato il presidente libanese Michel Aoun, i vescovi ortodossi e cattolici, le autorità musulmane e i familiari delle vittime dell’esplosione al porto di Beirut. Tra le personalità con le quali ha colloquiato figurano Nabih Berry, (presidente del Parlamento), Joseph Aoun (comandante dell’esercito), Najīb Mīqātī (primo ministro) e  Abdallah Bou Habib (ministro degli Affari esteri).

LA POSSIBILE VISITA DEL PONTEFICE

Nel corso della visita è stato ribadito il desiderio di un viaggio del Pontefice nel Paese dei cedri, ma solo «quando le condizioni lo permetteranno». Gallagher ha inoltre rappresentato che la Santa sede «è pronta a prendere parte attiva, e probabilmente anche ad ospitare, un dialogo nazionale fra le parti libanesi al fine di ricucire le ferite e alleggerire le tensioni».

Egli ha infine partecipato al sinodo mensile dei vescovi cristiano maroniti, riunitisi in assemblea il 2 febbraio nella loro sede patriarcale di Bkerké.

FINANZIAMENTI DEL FMI E RISCHI DI «PROXI WAR»

Il comunicato finale dell’incontro è articolato in otto punti, e nota che la presenza di Gallagher mostra la sollecitudine internazionale e del Papa per il presente e il futuro del Libano. Il sinodo ha inoltre auspicato che il Governo libanese e il Fondo monetario internazionale raggiungano presto un accordo che possa consentire il rapido accesso alle linee di credito finanziario internazionale indispensabili per contrastare la paurosa crisi economica che sta devastando il paese.

Essi hanno poi anche «messo in guardia» da ogni manovra politica «volta a sabotare, in un modo o nell’altro, le scadenze delle prossime elezioni legislative e presidenziali», ponendo in luce la crisi del settore e sottolineando come risulti urgente «sottrarre il Libano da una situazione che potrebbe farlo divenire il teatro di una proxy war», ribadendo altresì la «necessità di una neutralità nello scacchiere mediorientale», qualcosa che richiama la proposta di una «neutralità attiva» formulata a suo tempo, dal cardinale Béchara Boutros Rai.

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