ECONOMIA, investimenti all’estero. La paura dell’insolvenza riduce i crediti cinesi in Africa

Nella lotta per la leadership globale la Cina Popolare è afflitta oggi dalla preoccupazione per l'indebitamento nei suoi confronti di molti Stati africani. I cinesi sono infatti i maggiori creditori del continente, ma le insolvenze attuali di alcuni Paesi, unite ai rischi di insolvenza potenziale che si prospettano all’orizzonte, hanno fatto suonare il campanello d’allarme a Pechino

Nel 2021 si è registrata una inversione di tendenza negli investimenti cinesi in Africa, infatti Pechino ha ridotto di 20 miliardi di dollari (da 60 a 40) la cifra complessiva. Il preoccupante segnale è giunto in occasione dell’ultimo vertice del Forum on China-Africa Cooperation (FOCAC), che ha avuto luogo a Dakar, in Senegal.

PECHINO STRINGE I CORDONI DELLA BORSA

Gli analisti economico-finanziari tendono a rinvenire le cause del disimpegno cinese in alcuni fattori tra essi concomitanti, quali, in primo luogo, gli effetti negativi della perdurante pandemia da coronavirus che ha provocato una sensibile flessione del prodotto interno lordo della Repubblica Popolare, che dal 6% del 2019 (fase precedente alla diffusione del SarsCov-2) si è ridotta al 2,3% del 2020. Ma a incidere in maniera determinante sul nuovo orientamento di Pechino in materia finanziaria è stato anche l’altro grande problema relativo all’insolvenza attuale e potenziale degli Stati africani, aspetto che costituisce una  grave fonte di possibili rischi per la Cina.

INSOLVENZE E RINEGOZIAZIONI DEI DEBITI

Nel suo articolo pubblicato il 3 dicembre scorso su QuartzAfrica – https://qz.com/africa/2097985/chinas-focac-investment-pledges-to-africa-down-by-33-percent-to-40b/?utm_source=email&utm_medium=africa-weekly-brief&utm_content=424df43f-6334-11ec-a240-925954068e76 -, Fatima Racine Wane al riguardo cita quale esempio lo Zambia, che nel 2020 è risultato essere il primo paese africano dell’era della pandemia a divenire insolvente nei confronti della Cina, alla quale deve 6,6 miliardi di dollari a fronte di precedenti sottoscrizioni di quote del suo debito sovrano da parte di Pechino.

Ora i leader africani chiedono la rinegoziazione del debito, consapevoli delle incerte previsioni relative al futuro economico della regione, altro fattore di contrazione del credito cinese.

XI JINPING E LA CANCELLAZIONE DEL DEBITO AFRICANO

Xi Jinping aveva annunciato la cancellazione dei debiti in scadenza nel 2021, decisione ovviamente accolta con favore in Africa, tuttavia, Moussa Faki Mahamat, ciadiano a capo della Commissione dell’Unione Africana, ha rilanciato, dichiarando che «il deficit di finanziamento pari a 290 miliardi di dollari è per il continente preoccupante» e ha quindi invitato la Cina a «intensificare i suoi sforzi al fine di moltiplicare le misure volte ad alleviare questo onere gravante sulle economie africane, alcune delle quali sono già pesantemente colpite da minacce alla pace e alla sicurezza».

Insomma, quello che dà Pechino non basta e bisognerebbe procedere oltre la cancellazione di alcuni debiti, spingendo sulla realizzazione di opere infrastrutturali rinvenendone le modalità di finanziamento.

PIANO CINA-AFRICA 2035

I leader africani cercano di invertire l’attuale tendenza cinese o, quanto meno, di mitigarla. Ma a Pechino starebbe mutando il paradigma di riferimento, passando dal tradizionale modello di investimento in infrastrutture e opere all’approccio teso allo sviluppo locale. Agli investimenti cinesi ne corrisponderebbero anche di privati africani e, in parallelo, verrebbe sostenuto lo sviluppo delle piccole e medie imprese locali. È noto come nei piani di Pechino figuri un ambizioso progetto di cooperazione sino-africana proiettato al 2035, che consterebbe di nove programmi in altrettanti settori: salute, riduzione della povertà e sviluppo agricolo, promozione del commercio, promozione degli investimenti, innovazione digitale, sviluppo verde, rafforzamento delle capacità, scambio culturale e pace e sicurezza.

INCOGNITE E MAQUILLAGE

Il programma di promozione commerciale comprenderà l’accesso al mercato senza dazi per i paesi meno sviluppati, oltre all’esenzione dal debito contratto sotto forma di prestiti governativi cinesi senza interessi dovuti dalla fine del 2021, sulla base dell’impegno assunto nel 2018. Inoltre, la Cina Popolare si è impegnata al contrasto della pandemia in Africa attraverso la fornitura di un ulteriore miliardo di dosi di vaccino anti-Covid, 600 milioni dei quali nella forma della donazione e 400 milioni prodotti congiuntamente da società cinesi e Stati africani.

L’operazione ha ovviamente anche degli scopi propagandistici, che si rinvengono nell’immagine di una Cina che si allontana dalla cosiddetta «diplomazia della trappola del debito». Ma per le economie africane permane in ogni caso l’incognita derivante dal significativo decremento degli investimenti cinesi, con i suoi conseguenti impatti negativi, in particolare su quei paesi particolarmente colpiti da pandemia, catastrofi climatiche e instabilità politica.

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