STRATEGIA, analisi di scenario. L’Ucraina non deve fare dimenticare quanto avviene a sud, e tutto «senza offendere» Pechino

Le relazioni tra Occidente e Oriente sono degradate al livello più basso dai tempi della fine della Guerra fredda e della disgregazione dell'Unione sovietica

a cura di Giuseppe Morabito, generale dell’Esercito italiano membro del Direttorio NATO Defence College Foundation – Oggi tutti i principali governi mondiali si stanno concentrando sulla possibile via di uscita diplomatica dalla crisi ucraina.

Il segretario di stato americano Blinken ha al riguardo chiarito la sua posizione al ministro degli Esteri russo Lavrov, in quello che ha definito un «candido» incontro a Stoccolma. Egli ha detto che era probabile che i presidenti Biden e Putin avrebbero presto avuto occasione di parlarsi e, in particolare, di avere chiarito «le nostre profonde preoccupazioni e la nostra determinazione a ritenere Mosca responsabile delle sue azioni, incluso il nostro impegno a lavorare con gli alleati europei per imporre gravi sanzioni e  relative conseguenze alla Russia se intraprenderà ulteriori azioni aggressive contro l’Ucraina».

Blinken ha poi aggiunto che «spetta ora alla Russia allentare le attuali tensioni rivedendo il recente ammassamento di truppe, riposizionando le proprie unità nelle località usuali in tempo di pace e astenendosi da ulteriori intimidazioni e tentativi di destabilizzare l’Ucraina».

LA RISPOSTA DI MOSCA

Il ministero degli Esteri russo ha quindi reso noto che Lavrov aveva detto a Blinken che «Mosca avrebbe risposto se l’Ucraina fosse stata coinvolta in qualsiasi gioco geopolitico degli Usa» e che in Russia si spera che nei prossimi giorni si possa tenere un vertice tra Putin e Biden.

Atteso che rimane molto probabile che i presidenti si parlino direttamente nel prossimo futuro, ricordo che da settimane il Cremlino parla della possibilità di un secondo vertice tra i due leader. L’ultimo si è svolto a Ginevra a giugno, meno di due mesi dopo che la Russia aveva fatto ripiegare uno schieramento di forze pari a oltre centomila uomini dalla vasta area di confine con l’Ucraina.

Lavrov, parlando con i giornalisti prima dei suoi colloqui con Blinken, ha affermato che Mosca era pronta al dialogo con Kiev: «Noi, come ha affermato il presidente Putin, non vogliamo alcun conflitto».

LA POSIZIONE DI KIEV

L’Ucraina afferma che la Russia ha ammassato unità militari nei pressi del confine, mentre Mosca accusa Kiev di proseguire nel suo rafforzamento della struttura militare. I russi respingono l’accusa secondo la quale si starebbe preparando per un attacco all’Ucraina e ha difeso il suo diritto di schierare truppe sul proprio territorio come meglio crede. Kiev continua a negare l’intenzione di riconquistare le regioni ribelli del bacino del Donbas, accusando la Russia di utilizzare «sciocchezze propagandistiche» al fine di «fornire copertura» alle proprie attività aggressive e informando che avrebbe sventato un piano di golpe sostenuto dalla Russia stessa.

Rimane il dato di fatto che le relazioni Est-Ovest sono scese al livello più basso dalla fine della Guerra fredda e dalla disgregazione dell’Unione sovietica, perché Mosca afferma che non accetterà l’adesione alla NATO dell’Ucraina o il rischieramento di missili NATO in quello stato che potrebbero minacciarla.

Putin ha infatti affermato nei giorni scorsi che la Russia sarebbe pronta con una propria arma ipersonica recentemente testata qualora l’Occidente schierasse missili in Ucraina in grado di colpire Mosca in pochi minuti.

LA  SFIDA DELLA NATO E I COSTI PER L’EUROPA

Atteso quanto precede, la sfida essenziale della NATO nel prossimo futuro sarà quella di bilanciare in modo credibile sia modalità che mezzi di deterrenza e Difesa in un panorama globale che creerà tensioni nella politica estera e di sicurezza. Questo continuerà a porre le forze americane in una posizione centrale della difesa europea, tuttavia gli europei dovranno fare molto di più per la propria sicurezza e difesa. Ciò significherà maggiore responsabilità strategica europea per il bene della sicurezza e della difesa europee e delle relazioni transatlantiche. Però, maggiore responsabilità’ significa maggiori costi.

Quindi, lasciando da parte la Russia, soprattutto per l’Italia è importante separare le crisi regionali e pensare al Medio Oriente e al Nord Africa (MENA Region per la NATO).

Le sfide e le minacce poste all’Europa meridionale fanno parte del cambiamento sistemico globalizzato, del cambiamento demografico, del cambiamento climatico e di un mega-spostamento di massa delle persone dalla vita rurale alla vita urbana e attraverso paesi e continenti mentre le persone diventano consapevoli di una vita più sicura altrove e molti di loro lo cercano supportati, purtroppo, dalle reti criminali organizzate transnazionali.

INSTABILITÀ NELLA REGIONE MENA

Nella stessa area MENA l’instabilità sociale e politica sono peggiorate con l’emergere del jihadismo salafista, ulteriormente esacerbato dalla pandemia proveniente dalla Cina Popolare, con implicazioni potenzialmente profonde per l’Europa. La prospettiva di un grande conflitto regionale è sempre in essere, in particolare data la posizione intransigente dell’Iran sul suo programma nucleare, come evidenziato da ciò che sta accadendo in questo momento nei negoziati a Vienna.

Per gli europei c’è poi la costante minaccia di un’interruzione della fornitura energetica. In particolare dalla Libia, dove le elezioni dovrebbero essere prossime) che potrebbe non solo ridurre o bloccare il flusso vitale di petrolio e gas, ma anche estendere la dipendenza dell’Europa e quindi la sua vulnerabilità da Mosca. E l’inverno è appena iniziato.

Inoltre, l’ascesa della Cina Popolare è più grande fattore di cambiamento geopolitico che potrebbe avere, se non ha già avuto, un impatto sulla difesa dell’Europa.

L’ASCESA DI PECHINO

La mancata pronta informazione al resto del mondo sul virus proveniente da Wuhan ha rivelato fino a che punto Pechino cerca di sfruttare la globalizzazione e il soft power per imporre, quasi indisturbata, la sua volontà e le sue regole. E questo è, in effetti, l’obiettivo a lungo termine del Comitato centrale del Partito comunista cinese. La minaccia della Cina Popolare all’Europa è attualmente indiretta, ma il suo impatto sulla futura difesa dell’Europa potrebbe essere profondo quanto arriverà il post-pandemia. Questo è particolarmente vero nel sud e in alcune parti dell’Europa orientale, dove il denaro di Pechino sta avendo un effetto deleterio, in particolare nei Balcani e in alcune regioni del Mediterraneo orientale. L’iniziativa Belt and Road (la nuova Via della Seta) e l’indebitamento di molti stati europei consentono già alla Cina Popolare di esercitare la sua influenza e potrebbero, nel tempo, iniziare a minacciare il funzionamento stesso dell’Unione europea, della NATO e delle relazioni transatlantiche. Questo soprattutto se alcuni medio -piccoli stati verranno parzialmente acquistati da Pechino.

SIAMO IN INVERNO

Siamo in inverno, questo potrebbe rallentare le operazioni al confine tra Russia e Ucraina ma aumenta la dipendenza dal gas e la possibilità di propagarsi della pandemia. Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo ma dopo aver scoperto che si è deciso di non chiamare XI Jinping la variante del virus per non offendere la Cina Popolare e il suo presidente ed evitare un contraccolpo mediatico ci si può aspettare di tutto e non sapere quando possa succedere.

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