SALUTE, alimentazione. Dieta sana ed equilibrata: come cambia la pausa pranzo degli italiani

Da un'indagine condotta dalla piattaforma Feat Food, malgrado lo «smart working», soprattutto nelle grandi città il pranzo viene ancora consumato frettolosamente e, se la bilancia non è stata clemente nell'ultimo anno e si vuole seguire una dieta, il pasto bilanciato può essere servito direttamente a casa dall'intelligenza artificiale

Lo smart working mette in crisi la pausa pranzo degli italiani, specialmente nelle grandi città: nonostante la maggiore flessibilità garantita da questa modalità di lavoro, il work life balance non sempre trova il suo giusto equilibrio, fagocitando i lavoratori dentro le mura domestiche e, a farne le spese, è soprattutto il momento del pasto.

LE DIFFICOLTÀ DEL «BREAK» IN «SMART WORKING»

Secondo un’indagine condotta da Praxidia per una realtà della ristorazione collettiva, il 60% dei dipendenti italiani continuerà a lavorare da casa nei prossimi mesi, con una frequenza di almeno una volta alla settimana e il 50% di loro ha affermato che il break in smart working è più complicato da gestire rispetto al pranzo in ufficio. Ma quali sono gli elementi alla base di questa difficoltà?

Non staccare mai dal lavoro, che fa sì che la pausa pranzo sia percepita come meno rilassante per il 42% degli intervistati, la complessità di ingegnarsi a ideare un menù vario che possa essere mantenuto nel tempo (39%), la minore possibilità di fare movimento  (49%) e il minor tempo a disposizione per sè stessi (30%).

C’è però un dato chiaro emerso da un’altra ricerca, l’indagine f.o.o.d. (Fighting Obesity through Offer and Demand) condotta in Italia dal Gruppo Endered su un campione di oltre 40.000 dipendenti e 2.300 proprietari di ristoranti ha mostrato come la pandemia abbia impattato sulle abitudini alimentari degli italiani: il 74% dei lavoratori intervistati ha infatti dichiarato di essere più consapevole dell’importanza di seguire una dieta equilibrata e, per una pausa pranzo più sana, il 33% si è rivolta a servizi di consegna o asporto durante il lockdown.

ITALIANI E DELIVERY: ESPERIENZE MATURATE

Nel panorama del delivery food e, in particolare, del meal planning c’è Feat Food, start up food tech che ha chiuso il 2020 con +240% di clienti (pari a 2.000 nuove iscrizioni alla sua piattaforma) e un fatturato triplicato rispetto al 2019, iniziando il 2021 con una crescita costante che oscilla tra il 15% e il 20% mese su mese.

Feat Food ha ideato un servizio di consegna in tutta Italia di piatti pronti, sani e bilanciati, studiati in modo personalizzato dall’Intelligenza Artificiale sulla base delle caratteristiche fisiche e degli obiettivi di forma di ogni utente, come  mantenimento del peso, dimagrimento o l’aumento della massa muscolare. «Non è un caso che negli ultimi dodici mesi l’obiettivo più inserito nel nostro pannello utente sia stato il dimagrimento – afferma al riguardo Andrea Lippolis, founder e CEO di Feat Food -, oltretutto un pasto bilanciato e nutriente permette di riprendere l’attività lavorativa con concentrazione e senza appesantirsi».

Con Feat Food la “pausa pranzo formato dieta” è servita direttamente a casa: gli ingredienti possono essere scelti tra una selezione di alimenti sani e i piatti si conservano per dieci giorni, che equivale a dire dieci giorni senza pensare a cosa cucinare per pranzo per dedicarsi magari ad altro. La richiesta di abbonamenti per la startup è aumentata del 30% ogni mese. Tra gli alimenti più gettonati primi a pari merito zucca, patata dolce e patata, mentre al secondo posto ci sono fagiolini verdi e zucchine, tutti proposti nel menù in base alla stagionalità.

A PROPOSITO DI FEAT FOOD

Gli utenti di Feat Food sono per lo più persone tra i ventidue e i quarantaquattro anni, senza distinzione di genere, e le aree dove il servizio viene maggiormente utilizzato sono quelle delle grandi città metropolitane da Nord a Sud, sulle quali l’introduzione dello smart working ha impattato maggiormente: sul podio ci sono Milano, Roma e Torino.

Feat Food è una start up italiana, nata a Lecce nel 2015 e trasferitasi a Milano l’anno successivo, che ha sviluppato un sistema di intelligenza artificiale capace di preparare pasti bilanciati e personalizzati in base alle caratteristiche fisiche e agli obiettivi di forma del consumatore, che vengono consegnati a domicilio in tutta Italia. Dal 2015 a oggi la società ha raccolto due milioni di euro tra investimenti e finanziamenti; tra gli investitori, le multinazionali Riso Gallo e Amadori, che sono anche partner commerciali.

Il principale canale distributivo è l’e-commerce, al quale si affiancano un punto vendita diretto a Milano e i frigoriferi intelligenti (frutto di una partnership con Fresco Frigo) collocati all’interno di centri fitness e aziende. Per due anni consecutivi, nel 2019 e nel 2020, Feat Food si è aggiudicata il Food Tech 500, che individua le 500 migliori startup del settore a livello globale, ed è stata selezionata dal Food Tech Accelerator, come una delle 5 startup più promettenti in ambito Food Tech al mondo.

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