STRATEGIA, energia ed equilibri internazionali. Accordo sul North Stream 2: Washington non si oppone più, ma a quali contropartite?

L’accettazione del compromesso da parte di Joe Biden porterà dunque alla fine dei contrasti tra Washington e Berlino? Obiettivo degli americani è sempre stato quello di limitare la dipendenza tedesca dagli idrocarburi russi, ma ormai il North Stream 2 è stato realizzato nella sua quasi totalità e gli interessi al suo definitivo completamento sono molto forti. Sull’argomento è intervenuto il professor Tiberio Graziani, analista di Vision & Global Trends

Parrebbe doversi concludere a breve l’accordo tra Stati Uniti d’America e Germania sul completamento (raddoppio) del gasdotto North Stream 2, la condotta che permetterà un flusso diretto di gas naturale dalla Russia (paese produttore della materia prima energetica) alla Germania (paese consumatore), bypassando attraverso il Mar Baltico i Paesi dell’Europa orientale, in particolare l’instabile Ucraina.

Si tratterebbe della conclusione di una fase di contrasti tra Washington e Berlino, culminati con minacce e sanzioni americane, l’accettazione del compromesso da parte della nuova amministrazione statunitense presieduta da Joe Biden. Obiettivo degli americani è sempre stato quello di limitare la dipendenza tedesca dagli idrocarburi russi, ma ormai il North Stream 2 è realizzato nella sua quasi totalità (98%) e gli interessi al suo definitivo completamento sono molto forti.

IL SINALLAGMA ORIENTALE

Quale sarà il corrispettivo tedesco a questa revisione della politica strategica americana? Si parla di una contropartita nei termini di investimenti a carico della Germania nel sistema energetico ucraino, cioè nel paese (ex Repubblica sovietica) che verrebbe maggiormente danneggiato dalla cessazione del flusso di gas russo, inoltre, alle casse di Kiev dovrebbero anche venire garantiti i tre miliardi di dollari di diritti di transito che verranno meno.

Infine, oltre alla carota il bastone, poiché Washington si riserva di sanzionare sia Mosca che Berlino qualora i russi provassero a utilizzare il nuovo gasdotto come strumento di pressione sull’Europa. Cesseranno dunque le ostilità?

Dell’argomento ha trattato il professor Tiberio Graziani, chairman dell’istituto di studi strategici Vision & Global Trends, interpellato al riguardo dall’agenzia stampa russa RIA Novosti.

I DESIDERATA DI KIEV

«Con il nuovo accordo sul North Stream 2 – afferma Graziani – Stati Uniti e Germania sembrano aver trovato, dopo ben nove anni, un punto di incontro soddisfacente per entrambe le parti in gioco. Meno soddisfacente per l’Ucraina, che difficilmente si accontenterà soltanto dei diritti di transito (tre miliardi di dollari all’anno almeno fino al 2024 corrisposti dalla Federazione russa) e della promessa di ulteriori investimenti tedeschi e statunitensi per l’ammodernamento e l’implementazione delle proprie infrastrutture energetiche. Cinquanta miliardi sembrerebbero già pronti per sviluppare il settore delle energie rinnovabili e spianare la strada di Kiev verso il Green Deal europeo».

Secondo l’analista italiano, infatti, il presidente Zelensky, che incontrerà Biden alla fine del prossimo agosto, porrà sul piatto della bilancia almeno altre due questioni.

DUE DIFFICILI QUESTIONI

«Una è di ordine strategico – prosegue il responsabile di Vision & Global Trends – e riguarda l’adesione alla NATO, mentre l’altra è  l’assicurazione per Kiev di entrare a breve nell’Unione europea, con la sponsorizzazione e la benedizione della Germania. Due questioni spinose per la Merkel, che, pur nell’imminenza di lasciare la cancelleria, tuttavia dovrà dare delle risposte concrete e pressoché immediate. È verosimile che, soddisfatte per il momento le corporation energetiche tedesche che intrattengono affari con Mosca e i partner europei che fanno parte del progetto North Stream 2, ella possa favorire Kiev nel suo posizionamento nel campo occidentale soltanto se Washington permetterà alla Germania  di proseguire nelle sue relazioni con la Cina».

«E qui – conclude Graziani -, in questa annosa partita a scacchi, la mossa toccherà a Biden»

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