Si cerca di consolidare la tregua a Gaza e allo scopo il segretario di Stato americano Antony Blinken è in visita ufficiale in Medio Oriente. Nella mattinata di mercoledì è giunto al Cairo per incontrare il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, indispensabile interlocutore nella regione, in particolare perché rappresenta un canale con gli islamisti radicali di Hamas, organizzazione palestinese al potere nella Striscia responsabile dell’ultima escalation militare che l’ha vista contrapposta alle forze armate israeliane a seguito dei massicci attacchi missilistici effettuati contro il territorio dello Stato ebraico.
NON È IL MOMENTO DI NUOVI NEGOZIATI
Blinken si è recato in Egitto dopo essere stato a Gerusalemme e a Ramallah e, dopo la tappa del Cairo, è previsto che si rechi anche in Giordania, altro fondamentale interlocutore nel quadro dello sforzo profuso al fine di consolidare la fragile tregua in atto tra lo Stato di Israele e Hamas.
Se, con riferimento alla crisi palestinese, l’obiettivo dichiarato dell’amministrazione Biden è quello dei «due popoli e due stati», risulta tuttavia oltremodo evidente a tutti come questo sia il momento meno adatto per un tentativo di ripartenza dei negoziati. Dunque, ora per il momento Hamas ha «sparato tutte le sue cartucce», bloccando di fatto la dinamica precedentemente avviata da Trump con gli Accordi di Abramo e riproponendosi quale «vera» formazione leader del campo palestinese, a Washington non resta che lavorare di fino, erodendo i margini di consenso nella striscia di Gaza dell’organizzazione islamista filiazione dei Fratelli musulmani e, al contempo, cercare di riportare l’autorità dell’Anp di Mahmoud Abbas nel Territorio costiero palestinese.
OBIETTIVO: INDEBOLIRE HAMAS E GLI ALTRI GRUPPI OLTRANZISTI
Indebolire Hamas e le altre organizzazioni oltranziste come la Jihad islamica, ma come? Facendo leva sugli indispensabili aiuti di cui hanno disperato bisogno i civili palestinesi di Gaza, trascinati in una condizione di ulteriore degrado dall’ultimo sconsiderato conflitto nel quale si è imbarcato Hamas, che, al netto delle distruzioni provocate dalla prevedibile dura reazione israeliana ai lanci di razzi, in questi anni è giunta ad allocare fino all’85% del bilancio pubblico del Territorio palestinese in spese militari.
Ora gli americani cercheranno di creare una partnership tra l’Onu e i palestinesi del Fatah al potere in Cisgiordania (che, per la verità, dal loro ormai lontano ritorno dall’esilio di Tunisi non hanno certo brillato nell’allegra gestione degli aiuti internazionali e delle risorse locali), in modo da gestire il flusso di aiuti internazionali diretti a Gaza, nel duplice tentativo di fiaccare Hamas sottraendogli consensi e stabilizzare la tregua.