NORD AFRICA, economia. La Libia annulla la lettera di credito di finanziamento delle importazioni dalla Tunisia

Il mercato libico è una bombola di ossigeno per tutta la popolazione, principalmente per le aree periferiche del Paese e quelle di frontiera, che torneranno ad avere al possibilità di riaprire un canale commerciale che consenta un interscambio oltre confine, qualcosa che consenta alla gente di vivere

A margine della visita ufficiale a Tripoli effettuata lo scorso fine settimana del capo del governo di Tunisi Hichem Mechichi, è stata presa la decisione di non rendere più in vigore la disposizione che prevede l’apertura di una lettera di credito da parte degli importatori locali, documento di garanzia fino a oggi richiesto della Banca centrale libica per il finanziamento delle merci importate dalla confinante Tunisia, ma questo esclusivamente a vantaggio delle esportazioni via terra.

Fino a oggi l’istituto centrale libico si era sempre limitato nella concessione di documenti del genere al fine di controllare i movimenti e l’uso di valuta estera nel Paese, una condotta che però aveva inciso negativamente sugli esportatori tunisini riducendone i flussi in direzione della Libia, questo a causa della crisi di liquidità che ha caratterizzato nella lunga fase di conflitto il Paese nordafricano.

Tuttavia, il recente provvedimento fa ben sperare, anche alla luce del mantenimento malgrado tutto di una posizione di rilievo da parte degli esportatori tunisini sul malandato mercato libico.

Ora, a partire dalla settimana entrante i funzionari delle banche centrali dei due Paesi nordafricani avranno una serie di incontri finalizzati alla messa a punto dei meccanismi appropriati a contemperare le esigenze specifiche dei rispettivi sistemi doganali, garantendo altresì adeguate qualità e quantità di merci esportate.

Nel corso della guerra civile in Libia, il frequente mutamento degli assetti di potere ha reso molto difficoltoso agli operatori economici tunisini rinvenire dei referenti certi nel mercato di destinazione delle merci esportate, situazione che si auspica muti radicalmente dopo il cessate il fuoco e l’avvio del processo di stabilizzazione.

La graduale soluzione dei gravi problemi finanziari che affliggono l’economia libica dovrebbe quindi riportare a una riduzione della selezione dei beni importati, anche in ragione di un ritorno alla normalità dello stato generale di liquidità nel paese, con conseguente maggiori disponibilità di mezzi di pagamento.

Sami Ben Abdelaali, parlamentare tunisino interpellato telefonicamente sulla questione da insidertrend.it, ha espresso soddisfazione al riguardo, poiché «gli accordi raggiunti comporteranno una grande apertura tra i due Paesi, dato che c’è la volontà politica di uscire dalla crisi e tornare alle relazioni che c’erano prima e, soprattutto, dare un supporto alla Tunisia, ora che sta attraversando un momento critico, soprattutto dopo l’aggravamento della crisi economica dovuto alla pandemia e con tutti problemi connessi che, a cominciare dagli attentati terroristici, affliggono il Paese dal 2011».

Il parlamentare tunisino ha poi aggiunto che: «Il mercato libico è una bombola di ossigeno per tutta la popolazione, principalmente per le aree periferiche e di frontiera che torneranno ad avere al possibilità di riaprire un canale commerciale che consenta un interscambio oltre confine, qualcosa che consenta alla gente di vivere. Si tratta di un aspetto determinante anche sul fenomeno dell’emigrazione clandestina verso l’Europa, perché creando opportunità per i giovani disoccupati col benessere conseguente si ridurrà anche la spinta a emigrare».

I settori merceologici maggiormente interessati dal ripristino del flusso di esportazioni in Libia sono quelli delle derrate alimentari e della pesca, inclusa la filiera ittica.

«Riscontro un grande entusiasmo per la ripresa e per un sentire comune, come un solo popolo – ha concluso Abdelaali -, il primo ministro libico ha parlato per “tutti i libici”. È importantissima la ripresa del dialogo interno in Libia in funzione della stabilizzazione non soltanto di quel Paese, ma dell’intero Mediterraneo».

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