SUDAN, stato di emergenza. La misura è stata decretata a seguito delle violente proteste dei giorni scorsi contro il carovita

Si sospetta che dietro all’esplosione del malcontento ci sono i seguaci del deposto presidente Omar al-Bashir, tuttavia il paese è alla fame e il tasso d’inflazione (a tre cifre) aumenta di giorno in giorno

Sette regioni del Sudan hanno dichiarato lo stato di emergenza a seguito di violente proteste inscenate dalla popolazione dopo il sensibile aumento dei prezzi dei generi alimentari. È stato imposto il coprifuoco e le scuole sono state chiuse in almeno dieci città in Darfur, Nord Kordofan, Ovest Kordofan e Sennar, le regioni più povere del Paese africano.

In precedenza si erano verificati episodi di saccheggio e degli edifici erano stati incendiati.

La giunta provvisoria al governo, formata da militari e da civili accusa i sostenitori del deposto presidente Omar al-Bashir di avere fomentato i disordini, gli stessi militanti che la giunta ha recentemente perseguito legalmente.

Tuttavia la situazione nel paese è oltremodo drammatica, milioni di persone lottano per la sopravvivenza tra i continui incrementi dei prezzi dei generi di prima necessità e il crollo del valore della sterlina sudanese, con un tasso annuo di inflazione giunto al 269% nel mese di dicembre, rispetto al 254% del novembre precedente.

Una svalutazione della moneta locale che viene per altro incoraggiata dalla comunità internazionale allo scopo di offrire l’erogazione dei prestiti dall’estero.

Crisi alimentare e prezzi dei generi alimentari alle stelle

I prezzi dei generi alimentari di base registrano aumenti pari al 50%, una tendenza accentuata oltreché dall’instabilità politica e dalla crisi economica, anche dalla pandemia di Covid-19 e dalle inondazioni che hanno colpito il paese, mentre sulla situazione poco ha inciso la calmierazione del prezzo del pane, alla quale si è associato in parallelo un incremento del fenomeno della borsa nera.

Nei prossimi mesi l’insicurezza alimentare potrebbe raggiungere livelli di estrema crisi in alcune zone delle regioni del Kordofan e del Darfur. In realtà, in Sudan da prima della caduta di al-Bashir, quindi dal 2019, le proteste di piazza non si sono arrestate.

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