TERRORISMO, jihadisti. In Burkina Faso i cristiani sono sotto attacco

L’agenzia stampa ACI denuncia la totale e coattiva islamizzazione della regione saheliana a opera dei gruppi jihadisti che ricorrono al terrorismo. Il sostegno della Chiesa cattolica romana ai cristiani laici del Burkina Faso vittime della violenza e dell’oppressione

È noto come da diversi anni la regione del Sahel venga interessata dagli attacchi dei terroristi che si pongono l’obiettivo della totale e coattiva islamizzazione della regione africana.

Tra le località che si trovano particolarmente esposte alla minaccia vi è Dori, capitale di un dipartimento del Burkina Faso e sede di una diocesi insediata in un’area a schiacciante maggioranza islamica.

I cristiani, sia cattolici che protestanti, costituiscono infatti soltanto l’1,8% della popolazione complessiva.

Il territorio orientale della diocesi è stato recentemente interessato da due sanguinose incursioni, la prima delle quali datata 10 febbraio 2020, la seconda solo sei giorni dopo.

Il bilancio complessivo degli attacchi terroristici è stato di trenta persone massacrate, tra le quali anche il laico catechista Philippe Yarga e quattro dei suoi sette bambini.

Per i cattolici di quei luoghi la figura dei laici catechisti è particolarmente rilevante, poiché in tale contesto socialmente lacerato con il loro operato essi mantengono viva la fede della piccola comunità cristiana.

Oltre alla formazione religiosa assicurano anche cibo e medicine alla popolazione, oltre all’insegnamento scolastico di base e al sostegno psicologico fornito ai nuclei familiari maggiormente vulnerabili.

Si tratta di persone impegnate in aree difficilmente raggiungibili dai sacerdoti, quindi proprio per questo divenuti obiettivo dei terroristi islamisti.

Secondo ACI Stampa, diciotto di questi coordinatori pastorali in passato oggetto di aggressioni assieme alle loro famiglie, sono stati costretti alla fuga dalla loro parrocchia di Sebba e successivamente accolti a Dori.

«È un’autentica sfida per la diocesi di Dori – ha dichiarato alla stessa agenzia stampa cattolica il vescovo della diocesi locale Laurent Dabiré -, una diocesi finanziariamente devastata e pesantemente colpita dagli attacchi terroristici a partire dal 2015».

Il prelato ha poi aggiunto che: «Dopo aver accolto i catechisti e le loro famiglie ora è necessario garantire che abbiamo un minimo per vivere dignitosamente per il tempo della loro permanenza a Dori».

A fronte di questa diffusa crisi la fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha di recente avviato un progetto finalizzato al sostegno dei diciotto catechisti profughi da Sebba e alle loro famiglie.

Allo scopo sono stati stanziati 30.000 euro, destinati alla loro assistenza sanitaria e alla fornitura del sostegno psicologico, di cibo e dell’istruzione scolastica per i minori.

La somma di denaro consentirà inoltre di istituire un fondo per le famiglie, affinché possano, in prospettiva, autosostenersi attraverso iniziative produttive di reddito, quali ad esempio l’allevamento e l’orticoltura.

In considerazione della crescente minaccia terroristica islamista evidenziatasi negli ultimi cinque anni in Burkina Faso, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha inoltre finanziato altri sette progetti per un totale di 100.000 euro.

Essi riguardano la formazione di ottantatré futuri sacerdoti delle diocesi di Dori, Kaya, Fada N’Gourma e Tenkodogo, il sostegno a dieci religiose del luogo, oltre a un’iniziativa pastorale da sviluppare a livello nazionale mediante trasmissioni radiofoniche a beneficio dei numerosi sfollati interni delle regioni minacciate.

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