LIBIA, guerra civile. Haftar attaccata la zona ove si trova la residenza dell’ambasciatore italiano a Tripoli

La zona non è distante dal centro della capitale. Perché oggetto dell’azione è stata la sede diplomatica italiana e non quella di altri Paesi alleati del presidente al-Serraj, nemico dell’uomo forte della Cirenaica, come ad esempio quella turca? È un segnale che Haftar lancia in un momento di difficoltà

Un attacco delle forze di Haftar contro obiettivi civili è stato effettuato nella tarda serata di ieri a Tripoli nell’area intorno alla residenza dell’ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino Grimaldi.

Lo ha reso noto il Ministero degli Esteri italiano, ce si è espresso attraverso un comunicato di condanna dell’accaduto diffuso alla stampa nel quale si afferma che:

«Questi attacchi indiscriminati sono totalmente inaccettabili e denotano disprezzo per le norme del diritto internazionale e per la vita umana».

L’attacco ha provocato almeno cinque vittime – nessuna tra il personale diplomatico e di servizio dell’ambasciata italiana nella quale abitualmente Buccino Grimaldi risiede -, mentre decine sono i feriti.

L’azione è stata compiuta nella tarda serata di ieri dalle forze del generale Khalifa Haftar in una zona non distante quella della residenza dell’ambasciatore italiano

Secondo l’agenzia di stampa turca Anadolu, che ha ripreso informazioni fornite da fonti del governo di Tripoli, il raid della milizia di Haftar nella zona di Zawiyat al-Dahmani avrebbe causato anche la morte di due agenti della sicurezza appartenenti al ministero dell’interno e un altro ufficiale delle forze di sicurezza facenti capo al presidente Fayez al-Serraj sarebbe rimasto stato gravemente ferito, così come un volontario della Mezzaluna rossa libica.

L’evento si colloca in una fase nella quale il generale e “uomo forte” della Cirenaica inizia a trovarsi in difficoltà dopo a sua prolungata avanzata in direzione della capitale che, tuttavia, non ha portato il suo possente (ma evidentemente non sufficiente) dispositivo militare a una soluzione del conflitto a lui favorevole.

Infatti, nei giorni scorsi le forze e le milizie fedeli al governo internazionalmente riconosciuto, quello di al-Serraj, avevano riconquistato importanti posizioni sul campo di battaglia, consolidandole in seguito.

Il Gna ha praticamente messo in sicurezza l’intera fascia costiera della Tripolitania occidentale, area estesa tra il confine con la Tunisia e a città di Tripoli, prosegundo successivamente la loro offensiva verso sud allo scopo di assumere il controllo della base aerea di Watiya, dove in precedenza si erano viste costrette al ripiegamento le forze del Lna di Haftar, questo dopo la perdita delle città costiere.

Per Haftar, Watiya risulta di fondamentale importanza sia in quanto base dalla quale lanciare gli attacchi con la sua aviazione e sia perché da lì transitano i flussi logistici essenziali al funzionamento delle sue unità impegnate in Tripolitania.

I combattimenti di queste ultime settimane lungo l’asse stradale che collega i centri di Zouara e Watiya hanno portato le forze di al-Serraj ad avanzare su due direttrici che potrebbero rivelarsi decisive per la conquista della base aerea queso anche grazie al sostegno delle milizie tribali berbere delle montagne di Nafusa che, in dei tanti cambiamenti di fronte caratteristici del conflitto nel Paese nordafricano, si sono recentemente alleate con il presidente.

L’eventuale perdita di Watiya per il Lna costituirebbe una grave perdita, poiché lo taglierebbe praticamente fuori dalla Tripolitania, con negative ripercussioni anche per il dispositivo militare attestato nella zona di Qaser bin Rashid, alla periferia meridionale della capitale.

Inoltre, neppure la situazione sul fronte misuratino è attualmente in favore di Haftar, poiché le sue forze, già bloccate nell’offensiva e respinte verso Abu Grein, ora sono costrette a ripiegare ulteriormente verso Sirte e Bani Walid.

Haftar è in difficoltà e allora lancia un segnale? L’attacco di ieri sera è soltanto una casualità oppure va interpretato in questo senso?

Di certo c’è che l’ambasciatore Buccino Grimaldi non mai goduto della simpatia del generale Haftar.

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