ECONOMIA, Italia. MEF: entrate tributarie internazionali, dichiarazioni IRES e IRAP

Pubblicato il report relativo al novembre 2019

Sul sito del Dipartimento Finanze (https://www.finanze.it) è disponibile il report delle entrate tributarie internazionali del mese di novembre 2019, che fornisce l’analisi dell’andamento tendenziale del gettito tributario per i principali Paesi europei, sulla base delle informazioni diffuse con i “bollettini mensili” di Francia, Germania, Irlanda, Portogallo, Regno Unito e Spagna.

Sono state inoltre diffuse le statistiche relative alle dichiarazioni IRES ed IRAP dell’anno di imposta 2017.

Il Dipartimento delle Finanze diffonde le statistiche sulle dichiarazioni IRES (Imposta sul Reddito delle Società) e IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) relative all’anno d’imposta 2017 anche delle società di capitali il cui anno d’imposta non coincide con l’anno solare e, conseguentemente, la conclusione del periodo d’imposta 2017 si verifica nel corso del 2018.
Le statistiche includono i dati dichiarativi di importanti agevolazioni fiscali, quali la c.d. Patent Box, l’iper-ammortamento e il super-ammortamento. Questa pubblicazione, comprendendo anche le statistiche sulle dichiarazioni Ires presentate dai soggetti che utilizzano il modello Redditi – Enti non commerciali, completa i dati statistici relativi alle dichiarazioni fiscali per l’anno d’imposta 2017.

IRES. Il contesto macroeconomico nel 2017 è stato caratterizzato dalla ripresa del PIL (+2,4% in termini nominali e +1,7% in termini reali)[1].

Nell’anno d’imposta 2017 le dichiarazioni delle società di capitali sono state 1.197.563, in crescita rispetto all’anno precedente (+2,7%).

L’89,1% delle società di capitali è una società a responsabilità limitata.

Il 63% dei soggetti ha dichiarato un reddito d’impresa rilevante ai fini fiscali, mentre il 30% ha dichiarato una perdita e il 7% ha chiuso l’esercizio in pareggio. Il reddito fiscale dichiarato, pari a 173,3 miliardi di euro, mostra un consistente incremento (+6,1%). Tra i settori in cui si riscontra un incremento del reddito vi sono: “trasporto e magazzinaggio” (+14,9%), “attività finanziarie ed assicurative” (+7,2%), “commercio all’ingrosso e dettaglio” (+5,5%) e “attività manifatturiera” (+4,3%). L’ammontare della perdita fiscale, pari a 63,8 miliardi di euro, subisce un decremento del 7,9% nonostante l’incremento del numero dei soggetti in perdita pari all’1,4%. La riduzione della perdita è concentrata nel settore finanziario (-24%), in controtendenza rispetto all’anno precedente.

Nel 2017 le società di capitali hanno dichiarato un imponibile[2] di 143,1 miliardi di euro (+17,7% rispetto al 2016). Se si analizza distintamente l’imponibile dichiarato nel modello Redditi e quello dichiarato nel modello Consolidato, emerge che le società che liquidano in regime ordinario hanno avuto un incremento[3] del 12,1% rispetto all’anno precedente, prevalentemente concentrato nei settori “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (+12,3%) e “manifatturiero” (+9,4%). Per quanto riguarda l’imponibile del consolidato si assiste ad un incremento di circa il 12,9% rispetto al 2016, passando da 41,5 a 46,8 miliardi di euro. L’incremento del reddito ha interessato prevalentemente il settore manifatturiero che passa da 12,1 a 14,3 miliardi di euro.

Nel 2017 la percentuale delle società di capitali che dichiarano un’imposta è pari al 58,5%, in linea con l’anno precedente; il rimanente 41,5%[4] non ha dichiarato un’imposta o ha un credito. Le società che sono assoggettate a tassazione ordinaria dichiarano un’imposta netta pari a circa 21,7 miliardi di euro (-0,7% rispetto al 2016), mentre i gruppi societari che hanno optato per il regime fiscale del consolidato dichiarano un’imposta netta di circa 11,2 miliardi di euro (-1,5% rispetto al 2016). L’andamento dell’imposta netta, oltre ad essere influenzato dall’andamento della base imponibile (che come indicato nel paragrafo precedente è positivo), riflette le variazioni di aliquota stabilite per l’anno d’imposta 2017.
I contribuenti che hanno presentato il modello “Redditi ENC – Enti non commerciali” per l’anno d’imposta 2017 sono stati 150.873 (-0,16% rispetto all’anno precedente). Classificando i soggetti in base alla natura giuridica, si rileva che le “Associazioni non riconosciute e comitati” rappresentano il 64% del totale degli Enti non commerciali, seguite da “Altri enti ed Istituti” (10% del totale) e dalle “Associazioni riconosciute” (9% del totale). L’imposta netta totale dichiarata risulta pari a 778 milioni di euro, attribuibile per il 25% alle “Fondazioni bancarie”, per il 14% agli “Enti e Istituti di previdenza e assistenza” e per il 13% a “Enti pubblici non economici”.

Aiuto alla Crescita Economica – ACE. Nel 2017 il rendimento figurativo[5] che da diritto alla deduzione dal reddito d’impresa del capitale proprio (cosiddetta ACE “Aiuto alla Crescita Economica”) passa dal 4,75% all’1,6%. Le società di capitali con diritto alla deduzione Ace sono oltre 320.400 (+0,8% rispetto al 2016), per un ammontare di deduzione spettante di 18,3 miliardi di euro. L’eccedenza pregressa relativa all’anno precedente, pari a 10,8 miliardi di euro, (1,6 volte il valore del 2016) ha riguardato oltre 79.700 società, mentre l’ammontare di deduzione non utilizzata nell’anno e riportabile agli anni successivi è pari a oltre 10,3 miliardi di euro (0,9 volte il valore del 2016). La quota di ACE detenuta dai soggetti con ricavi superiori a 50 milioni di euro è pari al 44,4% dell’ammontare complessivo, mentre l’analisi per sezione di attività evidenzia che circa il 60,6% dell’ACE spettante proviene dalle “Attività finanziarie ed assicurative” (38,5%, pari a 7 miliardi di euro) e dalle “Attività manifatturiere” (22,1%, pari a 4 miliardi di euro).

Analisi della deducibilità degli interessi passivi. Le regole sulla deducibilità degli interessi passivi[6] influiscono sostanzialmente sulla determinazione del reddito imponibile ai fini Ires. In estrema sintesi, sono interamente deducibili gli interessi passivi fino all’ammontare corrispondente a quello degli interessi attivi, mentre gli interessi passivi che eccedono quelli attivi sono deducibili nei limiti del 30% del Reddito Operativo Lordo (ROL).Gli interessi passivi di periodo iscritti in bilancio ammontano a 33,1 miliardi di euro (-4,7% rispetto al 2016), mentre quelli afferenti a periodi precedenti, e riportabili in quanto non dedotti precedentemente, ammontano a 39,4 miliardi di euro (+0,8% rispetto al 2016). La quota di interessi deducibili (comprensiva di quelli dei periodi precedenti) è pari a circa 27,6 miliardi di euro (38,1% del totale).

Classificando le società per classi di volume d’affari, si rileva che la percentuale degli interessi deducibili raggiunge il 54% nella classe oltre 25 milioni di euro mentre scende al 13% nella classe da 0 a 200.000 euro. Si rammenta che una regola che lega la deducibilità degli interessi a una percentuale del ROL, sul modello di quella vigente in Italia, è stata prevista nel progetto OCSE/G20 “Base Erosion and Profit Shifting”, quale utile strumento per limitare l’evasione e l’elusione fiscale in ambito internazionale[7].

Patent Box. A partire dall’anno d’imposta 2015 è stata introdotta la possibilità di optare per un trattamento di favore dei redditi derivanti dall’utilizzo di brevetti industriali, marchi, opere di ingegno, processi e disegni industriali. Nel 2017 i marchi d’impresa sono esclusi dal regime patent-box; tuttavia sono state previste delle disposizioni di salvaguardia per le opzioni esercitate precedentemente, per le quali rimane aperta una finestra temporale (cd. grandfathering) per continuare a sfruttare tale agevolazione entro il 30 giugno 2021.

L’opzione ha una durata di 5 esercizi ed è irrevocabile. Dalle dichiarazioni per il 2017 risultano oltre 1.200 società che hanno utilizzato l’agevolazione per un ammontare di reddito detassato e plusvalenze esenti pari a 2,9 miliardi di euro (2,1 volte il valore del 2016). L’incremento maggiore si riscontra nei settori “manifatturiero” (3 volte il valore del 2016 passando da 690 milioni di euro a 2 miliardi di euro) e “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (passando da 272 a 312 milioni di euro). Questi due settori rappresentano anche i settori nei quali si concentra la quasi totalità dell’agevolazione, in particolare il 72% del totale è utilizzato nel settore manifatturiero, seguito dal commercio all’ingrosso (11% del totale).

Super-ammortamento. Nel 2017 continua ad applicarsi il “super-ammortamento”, che prevede la possibilità di dedurre una maggiore percentuale della quota di ammortamento e dei canoni di locazione finanziaria sugli investimenti in beni materiali strumentali nuovi.

Nel 2017 tale agevolazione è stata fruita da 258.126 soggetti per un ammontare di 4,7 miliardi di euro[8]. Oltre il 53% dei fruitori si concentra nelle classi di ricavo comprese tra 200.000 euro e 2.500.000 euro. L’ammontare dell’agevolazione è concentrato nelle seguenti regioni: Lombardia (30%), Lazio (12%) e Piemonte (11,7%).

In termini di ammontare, la maggiore deduzione è concentrata (76%) nei seguenti settori: “manifatturiero” (35,6%), “noleggio, agenzie viaggio e servizi di supporto alle imprese” (21,5%), “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (10,2%) e “servizi di informazione e comunicazione” (9,1%).

Iper-ammortamento. Nel 2017 entra a pieno regime l’agevolazione dell’iper-ammortamento, volta a favorire i processi di trasformazione tecnologica e digitale secondo il modello «Industria 4.0». L’incentivo è stato utilizzato da oltre 8.300 soggetti, per un ammontare di circa 418 milioni di euro. L’utilizzo è concentrato prevalentemente nel settore manifatturiero (84% dell’ammontare dell’agevolazione). Un’analisi dell’iper-ammortamento, effettuata dal Dipartimento delle Finanze insieme al Centro Studi Confindustria, è disponibile nel rapporto 2019 “Dove va l’industria italiana”, capitolo 4.2.

IRAP. Il numero dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione Irap[9] per l’anno d’imposta 2017 è pari a 3.819.984 (-3,6% rispetto al 2016). La contrazione ha interessato in misura prevalente le persone fisiche (-7,3% rispetto al 2016), a causa della crescente adesione al regime forfetario, e le società di persone (-4,3% rispetto al 2016).
I soggetti che dichiarano un valore della produzione diverso da zero (al netto delle deduzioni del costo del lavoro) sono 3.309.354 (-2,4% rispetto all’anno precedente), per un ammontare complessivo di circa 374,1 miliardi di euro (+3,2% rispetto al 2016). L’incremento del valore della produzione dichiarato riguarda in particolare le Società di Capitali (+13,7%), mentre per le persone fisiche e le società di persone si assiste ad una contrazione rispettivamente del 33,6% e del 14,0%.
La base imponibile totale è risultata pari a circa 437,4 miliardi di euro (+3,5% rispetto al 2016); se si considera invece la base imponibile dell’attività istituzionale della P.A., costituita dall’ammontare delle retribuzioni corrisposte (pari a 109,6 miliardi di euro), si registra un valore pressoché stabile rispetto all’anno precedente (-0,7%).
L’imposta dichiarata per l’anno 2017 è stata pari a 23,2 miliardi di euro (+2% rispetto al 2016), con un valore medio pari a 11.070 euro. La distribuzione territoriale sulla base del luogo in cui è svolta l’attività produttiva ha evidenziato che il 52% dell’imposta è prodotta al Nord e il 16% al Sud, in linea con l’andamento dell’anno precedente.
Per quanto riguarda l’anno d’imposta 2017, le deduzioni per lavoro dipendente[10] sono pari a circa 396,1 miliardi di euro (+1,7% rispetto al 2016) e sono utilizzate per l’88% dalle società di capitali.

Imprese. Con la pubblicazione dei dati delle Società di Capitali è ora possibile consultare sul sito internet del Dipartimento delle Finanze tutte le statistiche relative all’anno d’imposta 2017 delle 3.494.508 imprese italiane: 1.589.572 ditte individuali, 707.373 Società di persone e 1.197.563 Società di capitali.

Tutti i dati statistici e le analisi sono disponibili sul sito www.finanze.gov.it seguendo il percorso “dati e statistiche fiscali / dichiarazioni / 2017”.

[1] La variazione del Pil è riferita a dati aggiornati a settembre 2019 e provenienti dal DataWarehouse delle statistiche prodotte dall’Istat e disponibili sul sito http://www.istat.it/. Il Pil in termini reali è riferito a valori concatenati con anno di riferimento 2010.

[2] Comprende l’imponibile delle società che liquidano in regime ordinario e quello dichiarato dalle società consolidanti.

[3] Il dato è calcolato al netto dell’imponibile degli enti creditizi che optano per il regime del consolidato fiscale e che nel 2017 sono comunque tenuti a compilare il quadro RN.

[4] Tale percentuale tiene conto anche delle società consolidate e di quelle che liquidano l’imposta in regime di trasparenza fiscale.

[5] Precedentemente abrogata con la Legge di Bilancio 2019, l’ACE è stata reintrodotta con la Legge di Bilancio 2020.

[6] Le informazioni sono estratte dal quadro RS e riguardano la normativa ex art. 96 Tuir.

[7] Per approfondimenti si veda: OECD (2015), Limiting Base Erosion Involving Interest Deductions and Other Financial Payments, Action 4 – 2015 Final Report, OECD/G20 Base Erosion and Profit Shifting Project, OECD Publishing, Paris.

[8] Il valore 2017 è quantificabile in 2,3 volte il valore del 2016: un così elevato incremento è da considerarsi comunque normale, visto il carattere pluriennale dell’agevolazione.

[9] Si ricorda che dall’anno d’imposta 2008 la dichiarazione Irap viene separata da quella relativa alle imposte sui redditi e presentata, disgiuntamente dal modello Redditi, direttamente alla Regione o alla Provincia autonoma di domicilio fiscale del soggetto passivo.

[10] Sono state considerate le deduzioni riportate nel quadro IS (che non deve essere compilato dalle Amministrazioni Pubbliche) e quelle utilizzate dalla Pubblica Amministrazione.

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