«In uno scenario in cui entro il 2050 dovremo produrre cibo per 9,7 miliardi di persone e la Fao stima che dovremo incrementare la produzione agricola del 60-70% per rispondere ai cambiamenti attesi nella dieta e nei livelli di consumo associati alla crescita dell’urbanizzazione, la tutela della biodiversità è una sfida sempre più dura da sostenere». Lo ha dichiarato Giuseppino Santoianni, presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori, in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità. I suoli garantiscono le nostre coltivazioni, il sequestro del carbonio e la purificazione dell’acqua. Ospitano oltre il 25% di tutta la biodiversità e forniscono più del 95% di cibo a otto miliardi di persone, ma il 13% dei suoli nell’Unione europea soffre di elevati livelli di erosione con costi annuali di 1,25 miliardi di euro a causa della perdita di produttività agricola (stime del Joint Research Centre della Commissione europea). E il 25% dei terreni dell’Europa meridionale e orientale è ad alto rischio di desertificazione. In Italia i dati IUCN dicono che è a rischio il 46,3% degli ecosistemi naturali e seminaturali, ovvero la parte di territorio a più alta biodiversità e corrispondente a un quinto della superficie totale nazionale. «Sono dati allarmanti che ci riguardano direttamente, negli ultimi anni sembra esserci una presa di coscienza della deriva verso cui andiamo, ma l’Italia è comunque in ritardo con gli interventi strutturali di cui c’è bisogno, soprattutto nel sostenere le piccole e medie imprese agricole nella trasformazione tecnologica – ha commentato al riguardo sempre Santoianni -, pensate che delle seimila specie di piante che l’uomo coltiva a livello globale, meno di duecento contribuiscono in modo sostanziale alla nostra alimentazione e di queste sono solo nove le specie da cui traiamo il 66% degli alimenti di cui ci nutriamo. Dobbiamo preservarle dagli eventi climatici estremi, che stanno alterando la fertilità dei terreni. L’agricoltura europea e italiana sono tra le più sostenibili al mondo, ma dobbiamo comunque andare avanti con la riduzione dell’utilizzo dei pesticidi e la transizione al metodo di produzione biologico, che porta ad un aumento del 30% della biodiversità vegetale».
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