SERVIZI, smaltimento rifiuti e ambiente. Roma, termovalorizzatore no!: è una operazione realmente vantaggiosa?

Ad avviso di Ferdinando Bonessio, consigliere all’Assemblea capitolina dell’Alleanza Verdi-Sinistra italiana, «sui dati dell’inceneritore di Santa Palomba non giochiamo»

Roma, 07 marzo 2024 – Afferma Bonessio che, «entrando nel merito delle dichiarazioni dell’amministratore delegato di ACEA, Fabrizio Palermo, secondo cui la cifra iniziale per la costruzione dell’inceneritore di Santa Palomba è inferiore a 7,5 miliardi, è giusto precisare che questa affermazione se pur vera è fuorviante. L’investimento iniziale per la realizzazione dell’impianto e le infrastrutture necessarie, si aggira intorno al miliardo di euro, ma è altrettanto vero che il piano economico finanziario predisposto da ACEA e associati, e non pubblicato, prevede la gestione dell’impianto per trentatré anni e cinque mesi, con una tariffa di 185 euro a tonnellata più la vendita dell’elettricità, che sviluppa un volume economico complessivo pari a 7,5 miliardi circa. Ecco che si torna proprio a quella cifra, circolata in questi giorni e smentita da Palermo che ha voluto riferirsi solo al costo dell’impianto, e che servirà a ben remunerare l’investimento iniziale».

«FAVORITI GLI INVESTITORI PRIVATI A SCAPITO DEI CITTADINI»

«Venuti meno i sussidi previsti dal CIP6 – prosegue al riguardo consigliere all’Assemblea capitolina dell’Alleanza Verdi-Sinistra italiana -, cioè del meccanismo automatico con cui lo Stato finanziava fino al 2006 tutti gli inceneritori italiani, si è pensato di stipulare un contratto che, più che guardare agli interessi dei cittadini e tutelare salute e ambiente, mira a compensare e dare sicurezza agli investitori privati, a cominciare da ACEA che, benché detenuta per il 51% dal Comune di Roma, è una S.p.A. che opera secondo le regole di mercato. E se Roma producesse meno rifiuti indifferenziati da incenerire rispetto a quelli pattuiti cosa accadrebbe? Il contratto di concessione prevede numerose clausole che consentono di rivedere il Piano economico finanziario, naturalmente a vantaggio del concessionario».

MESSA IN DUBBIO L’ASSERITA REDDITIVITÀ DELL’OPERAZIONE

«In ogni caso – conclude critico Bonessio -, AMA dovrà importare, eventualmente da altri territori, la quantità mancante di rifiuti per garantire le 600.000 tonnellate concordate, dicendo definitivamente addio alla sostenibilità e alla transizione ecologica. In caso poi di mancati introiti dalla vendita di energia a seguito del conferimento di rifiuti a basso potere calorico, o maggiori costi non valutati anche per carichi fiscali sulla produzione di CO₂, sarà solo l’aumento della TaRi a garantire la redditività dell’opera con buona pace di chi pensa che l’inceneritore rappresenta un vero affare per i romani».

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