AEROSPAZIO, storia. Il Macchi C.205 «Veltro» recuperato a largo di Pantelleria

Nell’ambito delle attività di recupero e valorizzazione del proprio patrimonio storico, il prossimo 5 marzo, presso Palazzo Aeronautica a Roma, la Forza armata presenterà le attività di recupero e restauro del velivolo appartenuto al 1° Stormo Caccia che è stato rinvenuto e quindi recuperato nello specchio di mare antistante l’isola di Pantelleria

All’evento, organizzato dall’Aeronautica militare italiana e moderato dal giornalista Vincenzo Grienti, interverrà il generale Basilio Di Martino, storico aeronautico, che fornirà un inquadramento degli accadimenti verificatisi sull’isola siciliana nel 1943; inoltre, il colonnello Franco Linzalone (comandante del Distaccamento aeroportuale di Pantelleria) e dei rappresentanti degli Enti che hanno collaborato al recupero, tra i quali figurano la Guardia Costiera  (anche attraverso la sua componente subacquea), l’Università di Palermo (Museo dei motori e dei meccanismi), la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e Renato Andrich, figlio del sergente maggiore pilota Alvise Andrich, asso dell’Aeronautica militare italiana pluridecorato al valor militare.

MACCHI C.205 VELTRO

Il Macchi C.205 Veltro viene considerato il miglior aereo da caccia italiano della Seconda guerra mondiale, esso, evoluzione del Macchi C.202 Folgore, venne immesso in linea con i reparti di volo della Regia Aeronautica proprio a Pantelleria nell’aprile del 1943. Fu il primo velivolo da caccia italiano in grado di confrontarsi con le macchine degli avversari dell’epoca, pur in condizioni di schiacciante inferiorità numerica. dati tecnici: motore: modello Fiat RA. 1050 RC. 58, 1.475 CV; velocità: 646 km/h; tangenza: 11.000 metri; armamento: 2 mitragliatrici 12,7 mm e 2 da 7,7 mm; autonomia: 1.000 chilometri, lunghezza: 8,45 metri.

RESTAURO DELL’MM9310

Il relitto dell’MM9310 (motore, longheroni alari con carrello e mitragliatrici) venne scoperto a largo di Pantelleria nel 2007, adagiato sul fondale a circa trenta metri di profondità e a settecento metri dalla costa, poi recuperato nel 2023 grazie alla collaborazione tra l’Aeronautica militare, la Capitaneria di Porto, la Soprintendenza del Mare e OTS Green Divers. Lo studio dei reperti ha portato all’identificazione del pilota, individuato appunto nel segente maggiore Andrich, che fu abbattuto il giorno 8 giugno 1943 e si salvò lanciandosi col paracadute.

ALVISE ANDRICH

Alvise Andrich nacque nel 1915 a Vallada Agordina, in provincia di Belluno. Suo fratello Giovanni era un grande alpinista nonché amico di Re Leopoldo del Belgio, suo compagno di arrampicate. Anche Alvise da giovanissimo iniziò ad arrampicare in montagna e, in breve, dimostrò una eccezionale maestria, divenendo protagonista dell’epopea del sesto grado, in particolare nel gruppo del Civetta. Malgrado il breve periodo di attività sportiva, praticata tra il 1934 e il 1936, ancora oggi numerose vie di arrampicata sulle Alpi recano il suo nome.

LA GUERRA E LE ONOREFICENZE

Arruolatosi nel 1936 come sottufficiale pilota, dopo aver combattuto in diversi teatri operativi, nel giugno del 1943 partecipò alla difesa di Pantelleria, dove venne abbattuto. Nel 1944 si unì all’Aeronautica Cobelligerante e ritornò a volare sul P-39 Aircobra, entrando a far parte del 4° Stormo Caccia. Fu compagno di volo di quello che in seguito sarebbe divenuto il generale Bertolaso. Entrambi veneti, Alvise era di tre anni più grande, per questo gli venne affibbiato il soprannome di  «vecio e bocia». Per gli atti di coraggio in guerra gli vennero conferite due medaglie d’argento e due di bronzo al valor militare, oltre a tre croci di guerra al valore.

VITA E MORTE DI UN EROE

Dopo la fine del conflitto proseguì la sua carriera in Aeronautica, venendo promosso al grado di sottotenente per meriti di guerra. Si spense il 17 ottobre 1951 mentre era ai comandi di un Beechcraft C-45F Expeditor, nel corso di una missione di trasferimento sull’Appennino, a causa di un incidente provocato dalla formazione di ghiaccio sulle ali del velivolo. Rimanendo al suo posto di pilotaggio durante il precipitare dell’aereo, consentì agli altri membri dell’equipaggio di gettarsi con il paracadute e dunque a salvare la vita, riuscendo inoltre a schivare un paese evitando così una strage. Per questo atto di eroismo ottenne la medaglia d’argento alla memoria.

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