ENERGIA, approvvigionamenti e infrastrutture. Rigassificatori: le incognite di Piombino

Cosa potrebbe succedere qualora il Tar del Lazio dovesse bloccare il funzionamento dell’impianto? Dopo il periodo della durata di tre anni per la quale sono state concesse le relative autorizzazioni, dove verrà ricollocata la nave Golar Tundra attualmente attraccata al porto di Piombino, che una volta collaudata consentirà lo scarico e la rigassificazione della materia prima energetica importata dall’estero? Come vanno interpretate le recenti, contestate, dichiarazioni pubbliche sull’Egitto rese dall’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi? Si è trattato di uno “scivolone”, una imprudenza, oppure il riconfermato manager di Piazzale Mattei si è volutamente espresso in modo sibillino? insidertrend.it ne ha parlato con un esperto del settore, Michele Marsiglia presidente di Federpetroli Italia

Piombino, Comune che dalla fine del regime fascista fino a pochi anni fa venne sempre amministrata dal Partito comunista italiano. Una città a vocazione industriale che ha rinvenuto nella siderurgia il suo pane fin dal tempo degli etruschi, ma che ormai da tempo con l’acciaio non riesce più neanche a sopravvivere. Piombino, centro costiero della Toscana che nel tempo ha anche tentato un proprio rilancio turistico grazie alle sue bellezze, ma che tuttavia ha egualmente continuato a spegnersi come il suo altoforno. Della Lucchini restano gli scheletri, oltreché aree, come il molo, in qualche modo riconvertite secondo le necessità e le emergenze del momento.

IL COLLAUDO EFFETTUATO CON IL PRIMO CARICO DA ZOHR

Infatti, in quel luogo vi è attraccata la Golar Tundra, nave FRRU di proprietà della Snam che è stata adibita a rigassificatore allo scopo di fare fronte alle impellenti necessità di approvvigionamento imposte dall’affrancamento dalle forniture di materie prime energetiche russe dopo che Putin con la sua Armata ha invaso l’Ucraina. Si tratta di una floating unit di appoggio che alcuni giorni or sono ha ricevuto il suo primo carico di gas naturale liquefatto (GNL) estratto nel giacimento egiziano di Zohr e fatto salpare a bordo di una nave gasiera dal porto di Damietta. Un carico normale, come quelli che dovrebbero seguire in futuro, che Snam sta già utilizzando per collaudare l’impianto, rilevando eventuali perdite e malfunzionamenti. Quello stesso gas, una volta riportato a temperatura ambiente (appunto rigassificato) verrà immesso nella rete di distribuzione italiana.

UNA SOLUZIONE EMERGENZIALE

Si tratta di un test finalizzato alla verifica del regolare funzionamento di una nave gasiera ricondizionata allo scopo di fungere da rigassificatore, con il gas che dopo un primo trattamento verrà spostato a terra mediante dei tubi. Seppure non la stessa cosa di un vero e proprio rigassificatore terrestre, in fondo si tratta pur sempre di una soluzione sperimentata, veloce e di più semplice realizzazione, un ibrido ricavato in tempi stretti sotto la pressione esercitata dall’emergenza approvvigionamenti e dalla carenza di infrastrutture dedicate in Italia. Ma qui si pone la prima incognita: cosa comporterebbero delle eventuali inaspettate criticità emerse dal collaudo? Certamente dei ritardi nella consegna del gas agli acquirenti, con effetti negativi sull’intera filiera, poiché per tutta una serie di ragioni i carichi vanno tempestivamente immessi nella rete a terra.

PRIMA INCOGNITA: IL COLLAUDO

«Se il collaudo non dovesse andare a buon fine – spiega Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli Italia – si porrebbero dei notevoli problemi sia per le società che hanno contrattualizzato i carichi di gas (cioè Eni, Enel ed Edison, oltre ad alcuni player internazionali del trading, n.d.r.), poiché la filiera verrebbe rallentata e si dovrebbe procedere a una riorganizzazione del tutto, aspetto che comporterebbe sensibili aggravi in termini di costi finanziari e di ritardi nella immissione del gas nella rete italiana. Un paese, l’Italia, che va ricordato soffre per carenze anche sul lato dei depositi di stoccaggio delle riserve, in quanto essi non sono stati svuotati dai consumi dello scorso inverno, risultati ridotti rispetto al previsto in ragione della mitezza del clima della stagione.

UN BLOCCO FAREBBE LA GIOIA DEI TRADER

Una nave (in questo caso gasiera) bloccata in porto o alla fonda è fonte di aggravio di spesa sia per il noleggio che per l’assicurazione, un gravame che si ascriverebbe in capo al noleggiante. Si tratterebbe di decine di migliaia di dollari ogni giorno, somme di cui trarrebbero vantaggio i trader. Snam ha acquistato due navi rigassificatrici, una è quella che per i prossimi tre anni resterà permanentemente ormeggiata al molo ex area Lucchini, l’altra dovrebbe essere destinata a Ravenna. E qui si pone un ulteriore interrogativo, poiché le autorizzazioni ambientali richieste e concesse si riferiscono a una durata di tre anni, ma gli slot collocati all’asta da Snam sono invece quarantaquattro, spalmati su un periodo di venti anni, dunque di molto superiore. La seconda incognita verte dunque sulla futura collocazione della nave Golar Tundra, destinazione che la società proprietaria non ha ancora comunicato.

SECONDA INCOGNITA: LA FUTURA COLLOCAZIONE DELLA NAVE

Posto che sulla base dei contratti stipulati sia la rigassificazione che i depositi sono stati garantiti per i prossimi venti anni, ma che, tuttavia, fra tre anni la nave di Snam dovrà lasciare il molo ex Lucchini di Piombino, dove potrà venire allocato tutto il resto del gas liquefatto da rigassificare che giungerà da Egitto e Mozambico nei rimanenti diciassette anni riguardo ai quali sono stati assunti gli impegni? Snam sposterà la nave in un altro porto, magari a Ravenna? A quel punto nel porto romagnolo attraccherà anche la seconda FRRU che ha acquistato? Oppure realizzerà da qualche parte un nuovo (costoso) impianto off shore collegato da un gasdotto alla terraferma? Quest’ultima è una ipotesi che parrebbe poco praticabile alla luce dell’onerosità in termini finanziari dell’investimento per l’ampliamento del rigassificatore di Porto Viro, presso Rovigo, dal quale gli altri due soci di Adriatic LNG (Exxon e Qatar Petroleum) starebbero valutando un proprio disimpegno dalla società.

44 SLOT IN 20 ANNI

Sostiene Marsiglia, che «le comunità locali attendono ancora di conoscere quale sarà l’esatta ubicazione finale della Golar Tundra. Snam ha contrattualizzato quarantaquattro slot per venti anni, un periodo non certo breve. Per formulare delle ipotesi attendibili bisognerà dunque attendere quello che accadrà nei prossimi mesi, cercando di comprendere  quella che potrà essere la capacità di produzione affittata, anche e soprattutto in previsione della ricollocazione della nave, aspetto riguardo al quale ancora non si sa nulla». A queste due incognite se ne aggiunge una terza, una vera e propria spada di Damocle sul capo della Snam: l’attesa sentenza che dovrà emettere il Tribunale amministrativo regionale del Lazio il prossimo 5 luglio, data fissata per l’udienza nel corso della quale i giudici dovranno decidere sul ricorso a suo tempo presentato dal Comune di Piombino (giunta di destra guidata da un sindaco, Francesco Ferrari, appartenente allo stesso partito politico dell’attuale Presidente del Consiglio in carica), contrario all’arrivo della nave rigassificatrice Golar Tundra.

TERZA INCOGNITA: LA SENTENZA DEL TAR

Il ricorso, motivato dai possibili rischi ambientali e di sicurezza per la popolazione locale derivanti dal funzionamento dell’impianto della Snam, non ha finora bloccato i lavori di realizzazione di quest’ultimo, ma le attese determinazioni del Tar del Lazio potrebbero cambiare lo scenario. Il ricorso del Comune aveva a oggetto l’ordinanza commissariale che ha portato al rilascio dell’autorizzazione. La discussione di fronte ai giudici amministrativi era stata rinviata in ragione di motivi tecnici. Il sindaco Ferrari cerca di fare impugnare il decreto di rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale che deve ancora essere adottato. Quale sarà il reale impatto ambientale sull’area di Piombino derivante da un impianto del genere? A suo tempo la Regione Toscana aveva autorizzato l’avvio della realizzazione del rigassificatore.

IL PLACET CONDIZIONATO DELLA REGIONE TOSCANA

«Procediamo nei lavori perché non siamo interrotti da nessuno», aveva allora affermato il presidente Eugenio Giani, che riveste anche la carica di commissario governativo per il rigassificatore, lodando la realizzazione della conduttura di otto chilometri che collegherà la nave alla rete nazionale del gas, avviata da Snam, ma ponendo altresì la condizione che Snam comunichi il luogo di ricollocazione della nave fuori da Piombino al termine dei tre anni. «Si tratta forse dell’incognita maggiore – sottolinea il presidente di Federpetroli Italia -, in quanto la sentenza del Tar attesa per il 5 luglio potrebbe davvero bloccare tutto».

DESCALZI IL SIBILLINO

Infine il capitolo relativo alle dichiarazioni rese pubblicamente dall’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi, che hanno inevitabilmente sollevato un’aspra polemica. «L’Egitto ci ha aiutato rinunciando ai suoi carichi per mandarli in Italia, questi sono paesi che se dai ricevi», aveva affermato il manager che a Piazzale Mattei e a San Donato Milanese molti appellano quale «primo uomo dopo Dio». Cosa ha voluto veramente comunicare mediante quella controversa frase sull’Egitto del generale al-Sisi? A Descalzi è “scivolato il piede sul pedale della frizione”, oppure il riconfermato manager si è volutamente espresso in maniera sibillina? Ha inteso lanciare un criptico messaggio rassicurante ai suoi referenti egiziani.

IL PRIMO UOMO DOPO DIO E IL GENERALE DALLA MANO PESANTE

«Un domani il Cairo potrebbe trovarsi a dover soddisfare il suo fabbisogno interno oppure dirottare il propri flussi di gas per ragioni politiche. Se l’interpretazione di Descalzi è stata questa, a mio avviso non va considerata del tutto errata, poiché egli conosce molto bene la situazione estera di Eni, così come le difficoltà sul piano infrastrutturale in Italia. Quindi, guardarsi intorno e agire con cautela è comunque un atteggiamento prudente e positivo».

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