LIBIA, Italia. Haftar a Roma incontra la Presidente del Consiglio

Il generale libico «uomo forte» della Cirenaica è stato ricevuto da Giorgia Meloni. Al centro del colloquio i temi relativi ai migranti, allo stato di destabilizzazione del Paese nordafricano e alle possibili ipotesi di riconciliazione interna, alla presenza dei «contractors» russi della Wagner e della grave crisi in atto in Sudan

Khalifa Haftar, comandante in capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) e uomo forte della Cirenaica, personaggio aduso a giocare le sue partite su più tavoli, aspetto che a volte lo espone alle reprimende egli ammonimenti da parte anche dei suoi alleati (come di recente nel caso dell’Egitto), ha dunque incontrato la Presidente del Consiglio dei ministri italiana Giorgia Meloni.

UN EVENTO IMPORTANTE

Un evento certamente importante, che segue l’incontro con il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, che aveva avuto invece luogo nella giornata di ieri. Questo esecutivo di destra-destra teme ovviamente una degenerazione della situazione derivante dal flusso di migranti provenienti dalle coste del Nord Africa, cioè dalla Libia e dalla Tunisia, quindi (appurata l’impossibilità di un ricorso al «blocco navale» ripetutamente invocato nella scorsa campagna elettorale) cerca con ogni mezzo di tamponare la crisi nei consensi che si verificherebbe in assenza di un blocco (reale o almeno mediatico) degli arrivi in massa di extracomunitari clandestini. Ed ecco quindi l’importanza (per altro mai negata da nessuno) del generale (o maresciallo, che dir si voglia) Khalifa Haftar, che potrebbe apportare un contributo alla stabilità dei sondaggi di opinioni sull’attuale esecutivo in carica a Roma.

INVASION DAL TERZO MONDO!

«Invasion dal Terzo Mondo!», così recitava ormai più di trent’anni fa uno dei tanti manifesti di colore giallo e blu della Liga Veneta affissi a Verona, Treviso e altre località della regione attraverso i quali una parte dei progenitori del partito politico di Umberto Bossi lanciavano l’allarme immigrazione clandestina. Altri tempi e altre cifre, oggi la Meloni (che leghista non è, ma ex missina sì) parla di un incremento degli arrivi di stranieri in Italia «senza precedenti», dei quali buona parte sono salpati con i loro precari barchini proprio dalle coste della Cirenaica. Secondo i dati elaborati dal Viminale e aggiornati al 2 maggio scorso, dall’inizio del 2023 dalla Libia sono giunti 16.637 migranti, il 166% in più rispetto ai 6.237 sbarcati nello stesso periodo dell’anno scorso. Più della metà dei nuovi arrivi, quindi 10.000 persone (principalmente di cittadinanza egiziana, bengalese e siriane) era salpata dalla regione orientale libica controllata da Haftar, che viene sostenuto (anche) dai mercenari della Wagner.

FARE AFFIDAMENTO SULLE GUARDIE COSTIERE LIBICHE E SU HAFTAR

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) ha reso noto che dall’inizio dell’anno le autorità libiche hanno intercettato 4.819 migranti dalle autorità libiche; nel medesimo periodo considerato, complessivamente dalla Libia sono arrivati in Italia, o sono stati ricondotti nel Paese nordafricano, oltre 21.000 persone. Tuttavia, gli analisti della materia ritengono che questo incremento dei flussi migratori irregolari sarebbe un indice dell’indebolimento di Haftar, poiché – essi argomentano -, il traffico di esseri umani che sosterrebbe le entrate di cassa necessarie a finanziare i vertici e l’apparato che fa capo all’uomo forte della Cirenaica, evidenzierebbe infatti una carenza di liquidità, quindi l’esigenza di ricorrere a qualsiasi strumento possibile per ottenere il denaro necessario per continuare a pagare i mercenari russi, sudanesi e ciadiani.

LA CONTROVERSIA SUL PETROLIO TRA BENGASI E TRIPOLI

Sulla situazione incide poi la controversia sull’effettivo controllo delle materie prime energetiche, delle quali la Libia orientale è ricca, ma che sono oggetto di una disputa tra diversi attori attivi sullo scenario del Paese nordafricano (e dei loro dante causa). La distribuzione dei ricavi della commercializzazione degli idrocarburi estratti è di competenza della National Oil Corporation (NOC), ente petrolifero statale presieduto da Farhat Bengdara, uomo ritenuto vicino al generale Haftar, mentre la Banca centrale libica (che è a Tripoli) è controllata dal governatore Saddiq al-Kabir. È di pochi giorni or sono la notizia del blocco degli impianti del terminale di Mellitah, da dove origina il gasdotto che collega la costa nordafricana con l’altro terminale in Europa, quello siciliano di Gela.

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