Islamic State (IS) permane una minaccia oltremodo concreta in alcune zone della Siria e dell’Iraq, la praticabilità di questi territori da parte delle formazioni armate orfane del sedicente «califfato» vengono favorite anche dalle offensive lanciate dalla Turchia nei due Paesi arabi contro le formazioni combattenti curde, nonché dagli attacchi iraniani lanciati al confine tra la Repubblica Islamica e l’Iraq. Le azioni armate poste in essere dalle cellule jihadiste hanno l’obiettivo primario di indebolire le difese nei centri di detenzione e nei luoghi dove sono attualmente incarcerate le migliaia di militanti di IS catturati, tra i quali figurano numerosi leader di rilievo.
IL RAPPORTO DI US CENTCOM
Secondo l’ultimo rapporto elaborato dal Comando militare centrale americano (US Centcom) relativo ai risultati conseguiti dalla Coalizione internazionale impegnata nel contrasto delle formazioni residue di IS, che è stato reso pubblico nella giornata di ieri, Iraq e Siria ospitano un vero e proprio esercito di armati oltre a migliaia di potenziali miliziani. Un allarme fondato sulle cifre e le dinamiche in atto, dato che sono più di 30.000 gli aderenti e i simpatizzanti dell’organizzazione terroristica jihadista o attualmente astretti nei vari centri di detenzione in Siria e in Iraq, strutture sulle quali, soprattutto in territorio siriano, diviene sempre più difficile mantenere il controllo e la gestione.
RISCHIO RADICALIZZAZIONE: I POTENZIALI NUOVI JIHADISTI
Ad avviso del comandante di Centcom, Michael Erik Kurilla, sussistono concreti pericoli derivanti dall’entrata in scena di una potenziale nuova generazione di miliziani jihadisti formatasi nel campo profughi siriano di Al Hol, che ospita 25.000 bambini imparentati con membri di IS. «Essi – sottolinea il generale americano – all’interno del campo sono i primi bersagli dei radicalizzatori». Dunque, ha egli aggiunto, «la comunità internazionale deve lavorare assieme per allontanare questi bambini da un ambiente del genere, rimpatriandoli nei loro paesi oppure nelle comunità di origine, migliorando al contempo le condizioni nel campo».
OPERAZIONI MILITARI CONDOTTE DALLA COALIZIONE
Nel corso del 2022 US Centcom ha condotto in Siria 122 operazioni, 108 in coordinamento con le forze curdo-arabe e 14 invece da soli militari statunitensi; in totale nel Paese sono stati uccisi 466 miliziani di IS, mentre 215 sono stati catturati. In Iraq sono state condotte 191 operazioni in coordinamento con le forze di sicurezza irachene e della Regione autonoma del Kurdistan iracheno: almeno 220 gli esponenti di IS eliminati durante le operazioni, 159 sono stati catturati. Nel solo mese di dicembre in Siria i miliziani di IS avrebbero compiuto 14 attacchi contro le forze governative siriane e i loro alleati, provocando almeno 55 morti. Islamic State continua a colpire anche le forze curdo-arabe alleate della Coalizione internazionale, formazioni che attualmente controllano gran parte dei territori del dissolto califfato, in particolare i campi petroliferi del nordest siriano.
LA SITUAZIONE IN IRAQ
IS permane attivo anche nell’Iraq settentrionale, dove si registrano azioni portate a termine da gruppi armati e attentati terroristici. La scorsa settimana è stata compiuta una serie di attacchi nelle provincie di Kirkuk e Diyala, dove sono stati presi di mira sia esponenti delle forze di sicurezza che la popolazione civile. I miliziani jihadisti hanno incrementato le loro attività sia nel nordest della Siria che nel cosiddetto «triangolo della morte,» zona che include le province irachene di Diyala, Salah al Din e Kirkuk. Essi hanno approfittando delle incursioni dell’aeronautica turca, che da mesi bombarda le installazioni delle formazioni curde nella regione, le Unità di protezione del popolo (Ypg) e le unità combattenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), concentrate nel nord dell’Iraq. I gruppi armati di IS traggono inoltre beneficio dagli attacchi sferrati dai Guardiani della Rivoluzione iraniana (pasdaran) contro i gruppi curdo-iraniani nell’Iraq nordorientale.