SICUREZZA, Ordine pubblico. Vercelli: libera la donna che ha aggredito la poliziotta

L’agente vittima della violenza si è costituita parte civile in giudizio; protesta dei sindacati del comparto Sicurezza: per FSP Polizia «il Dipartimento deve costituirsi in tutti questi processi»

«La nostra collega, brutalmente aggredita e presa a calci in faccia da un’esagitata in piazza Cavour, a Vercelli, si è costituita parte civile nel processo per direttissima iniziato oggi. Ma è soprattutto il Dipartimento che non dovrebbe mancare in tutti questi procedimenti, anzi, dovrebbe costituirsi sempre e pretendere i danni arrecati all’intera Istituzione. E’ ora di dare segnali forti e concreti a quanti pensano di poter vivere al di là di ogni regola, calpestando chiunque rappresenti la legge».

Questa la vibrante di Valter Mazzetti, segretario generale del sindacato comparto Sicurezza FSP Polizia di Stato, nel giorno in cui ha avuto inizio il rito per direttissima che vede imputata la donna che sabato sera, fuori da un bar in piazza Cavour a Vercelli, si è scagliata contro i poliziotti della volante intervenuti in supporto ai colleghi impegnati in un servizio di prevenzione legato all’emergenza Covid, malmenando in particolare un agente, che ha ricevuto anche un calcio sul viso.

La donna, che incitava i presenti a ribellarsi ai controlli, è finita in manette per resistenza, violenza, minaccia e lesioni a pubblico ufficiale. L’arresto è stato convalidato oggi, però, poi il giudice ha rimesso in libertà l’imputata senza renderla oggetto alcuna misura cautelare, respingendo così la richiesta del Pubblico ministero che aveva sollecitato l’obbligo di firma. Il giudizio è stato quindi rinviato al 24 giugno prossimo.

«Aspettiamo con ansia di vedere quel giorno cosa accadrà – ha aggiunto in seguito Mazzetti -, nella speranza che non trovi ennesima conferma quel triste ma ormai diffuso assunto che la nostra incolumità, la nostra dignità, e la nostra divisa, non valgano poi una reazione così seria e severa e, con essi, che non la valga l’autorevolezza dello Stato che rappresentiamo e dell’Istituzione a cui apparteniamo».

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