EMERGENZA SANITARIA, Covid-19. È possibile produrre il vaccino in Italia?

Il Governo ha stanziato 350 milioni per finanziare le imprese che nel termine di quattro-dieci mesi saranno capaci di infialare il siero e/o realizzarne il principio attivo. Secondo Giorgetti (Mise), riguardo a un polo vaccinale biomedico, però, «la prospettiva è al dopodomani», poiché adesso «è urgente rivolgere l’attenzione agli impianti industriali in grado di riconvertire le loro linee produttive al fine di fabbricare i vaccini»

Il tema di estrema urgenza è stato riproposto recentemente in Aula al Senato a seguito di una interrogazione parlamentare presentata l’8 aprile scorso dal senatore Saverio De Bonis, del Gruppo misto.

Egli, ha esordito rilevando come l’Italia sia in forte ritardo rispetto alla Francia nella realizzazione di un polo per la produzione di vaccini con investimenti sia pubblici che privati, poiché Parigi si è mossa con largo anticipo, da circa cinque sei mesi, ed è già in grado di avviare una propria produzione.

Nel corso di un recente vertice – ha poi ricordato De Bonis – il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha dato mandato di individuare le imprese in grado di partecipare alla produzione di vaccini in conto terzi entro l’autunno 2021, dichiarando al rigando di voler mantenere il massimo riserbo sui nomi di esse.

Secondo il senatore del Gruppo misto, il Ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha certificato che alcune imprese del settore industriale farmaceutico italiano sarebbero già pronte a partecipare alla fase di infialamento e finitura dei sieri, mentre soltanto alcune altre avrebbero invece le capacità di produrne anche il principio attivo.

il Governo è dunque al lavoro per verificare la possibilità dell’uso di bioreattori esistenti o di produrne ex novo, con l’intenzione di stanziare risorse e organizzare i siti, individuando quali regioni il Veneto, il Lazio e la Puglia, i cui tempi variano da quattro a dodici mesi.

In precedenza, Giorgetti aveva inoltre affermato che sarebbero stati allocate importanti risorse a tale scopo, complessivamente tra i quattrocento e i cinquecento milioni di euro, risorse da inserire nel Decreto legge «sostegni», oltreché in un futuro nuovo decreto legge.

Le questioni sollevate dall’interrogante

«La prima tranche delle risorse del Decreto legge sostegni – ha chiesto De Bonis al ministro -, che è pari a 200 milioni di euro, verrà erogata considerando la clausola del 34% della spesa ordinaria, prevista dal Decreto «Mezzogiorno», oppure, in subordine, il Ministero terrà conto delle maggiori risorse da attribuire al Mezzogiorno attraverso i fondi stanziati dall’Unione europea, così come previsto dagli indicatori del Regolamento europeo del 12 febbraio 2021?»

Egli ha poi domandato se, anche, nel decreto che (Giorgetti n.d.r.) si appresta a firmare per la seconda tranche verranno rispettati i medesimi criteri.

«Se non ritenga – ha infine concluso – che nell’ambito della realizzazione di un programma di sviluppo industriale, gli stabilimenti per la produzione dei vaccini vadano individuati in più regioni del Mezzogiorno, atteso che in Puglia l’unica impresa, la Lachifarma, che ha i suoi impianti in provincia di Lecce, ha già investito 20 milioni di euro utilizzando risorse proprie. Quindi, pur rispettando la volontà del Ministero di mantenere il riserbo sulle imprese coinvolte, chiediamo, in sostanza, il criterio territoriale di allocazione delle risorse».

La risposta del ministro dello Sviluppo economico

«Con il recente Decreto legge “sostegni”, attualmente in corso di conversione, sono stati stanziati 200 milioni di euro nella previsione della fornitura di sostegni finanziari agli investimenti privati al settore biofarmaceutico italiano e per interventi complementari funzionali».

Giorgetti ha poi aggiunto che si tratta di risorse destinate all’incentivazione della produzione in Italia dei vaccini finalizzata al superamento dell’attuale fase epidemiologica e, soprattutto, alla prevenzione e al contrasto di futuri analoghi eventi. A esse si aggiungono poi altre risorse ancora, determinate da precedenti provvedimenti amministrativi assunti a suo tempo per le medesime finalità.

«Risultano infatti già stanziati 200 milioni di euro per il finanziamento di contratti di sviluppo aventi a oggetto il settore biomedicale e della telemedicina, nonché tecnologie e servizi finalizzati alla prevenzione dell’emergenza sanitaria. Dotazione che è stata recentemente integrata in virtù del Decreto emanato il 5 marzo 2021, provvedimento attualmente in corso di perfezionamento, con ulteriori 150 milioni di euro».

Aiuti di Stato e «temporary framework»

«Va precisato – ha quindi illustrato il ministro – che le risorse sono quelle attualmente stanziate a legislazione vigente e che le stesse potranno venire successivamente incrementate in ragione dell’utilizzo dei fondi resi disponibili dall’Unione europea. Le nuove modalità di attuazione del citato Decreto 5 marzo 2021 prevedono infatti la possibile applicazione al contratto di sviluppo le disposizioni previste nel quadro temporaneo di aiuto di Stato e sostegno nell’attuale emergenza del Covid-19, il cosiddetto temporary framework».

È stata disposta, per quanto di interesse, l’applicazione delle disposizioni specificamente previste per lo sviluppo e la produzione di medicinali e prodotti direttamente connessi al Covid-19.

«L’applicazione di queste disposizioni consentirà di sostenere in maniera più tangibile la realizzazione di programmi di ricerca e sviluppo con intensità agevolative pari all’80% dei costi, inoltre, di sostenere la realizzazione di investimenti produttivi per il 75% delle risorse destinate a copertura delle strutture di prova e per l’80% delle spese per gli investimenti produttivi, questo indipendentemente dall’obbligazione degli investimenti e dalle dimensioni dell’impresa richiedente, superando così gli stringenti vincoli derivanti dall’ordinaria disciplina sugli aiuti di Stato attualmente applicabile a tale categoria di investimenti; infine, concedere le predette agevolazioni nelle forme della sovvenzione dirette o degli anticipi rimborsabili».

Tenendo presente che l’applicazione delle predette disposizioni è attualmente al vaglio della Commissione europea per la necessaria preventiva approvazione.

Priorità: individuare i siti produttivi dei vaccini

Sul piano della modalità dell’individuazione dei siti produttivi potenzialmente interessati, la priorità attualmente è quella del contrasto della pandemia in corso, pertanto le imprese che in una prima fase dovranno venire privilegiate saranno quelle in grado di consentire una più rapida operatività degli stabilimenti industriali, proprio allo scopo di garantire la produzione dei vaccini in Italia.

In tale quadro sono tuttora in corso le attività di verifica dei siti potenzialmente interessati, che dispongano delle idonee tecnologie e che si rendano disponibili alla immediata riconversione dei processi produttivi.

«L’individuazione di questi siti produttivi – ha proseguito il ministro – prescinde dunque dalla loro ubicazione territoriale, dovendosi fare riferimento, piuttosto, ai suindicati parametri della capacità produttiva, sulla cui base dovranno essere allocati gli incentivi, risorse che verranno erogate sulla base dello strumento dei contratti di sviluppo».

«In sostanza – ha egli concluso – in questa fase di emergenza, diverso è il discorso per quanto concerne anche ed eventualmente la localizzazione del polo vaccinale biomedico. Quello che abbiamo fatto al Ministero dello Sviluppo economico, ma di concerto con il resto del Governo, è stata l0individuazione di quei siti che nell’arco di un tempo ragionevolmente breve, cioè dai quattro ai dieci mesi, fossero idonei ad attuare un processo di riconversione produttiva, indipendentemente dalla loro localizzazione».

Questo in un processo molto complicato, poiché richiede la compatibilità delle tecnologie e dei brevetti, che sono di proprietà delle grandi società della chimica e della farmaceutica.

«Resta comunque il fatto che il Governo, nell’ambito delle risorse stanziate e di quelle che verranno stanziate in un momento successivo, intende attivarsi allo scopo di creare quel polo vaccinale e della ricerca biomedica sulla base delle percentuali che ha ricordato l’interrogante, senatore De Bonis».

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