LIBIA, conflitto. Bengasi, assassinato Mahmoud al-Werfalli: capo di una milizia fedele ad Haftar, era ricercato dalla Corte penale internazionale

La brigata al-Saiqa, milizia al suo comando, in una prima fase del conflitto combatté al fianco dell'esercito di Gheddafi, ma poi nel 2011 disertò. In seguito Werfalli passò nel dispositivo delle forze speciali dell’Esercito nazionale libico. Recentemente, assieme ad alcuni uomini armati, era stato ripreso da una videocamera di sorveglianza in città mentre vandalizzava una concessionaria della Toyota molestandone il proprietario

Alcuni uomini armati non identificati hanno assassinato a Bengasi Mahmoud al-Werfalli, personaggio noto per essere stato a capo di una milizia della Libia orientale fedele al generale Khalifa Haftar.

L’uomo, che era ricercato dalla Corte penale internazionale (CPI), aveva comandato un’unità delle forze speciali inquadrata nel sedicente Esercito nazionale libico (LNA), la forza armata di Haftar in guerra per il controllo del Paese nordafricano (attualmente è in vigore una tregua) contro il Governo di Accordo nazionale (GNA) di Tripoli, esecutivo, quest’ultimo, ufficialmente riconosciuto dall’Onu.

Werfalli sarebbe stato ucciso assieme a suo cugino mentre si trovava a bordo della propria autovettura. Il decesso di entrambi è stato in seguito certificato dal Centro medico di Bengasi e anche un portavoce delle forze speciali di Haftar avrebbe poi confermato la morte del capo milizia.

La Corte penale internazionale dell’Aia aveva emesso un mandato di cattura nei suoi confronti nel 2017 con l’accusa di aver svolto un ruolo in quarantatré omicidi commessi tra il 2016 e il 2018. L’analisi dei video girati dalla Ong Human Rights Watch in quel periodo fu prodotta quale testimonianza del fatto che Werfalli aveva agito nelle vesti di artefice di una serie di omicidi o, nella migliore delle ipotesi, come «supervisore».

Sul capo di Werfalli pendeva anche l’accusa relativa ad altri assassinii, tra i quali l’esecuzione sommaria di dieci prigionieri bendati uccisi a Bengasi fuori dalla moschea Bi’at al-Radwan presumibilmente  in rappresaglia a seguito di un duplice attentato compiuto in precedenza.

In passat, il procuratore capo della CPI Fatou Bensouda aveva ripetutamente invitato Haftar a consegnare Werfalli alla Giustizia, una richiesta tuttavia rimasta senza esito.

Werfalli era anche nella lista dei ricercati dell’Interpol per aver ordinato esecuzioni extragiudiziali in Libia, inoltre era destinatario delle sanzioni irrogate da dagli Stati Uniti d’America e dall’Unione europea.

Nel febbraio 2018 annunciò che si sarebbe consegnato alla polizia militare dell’LNA: lo fece, ma venne rilasciato il giorno dopo in seguito al verificarsi di violente dimostrazioni di piazza organizzate dai suoi sostenitori. Da allora rimase nella Libia orientale.

Recentemente, Werfalli e alcuni altri uomini armati che lo accompagnavano erano stati ripresi da una videocamera mentre vandalizzavano una concessionaria della Toyota nella città di Bengasi e ne molestavano il proprietario.

La Brigata al-Saiqa, che era al suo comando, in una prima fase del conflitto libico combatté al fianco dell’esercito di Muhammar Gheddafi, ma poi nel 2011 disertò.

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