INTELLIGENCE, the human factor. Transfughi: il caso Monica Witt, militare statunitense passata dalla parte dell’Iran

Il 13 febbraio scorso il FBI ha lanciato un appello pubblico al fine di localizzare Monica Elfriede Witt, una ex agente del controspionaggio dell’aeronautica statunitense che nel 2013 ha disertato per passare dalla parte degli iraniani. La donna è stata formalmente accusata di spionaggio nel 2019, avrebbe rivelato i nomi in codice e le missioni classificate di un programma di accesso speciale della DIA. Forse in questo momento è a Teheran e sta lavorando sulla tastiera di un computer dell’intelligence dei Pasdaran…

La data della sua accusa di tradimento e spionaggio in favore della Repubblica Islamica dell’Iran risale all’8 febbraio dello scorso anno, da quel giorno il sergente Monica Elfriede Witt, nata a El Paso nel 1979 e per alcuni anni in forza nel controspionaggio dell’US Air Force, è ufficialmente ricercata dal Federal Bureau of Investigations (FBI).

La Witt aveva prestato servizio come militare sia negli Stati Uniti d’America che in Medio Oriente e in Asia centrale, a partire dal 2002 ella era stata inviata in Iraq (nel 2005), nel Qatar, in Afghanistan e in Tagikistan. Le autorità statunitensi ritengono che si sia convertita all’Islam prima di congedarsi dalla Forza armata, seppure sussista la possibilità ce lo abbia fatto soltanto in seguito, cioè all’inizio del 2012, nel corso di una cerimonia che venne trasmessa dalla televisione iraniana.

Le possibili ragioni alla base del tradimento

Sulle cause alla base della defezione della Witt sono state esplorate molte ipotesi, le più accreditate sono quelle che la donna, oltre che in ragione delle allettanti offerte di denaro (in una fase della sua vita nella quale si trovava in gravi difficoltà economiche), potrebbe essere passata dalla parte di un servizio segreto di un paese ostile al suo anche perché insoddisfatta del lavoro che svolgeva nell’Intelligence dell’USAF e, forse, in quanto non intravedeva all’orizzonte prospettive soddisfacenti per il proprio futuro.

In questo senso deporrebbero i fatti. Nel 2011 la Witt versava in una acuta condizione di disagio economico, giungendo a non avere più neppure una sicurezza per quanto concerneva la casa.

Nel febbraio di quell’anno si recò comunque in Iran per partecipare alla “Conferenza internazionale sull’Hollywoodismo”, evento propagandistico organizzato dalla New Horizon Organization, sostenuta dal Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica iraniana (IRGC, i Pasdaran) e imperniato sulla condanna dei valori occidentali, sull’antiamericanismo e sull’antisemitismo.

Viaggio a Teheran e conversione all’Islam

In un articolo pubblicato sulla newsletter del Begin-Sadat Center for Strategic Studies della Bar-Ilan University, Israele, l’analista Serfan Fard afferma che, durante quella visita, «nella hall di uno degli hotel di lusso di Teheran», la Witt avrebbe incontrato alcuni agenti del MOIS (Ministero per l’Intelligence iraniano) e dell’intelligence dei Pasdaran. Nella medesima occasione, l’ex sottufficiale esperta di controspionaggio, rilasciò inoltre un’intervista che venne trasmessa dalla televisione iraniana.

Sempre nello stesso articolo, Fard ritiene che la donna si sia convertita all’Islam nel 2012, nel corso di una cerimonia trasmessa anche questa dalla televisione iraniana.

Nel maggio di quell’anno, una volta fatto ritorno a Washington, sarebbe stata messa sull’avviso dal FBI del fatto che era divenuta oggetto delle attenzioni dei servizi segreti di Teheran,  che durante tutta la sua permanenza nella Repubblica Islamica l’avevano attenzionata molto da vicino.

Transfuga con i Pasdaran

Nel febbraio del 2013 la Witt tornò in Iran per partecipare a un’altra conferenza, periodo nel quale venne contattata da un’agente dell’intelligence dei Pasdaran. A questo incontro seguì la sua apparizione in un video propagandistico dai toni molto accesi, nel quale la donna criticava aspramente gli Usa e definiva la repubblica Islamica iraniana «amante della pace».

L’analista del BESA Center si spinge ad affermare che gli agenti dell’IRGC e del MOIS si siano interfacciati alla Witt, ormai transfuga, persino in territorio americano, si tratterebbe di elementi in parte arrestati dal FBI a seguito di attività di controspionaggio condotte dal 2017 al 2021, agenti parte di alcune cellule in sonno costituite dai servizi segreti iraniani in territorio statunitense prima degli attentati jihadisti di al-Qaeda compiuti l’11 settembre 2001 anche ricorrendo al reclutamento di giornalisti e studenti.

Il «contatto»: una giornalista naturalizzata iraniana

Proprio una giornalista televisiva, almeno secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe stata il “contatto” della Witt, l’americana di origini iraniane Marzieh Hashemi, che durante le riprese di un film di propaganda anti-Usa avrebbe avuto occasione di rimanere in stretto contatto con l’ex sottufficiale dell’USAF.

La Hashemi è una giornalista nata a New Orleans, in Louisiana, trasferitasi poi nella Repubblica Islamica dove è stata naturalizzata iraniana e ha continuato a lavorare per la Press TV, considerata un’emanazione del MOIS.

Il FBI, ritenutala una reclutatrice per conto dei servizi segreti degli ayatollah, l’arrestò il 15 gennaio del 2019, per poi rilasciarla dopo una settimana. Nei giorni della sua breve detenzione il National Iranian American Council (NIAC) esercitò pressioni sul governo degli Stati Uniti organizzando manifestazioni di protesta davanti al Congresso richiedendone il rilascio.

Volo Dubai-Teheran

Fu alla Hashemi che la Witt nel giugno del 2012 confidò di avere tentato senza successo di disertare rivolgendosi all’ambasciata iraniana a Kabul?

Non è del tutto chiaro. Sta di fatto, però, che nel febbraio dell’anno seguente ella riuscì nel suo intento e, il giorno 28 agosto 2013, si imbarcò all’aeroporto di Dubai su un volo di linea diretto a Teheran, dove – sempre secondo il FBI – iniziò a collaborare attivamente con i servizi segreti della Repubblica Islamica, ai quali avrebbe fornito informazioni sensibili e, su impulso dei quali, avrebbe addirittura contribuito all’organizzazione di operazioni iraniane in territorio Usa, il cui fine, tra gli altri, sarebbe stato quello di carpire informazioni violando i sistemi informatici della Defense Intelligence Agency (DIA), la principale agenzia militare statunitense di intelligence per l’estero, della Central Intelligence Agency (CIA) e dell’ufficio del direttore della National Intelligence Agency (NIA).

Dov’è Monica?

Si ritiene che Monica Elfriede Witt stia probabilmente lavorando per i servizi segreti iraniani. Le autorità di Washington hanno reso noto che potrebbe essere depositaria di informazioni classificate in grado di portare all’identificazione degli ufficiali in forza presso le agenzie di Intelligence americane, nonché delle loro fonti.

Se questo corrisponde a verità la Witt assume un ruolo e una caratura di notevole rilievo, dimensione che ne fa un elemento oltremodo pericoloso per la sicurezza degli Stati Uniti.

Ora, non è certo un mistero che gli iraniani attraverso i loro  organi di intelligence monitorino costantemente le forze statunitensi presenti nelle regioni del Medio Oriente, Nord Africa e Asia centrale, uno sforzo spionistico che li porta ad avvalersi anche dell’aiuto di propri alleati locali.

Lo stesso ministro dell’Intelligence della Repubblica Islamica lo ha chiaramente ribadito di recente nel corso di un suo discorso tenuto al Majlis, il parlamento di Teheran. Dunque, il fatto che i Pasdaran e gli agenti del MOIS abbiano potuto fare ricorso a una «defezionista» come la Witt non meraviglia affatto.

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