INDUSTRIA, compressori. Dopo l’ultimatum di Wanbao adesso per salvare la fabbrica serve un «prestito ponte» da parte dello Stato

«Si vende o si chiude» avevano ultimato al Governo italiano i cinesi proprietari degli impianti di Mel, frazione di Borgo Valbelluna, poi avevano dato dodici mesi per trovare un acquirente incaricando la londinese PWC. Si tratta dell’unica fabbrica di macchinari del genere per frigoriferi. La creazione di un «polo dei bianchi» che comprende gli impianti piemontesi di Chieri dove si producono i motori. Le lentezze della Commissione europea e l’ipotesi relativa all’intervento di Invitalia

Apparentemente una crisi industriale come tante altre di questi tempi, accelerata dalla disastrosa pandemia di coronavirus. Il dramma vissuto dai 285 lavoratori degli impianti e dalle loro famiglie, un’azienda che potrebbe sopravvivere ma che incontra ulteriori difficoltà.

In estate, la proprietà cinese, la multinazionale Wanbao ACC Italia decide di smettere di finanziare la fabbrica di compressori per frigoriferi di Mel, frazione di Borgo Valbelluna, un’impresa che con i soli propri mezzi sarebbe stata destinata a bloccare gli impianti e a chiudere definitivamente.

Il prezzo dei compressori dei frigoriferi erano aumentati e per i fornitori erano cominciati i ritardi nei pagamenti. Secondo i dati allora forniti Haijiang Lu, responsabile dello stabilimento bellunese, la fabbrica perdeva 700.000 euro al mese.

Non era valso quasi a nulla neppure l’incontro avuto al Ministero dello Sviluppo economico (Mise), dove era stato aperto un altro tavolo istituzionale tra i sindacati e i rappresentanti dell’impresa. Ma questi ultimi, i cinesi di Wanbao, erano decisi a vendere, al punto che avevano già conferito mandato per realizzare la transazione al network internazionale di consulenza PWC (PricewaterhouseCooper), che ha sede a Londra.

La proprietà si era data dodici mesi di tempo per perfezionarla, altrimenti avrebbe proceduto alla chiusura degli impianti. Le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) avevano chiesto sei mesi in più, ma c’era poco da fare, poiché nei fatti sarebbe stata garantita soltanto l’ordinaria amministrazione nel corso del tempo necessario alla cessione di uno stabilimento acquisito cinque anni prima partecipando a un’asta internazionale gestita da un commissario straordinario in virtù dell’applicazione della cosiddetta Legge «Prodi Bis».

A rischio chiusura era l’unico stabilimento italiano (assieme alla Embraco di Riva di Chieri) produttore di compressori per refrigerazione, in una fase nella quale, paradossalmente, l’impresa aveva chiesto alle maestranze di fare gli straordinari.

L’interpellanza parlamentare alla Camera dei Deputati

Nell’interpellanza parlamentare nr.2-710 presentata alla Camera dei Deputati dagli onorevoli Dario Bond e Catia Polidori, alla quale è stata data risposta nella mattinata di ieri, concernente misure volte a garantire la continuità industriale dello stabilimento Wanbao VCC di Mel anche attraverso iniziative di competenza finalizzate alla nomina del commissario giudiziale.

Secondo Bond (Forza Italia), «questo stabilimento industriale nel corso della sua storia è stato depredato da grandi manager che, però, poi hanno portato via tutto. Poi ha avuto la forza di reagire e ha trovato una persona seria, capace, che conosceva l’ambiente del “bianco”, degli elettrodomestici, il commissario Maurizio Castro, nominato dal Mise, che l’ha rimessa in sesto trovando anche degli acquirenti cinesi. Questi ultimi, tuttavia, non hanno aiutato l’azienda a svilupparsi, anzi, il contrario».

Questo l’esordio dell’interpellante, che, malgrado appartenesse a un partito all’opposizione, ha comunque trovato parole di elogio per il Governo in carica, poiché, ha egli affermato, «in determinati momenti ha saputo reagire facendo “sistema”, cercando di difendere questo sito produttivo».

Una reazione agli eventi che ha visto protagonisti il Mise e la Regione Veneto, i Comuni del territorio e, ovviamente, i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali.

Un impianto strategico, ma c’è bisogno di liquidità

Il pubblico è dunque intervenuto per salvare questa realtà produttiva unica nel Paese assieme alla Embraco Europe S.r.l. di Riva di Chieri, in Piemonte, con la quale è stato costituito un “polo nazionale” del bianco.

«Con un occhio al mercato – ha proseguito l’onorevole Bond – in questi ultimi mesi sono stati intercettati molti ordinativi, quindi questa azienda si può salvare e può venire rilanciata, perché non è decotta».

Infatti, gli impianti dell’azienda di Mel attualmente stanno producendo a ritmi continui e l’impresa, in una fase critica come questa, sta addirittura assumendo del personale.

Tuttavia manca la liquidità, quindi c’è bisogno di un sostegno finanziario per coprire le spese degli acquisti di materie prime. Si tratta di dieci-dodici milioni di euro che le banche erogherebbero, ma per farlo è necessaria l’autorizzazione della Commissione europea, dove però la pratica, nonostante i ripetuti appelli, la pratica è bloccata.

Le lentezze della Commissione europea

Nella sua interpellanza l’onorevole Bond si è spinto a proporre l’intervento di Invitalia, «se l’Europa ci nega la possibilità di intervenire con aiuti pubblici perché li considera “aiuti di Stato” salta tutto il sistema Italcomp che abbiamo realizzato e con lui anche tanti posti di lavoro».

Per la salvaguardia dell’impresa viene dunque richiesto un «prestito ponte», una boccata di ossigeno di cinque o sei milioni che permetta a Italcomp di sopravvivere e svilupparsi, poiché, ha concluso il parlamentare veneto, «è probabile che l’Europa fornisca una risposta il prossimo mese di giugno, quindi troppo tardi, mentre c’è bisogno che essa venga data a febbraio o, al massimo, i primi giorni di marzo».

Dl canto suo, il viceministro per lo Sviluppo economico Stefano Buffagni ha rilevato come: «A seguito della presentazione del ricorso per la dichiarazione di insolvenza ai sensi del Decreto legislativo dell’8 luglio 1999 nr.270, depositato dalla società Wanbao lo scorso 25 marzo, si è svolta l’udienza presso il Tribunale di Venezia riguardante il citato gruppo cinese. All’esito di tale udienza è stato deliberato lo stato di insolvenza in Italia di Wanbao ACC S.r.l. ed è stato nominato il commissario giudiziario nella persona dell’avvocato Anna Di Pasquale».

Il progetto integrato «Italcomp» per il rilancio

Il 19 maggio scorso ha poi avuto luogo un nuovo incontro a seguito della convocazione di un tavolo da parte del Mise, nel corso del quale è stato preso atto dell’ammissione della procedura di amministrazione straordinaria e della nomina a commissario straordinario del dottor Maurizio Castro.

Relativamente, invece, alle vicende della vertenza, il rappresentante del Governo ha informato che «successivamente alla data in cui è stata presentata l’interrogazione parlamentare dell’onorevole Bond si sono tenute diverse riunioni ministeriali. Due, in particolare, si sono tenute presso la prefetture di Torino e di Belluno, che hanno visto un’ampia partecipazione delle parti sociali, delle Istituzioni regionali e locali, del Mise, del Ministero del Lavoro, di quello per i Rapporti con il Parlamento e di Invitalia».

In tali sedi il rappresentante del Mise ha presentato un progetto integrato di politiche per il rilancio delle due realtà produttive: Wanbao ACC di Mel ed ex Embraco di Riva di Chieri, finalizzato alla creazione di un polo industriale italiano per la realizzazione di compressori per la refrigerazione, che possa assumere un ruolo chiave nel mercato europeo.

«Nello specifico – ha aggiunto Buffagni – il progetto per il rilancio dei due stabilimenti prevede il possibile intervento del Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per la prosecuzione delle attività d’impresa, in applicazione del disposto di cui all’art. 43 del Decreto nr.34/2020, convertito in nel quadro del cosiddetto “Decreto rilancio” del 2020».

Un polo industriale italiano dei compressori per la refrigerazione

Obiettivo dichiarato del citato progetto integrato è «la possibilità di restituire un elevato grado di competitività all’impianto di Wanbao ACC nel mercato europeo investendo in produzioni di alta gamma, altamente innovative e maggiormente rispondenti alle richieste del mercato sulla base dei nuovi parametri ambientali europei».

Esso prevede altresì che lo stabilimento veneto mantenga le attuali produzioni di compressori, arricchite altresì da importanti innovazioni tecnologiche. Lo stabilimento di Riva di Chieri sarà invece un centro di eccellenza nella produzione di motori per elettrodomestici, le due linee produttive, quindi, saranno complementari e non in competizione tra loro.

Sono previsti investimenti pubblici aggiuntivi in entrambi gli stabilimenti industriali per un importo, riferisce il viceministro Buffagni, di cinquentasei milioni di euro, inoltre sono anche allo studio possibili modifiche all’assetto della compagine societaria mediante la costituzione di una newco partecipata da capitali sia pubblici che privati, operazione che pertanto dovrà venire autorizzato dalla Commissione europea.

«Sotto il profilo temporale – ha concluso il viceministro – si ipotizza di avviare la produzione entro la seconda metà del 2021, mentre il piano di rilancio aziendale dovrebbe avere piena attuazione entro il 2023».

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