Incertezza al cubo sulla possibilità che Renzi e i suoi stasera aprano una crisi al buio mediante il ritiro dei due ministri in quota Italia Viva, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, dopo il voto a favore al piano di ripresa, la bozza sul Recovery Plan in discussione al Consiglio dei ministri, i cui lavori è previsto inizino alle nove e mezza.
Però, mentre al Quirinale il Presidente della Repubblica Mattarella vive ore di estrema preoccupazione per le sorti del Paese, il capo dell’esecutivo in carica, supportato dal vertice politico del partito di maggioranza relativa, il Movimento 5 stelle, gioca d’anticipo cercando di chiudere gli spazi di manovra al suo inaffidabile alleato: «se Renzi si sfila e fa cadere il Governo saranno a considerarsi escluse future coalizioni politiche con il partito Italia Viva».
Immediate le reazioni dei leader politici della maggioranza. Per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio «una crisi di governo è inspiegabile», ma Matteo Renzi persevera con l’espediente retorico del MES e del paradigma del «debito buono» di Draghi: «Irresponsabile sarebbe sprecare centinaia di miliardi dei nostri figli facendo debito cattivo e non investendo sulla sanità».
Si tratta di aspetti entrambi degni di considerazione, tuttavia in questo momento pericolosi qualora utilizzati strumentalmente come una clava per colpire un esecutivo composito e in difficoltà.
Sulla imminente crisi è intervenuto anche il segretario del Partito Democatico Nicola Zingaretti, che ha ribadito come sia «un grave errore politico» quello di Renzi e, «io lancio un appello al buon senso».
Ma, forse, le sue parole non volevano esprimere soltanto appelli e auspici, poiché tra le righe, guardando in controluce, i più attenti sono in grado di scorgere la filigrana del suo discorso e anche i possibili sibillini riferimenti, forse un preciso segnale: «Col suo comportamento Renzi sta regalando una clamorosa opportunità alle destre amiche di Tump», ha egli affermato.
Come va interpretata questa sua frase? In questa difficile fase chi potrebbe avere interesse ad animare gli «sfascisti»?
La posta in gioco è alta, essa consiste principalmente negli ingenti finanziamenti europei e nel controllo dei servizi segreti, con tutto ciò (ed è assai) che ne consegue.
È dunque immaginabile che a stimolare l’attivismo destabilizzatore possano essere in molti, stake holders di diversa natura capaci di dare coraggio ad attori che si muovono sulla scena politica italiana.