AGRICOLTURA, Made in Italy. Le esportazioni del settore costituiranno il volano per la futura ripresa dell’economia?

Incoraggianti i dati registrati nel 2020 relativi alle vendite all’estero del Food & Beverage italiano, oltre 22 miliardi di euro, quindi in crescita del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dei 445.665 addetti del settore alimentare e delle bevande, il 61,3% si concentra in realtà imprenditoriali di minori dimensioni e il 35% opera in imprese artigiane

a cura di Seles Export – L’agroalimentare tiene, anzi, rilancia e lo fa soprattutto grazie all’export, che verso alcuni mercati cresce anche a due cifre. Questo è il quadro che emerge dai numeri del primo semestre di quest’anno, in attesa di un consuntivo maggiormente accurato sulle tendenze e dello sviluppo del business a TuttoFood 2021, in programma a Fieramilano dal 17 al 20 maggio prossimi.

Un’elaborazione dei dati diffusi dall’Istat Coeweb, relativi ai settori dell’agricoltura e dei prodotti alimentari, indica che nei primi sei mesi dell’anno in corso l’export Food & Beverage italiano è stato di oltre 22 miliardi di euro, in crescita del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

In testa, con un valore pari a 13,7 miliardi e un incremento del +5,4% annuo, si pongono le esportazioni di prodotti alimentari, seguite da quelle dell’agricoltura con 3 miliardi e una crescita dell’1,8 per cento.

I prodotti alimentari italiani più richiesti all’estero. La pasta ha fatto registrare un significativo balzo nelle vendite all’estero (21% in volume), con 97.000 tonnellate esportate in più rispetto al 2019, delle quali 72.000 nel mercato comunitario.  Positivo anche il risultato del vino, con un +5,1% sui mercati extra-Ue nel primo quadrimestre.

Seguono dappresso i prodotti da forno, con 2,3 miliardi di euro di valore e una crescita a doppia cifra (+15,6%), frutta e ortaggi lavorati e conservati, che esportano per 1,9 miliardi, registrando un incremento del +6%, infine i prodotti  lattiero-caseari con 1,8 miliardi, pari a un +0,8 per cento.

Mercati di destinazione. Per quanto riguarda i principali mercati di destinazione, si segnalano in maggiore crescita il Giappone (+16,9%), la Cina (+13,7%) e l’Oceania (+8%), ma sono andati bene anche mercati storici, quali quello di Germania (+6,7%), Svizzera (+5,7%) Usa e Francia (+4,2%).

Altro aspetto degno di nota è quello della distribuzione dei volumi, poiché le esportazioni avvengono in percentuale equilibrata sia in direzione di altri Paesi europei che extraeuropei, indice che negli ultimi anni le imprese italiane si sono orientate anche verso i mercati emergenti. In particolare, nel primo semestre del 2020 l’export verso l’Unione europea (i 27 Stati membri senza il Regno Unito) ha sfiorato i 12,5 miliardi di euro, mentre quello verso il resto del mondo ha contabilizzato oltre 9,6 miliardi.

Volumi di esportazioni per regione. Tra i territori italiani che hanno contributo maggiormente all’export, in testa risulta l’Emilia Romagna con oltre 4 miliardi, quindi Veneto e Lombardia, che hanno esportato rispettivamente per 3,43 e 3,42 miliardi, seguiti a breve distanza dal Piemonte, con circa 3 miliardi, mentre sopra il miliardo di valore ci sono la Campania (circa 2 miliardi di euro), la Toscana (1,26) e il Trentino Alto Adige (1,16).

Si sottolinea inoltre che, se l’agroalimentare Made in Italy piace all’estero, il merito va ascritto soprattutto alle piccole e medie imprese, poiché dei 445.665 addetti del settore alimentare e delle bevande, il 61,3% si concentra in realtà imprenditoriali di minori dimensioni e il 35% opera in imprese artigiane.

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