MEDITERRANEO, Tunisia. La fragilità e la forza di un paese chiave che, allo stesso tempo, è «estero ma non estraneo» all’Italia

Presentato a Roma l’ultimo numero di “Le Sfide”, periodico della Fondazione Bettino Craxi, una monografia che analizza questa repubblica del Nord Africa che è speranza sia per sé che per l’Europa

Cosa conosce realmente della Tunisia l’opinione pubblica italiana? Soltanto barconi di disperati che partono dalle sue coste? Pescherecci che sconfinano nelle acque territoriali italiane? Una situazione di precarietà politica e instabilità? Uno dei tanti Stati della sponda sud del Mediterraneo sconvolta da sanguinosi colpi di stato e da repressioni di inesorabili quanto crudeli mukhabarat.

In un mondo che si caratterizza per le immagini impressionanti e dove la comunicazione sostituisce molto spesso l’informazione, imponendo i suoi efficaci e brevi slogan, il passo verso l’ampliamento di un luogo comune già esistente è breve.

Cosa si conosce davvero della Tunisia? In verità la Tunisia è qualcosa di diverso dagli immigrati clandestini che “ciondolano” nelle città italiane o dei panettieri e pizzaioli che, invece, sono riusciti a integrarsi nel tessuto sociale ospite e si preparano a vedere le generazioni di italiani loro figli e nipoti partecipare a pieno titolo allo sviluppo dei destini del Paese.

Infatti è molto di più, ma per comprenderlo la si dovrebbe osservare attraverso le lenti giuste e con animo lucido e sereno.

Intanto la geografia, che di per sé non è poca cosa, poiché Tunisia e Italia quasi si toccano, separate da quel sottile braccio di mare che è il Canale di Sicilia.

Poi la storia, poiché attraverso i vari cicli storici dall’antichità a oggi in essa non si rinviene una marcata soluzione di continuità dei rapporti intercorrenti tra le due sponde del Mediterraneo. In modo particolare con l’Italia, con la quale Tunisi è strettamente legata, soprattutto a partire dalla sua indipendenza seguita al lungo protettorato francese.

Già, perché il senso della necessaria cooperazione bilaterale si rinviene proprio nelle differenze, come quella che vede Parigi come un «partner storico» e Roma invece come un «partner scelto».

Un esempio di tolleranza circondato da un deserto di instabilità. Oggi la Tunisia sono i begli occhi neri delle ragazze che parlano almeno tre lingue, l’arabo, il francese e l’italiano. Che studiano e anelano a una esistenza moderna seppure non recisa dalle proprie tradizioni e dalla propria cultura. Che credono e sperano nella democrazia e nei diritti.

La Tunisia è un esempio di tolleranza circondato da un deserto di guerra e negazione di libertà, di disperazione e mancanza di futuro, di prevaricazione e di fanatismo.

Un bel sogno, tuttavia messo a repentaglio da forze che vorrebbero riportare tutto indietro, per interesse ovviamente, come sempre accade nell’agire umano.

I fanatici sparano e, oltre ai morti innocenti delle loro stragi terroristiche, lasciano sul terreno l’economia nazionale. Di questo ne sono perfettamente consapevoli tutti gli strateghi del jihad 2.0, quelli che attraverso la depressione del livello di occupazione e di benessere del paese contro il quale mirano attraverso il loro obiettivo vorrebbero mutarne il corso dello sviluppo per approfittarne.

Ma, per quanto delicata e piagata dal terrorismo e dalla crisi economica, la Tunisia permane fortunatamente un esempio di tolleranza. Un paese che, dopo una rivoluzione sostanzialmente indolore, si è dotata di una costituzione moderna e garante dei diritti e, da poco più di un mese, anche da un nuovo governo, un esecutivo «tecnico» al quale è stato fatto carico di affrontare i non pochi problemi che affliggono il paese.

E proprio per queste e per tante altre ragioni non deve venire lasciata sola.

Un paese chiave. Si può provare a girare la faccia dall’altra parte, certo, ma il Mediterraneo resta comunque il fulcro di una comunità di destini, nel bene e nel male.

Non soltanto per l’Italia, con l’isola di Pantelleria così vicina a Cap Bon, ma anche per l’Europa, per la NATO e, financo, per quegli Stati Uniti d’America che si sono andati gradualmente disimpegnando dal Mediterraneo per poi, precipitosamente, ritornare in parte sui loro passi. Poiché la Tunisia costituisce un attore importante ai fini della sicurezza regionale data la sua posizione nello scacchiere.

Dal canto loro, gli europei dovrebbero riflettere meglio sul fenomeno migratorio, un fenomeno complesso in tutti i suoi aspetti, un fenomeno «epocale» che per essere gestito nella maniera migliore richiede risposte diverse da quelle fornite dal «buonismo a tutti i costi» (che talvolta dietro di sé cela ben precisi interessi) o di quelle apparentemente «muscolari», poiché è necessario addivenire all’integrazione nel migliore dei modi possibili e, in ogni caso, fino a quando risulta possibile. Anche con accordi come quelli in essere da anni tra gli Stati italiano e tunisino.

Il futuro comune. L’immigrazione è uno degli aspetti di maggiore rilievo delle relazioni bilaterali, visto che c’è anche l’interscambio economico, con l’Italia che ne beneficia dal punto di vista della bilancia commerciale esportando molto in Tunisia.

In Italia nelle prossime settimane è attesa la visita ufficiale del presidente tunisino Kaïs Saïed, l’ultima volta che un capo di governo partì da Tunisi alla volta di Roma risale al febbraio del 2017. Un viaggio importante che segnerà nuove relazioni bilaterali in questo agitato scenario comune.

Questi argomenti sono stati approfonditi nel corso della presentazione dell’ultimo numero di “Le Sfide”, periodico della Fondazione Bettino Craxi, una monografia che analizza questa repubblica del Nord Africa che è speranza per sé stessa e allo stesso tempo anche per l’Europa.

insdertrend.it è in grado di proporre la registrazione integrale dell’evento, che ha avuto luogo lo scorso 29 settembre presso la residenza dell’ambasciatore di Tunisia a Roma

A266 – TUNISIA, PAESE CHIAVE NEL MEDITERRANEO E PER L’ITALIA. La sua sempre maggiore importanza in una regione caratterizzata dalla estrema instabilità e dai conflitti.

Presentato il 29 settembre 2020 a Roma, presso la residenza dell’ambasciatore di Tunisia, l’ultimo numero di “Le Sfide”, periodico della Fondazione Bettino Craxi, una monografia che analizza questa repubblica del Nord Africa che rappresenta allo stesso tempo una speranza per sé, ma anche per l’Europa.

Sono intervenuti MARIO BARBI (già parlamentare della Repubblica e attualmente Direttore de “Le Sfide”), MARGHERITA BONIVER (già Parlamentare della Repubblica e attualmente Presidente della Fondazione Bettino Craxi), MOEZ SINAOUI (ambasciatore di Tunisia a Roma e Rappresentante permanente della Tunisia presso la FAO e le Organizzazioni delle Nazioni Unite, nonché presso la Repubblica di Cipro), VITA MARTINCIGLIO (Parlamentare della Repubblica), STEFANIA CRAXI (Senatore della Repubblica e vicepresidente della Commissione Affari esteri e Immigrazione del Senato), SAMI BEN ABDELAADI (parlamentare all’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo della Tunisia eletto nelle liste dei cittadini tunisini residenti all’estero).

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