Nel celebre film di Ettore Scola “La più bella serata della mia vita”, tratto dal romanzo dello scrittore elvetico Friederich Dürrenmatt, un elegante, rampante e scaltro Alberto Sordi attraversò la frontiera a Ponte Chiasso mettendosi in coda tranquillo con la sua fiammante Maserati Indy.
Al militare della Guardia di Finanza che effettuò il controllo dei suoi documenti d’identità e dell’autovettura lui fece rimostranze, poiché il traffico gli aveva fatto perdere del tempo importante e adesso stava per fare tardi.
Con sé aveva soltanto una borsa vuota, fatto che aveva attratto l’attenzione del militare delle Fiamme gialle.
Era vuota perché i duecento milioni di lire (a lira 1972, beninteso) ce li avrebbe messi dopo, nel retrobottega di una salsamenteria di Lugano, prima di andarli a depositare in una confortevole banca svizzera.
Gli sarebbe andata male, ma non a causa della polizia tributaria, bensì per un inquietante destino che lo avrebbe portato alla morte, attratto inconsapevolmente verso di essa da una splendida motociclista vestita di una tuta di pelle nera (Janet Agren).
La borsa era vuota perché a far passare illegalmente i soldi dall’altra parte della frontiera erano stati gli spalloni, nascondendoli nel doppiofondo di uno scatolone di confezioni di conserve alimentari.
Sembra ieri ma invece è oggi: la Guardia di Finanza di Como, nell’ambito di un procedimento penale pendente presso la locale Procura della Repubblica, ha effettuato una serie di complesse indagini che hanno portato alla scoperta di un sodalizio criminale dedito al riciclaggio dei proventi dei delitti tributari e del commercio abusivo di oro, che trasferiva fraudolentemente valuta in contanti e oro da investimento coniato in monete, da e per la Svizzera.
I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della città lariana hanno tratto in arresto due persone in flagranza di reato, mentre altre diciannove sono state denunciate a piede libero.
Sequestrati 36 chilogrammi di oro in forma sia di lingotti che di sterline da investimento, oltre a denaro contante ammontante a circa 660.000 euro e cinque autovetture.
L’indagine svolta dalle Fiamme gialle ha riguardato il settore del riciclaggio transnazionale di valuta, fenomeno che caratterizza la provincia comasca che, non solo è situata sul confine con la Svizzera, ma si colloca anche a metà strada del crocevia finanziario che collega Lugano a Milano.
Non più pesanti bricolle trasportate da contrabbandieri lungo gli impervi sentieri nei boschi di confine, poiché ormai da tempo i moderni «spalloni» ricorrono a comode auto cariche di oro e valuta, valori ben celati in doppifondi.
In realtà, i flussi finanziari che passano da Como si diramano poi per l’intera Italia. È il caso dell’episodio che ha portato all’arresto di due degli indagati quando vennero sorpresi dai militari all’uscita del casello autostradale di Brescia mentre si scambiavano un pacco contenente banconote per il valore di 138.500 euro, consegnati da un imprenditore lombardo a uno spallone perché li trasferisse in Svizzera.
Ed è proprio sui patrimoni di rientro dalla Svizzera che si sono concentrate le indagini della Guardia di Finanza, che non solo ha effettuato denunce e sequestri a carico di chi è rientrato in Italia senza effettuare le previste dichiarazioni in Dogana, ma ha altresì approfondito le modalità con le quali i destinatari finali di queste provviste finanziarie costituivano i loro tesoretti all’estero non dichiarandolo al fisco.
Per questa ragione sono state segnalate per gli opportuni approfondimenti fiscali ai Reparti delle province di Parma, Napoli, Genova e Trento, le posizioni di coloro che detenevano illecitamente denaro in Svizzera.
I vertici del sodalizio, in concreto, gestiscono oltreconfine intermediari finanziari – nella forma per lo più di società fiduciarie o di cambiavalute – curando, su esplicita richiesta del cliente finale il flusso finanziario.
Infatti, dalla Svizzera all’Italia provvedono dapprima alla monetizzazione dei flussi finanziari esteri e, successivamente, al trasferimento dei fondi mediante spalloni nel senso contrario (dall’Italia alla Svizzera), provvedendo al ritiro del contante in Italia, al trasferimento oltreconfine e quindi al versamento in appositi conti correnti, accesi presso banche elvetiche, oppure al deposito in cassette di sicurezza anonime situate all’interno di istituti di credito e presso uffici cambio.