Confapi Roma e Lazio richiede di rimuovere immediatamente la norma contenuta nel dl 124/2019, il cosiddetto «decreto fiscale», normativa di recente introduzione che obbliga il committente al versamento delle ritenute fiscali per i lavoratori impiegati nell’appalto.
Tra i circa mille emendamenti presentati nelle ultime ore nella sua fase di conversione, le piccole e medie imprese attive nell’edilizia sollecitano l’abolizione di una misura che rischia di costituire l’ennesimo colpo al già precario equilibrio finanziario del settore, finora sopravvissuto a una crisi senza precedenti.
Si tratta pertanto – afferma Confapi in un suo comunicato stampa diffuso oggi – di un ulteriore e inammissibile misura punitiva per il comparto, un altro onere burocratico e un insostenibile fendente alla liquidità delle aziende, in totale controtendenza rispetto ai conclamati intenti di semplificazione dei procedimenti amministrativi nei rapporti tra imprese e fiscalità.
Ancor più grave – prosegue la nota – è che la disposizione esclude, peraltro, la possibilità di attivare meccanismi di compensazione con i crediti fiscali che, come noto, sono spesso rilevanti nel settore delle costruzioni, soprattutto in relazione all’Iva.
Confapi contesta inoltre che all’aspetto penalizzante della norma si aggiunge la sua sostanziale inapplicabilità, poiché l’articolo 4 prevede che il calcolo della retribuzione e delle ritenute sia svolto per ogni singola commessa.
Appaltatori e subappaltatori dovrebbero dunque fornire al committente l’elenco dei lavoratori che sono stati impiegati nell’appalto, il dettaglio delle ore prestate da ogni singolo lavoratore, l’ammontare della retribuzione riferita all’appalto e le relative ritenute fiscali eseguite nel mese precedente nei confronti del lavoratore, con separata indicazione di quelle relative alla prestazione affidata dal committente.
Risulta evidente – sottolinea l’organizzazione delle Pmi -, che l’estensore della norma non ha minimamente considerato il fatto che l’attività edilizia si caratterizza per il frequente impiego di lavoratori in più appalti, aspetto che rende praticamente impossibile una gestione così delineata e minuziosa.
L’attuazione forzata dell’articolo 4 – conclude il comunicato stampa – comporterebbe uno stravolgimento delle norme e delle consuetudini che disciplinano il calcolo della retribuzione, oltre a un impatto devastante sui committenti pubblici, che dovrebbero organizzare una nuova gestione amministrativa su diversi conti correnti destinati ai singoli contratti di appalto.
Accorato l’appello lanciato dal presidente di Confapi Roma e Lazio Massimo Tabacchiera: «Chiediamo un tempestivo ripensamento su una norma che, pur se introdotta con intenti anti frode, colpirebbe definitivamente proprio la parte sana e corretta del sistema imprenditoriale, paralizzando il già precario settore degli appalti pubblici».