INTELLIGENCE, Central Intelligence Agency. Il «braccio criminale» di Langley raccontato nell’ultimo libro di Fabrizio Gatti.

Il giornalista de L’Espresso descrive la storia della rete clandestina che ha operato in Europa e Italia dalla fine della guerra fredda

La rete clandestina organizzata da Langley che ha operato in Europa (e in particolare in Italia) aveva una vera e propria struttura criminale. Non si tratta certo di una novità in questi casi, poiché da sempre i servizi segreti di ogni stato per portare a termine i “lavori sporchi” hanno frequentemente fatto ricorso alla criminalità comune a loro collegata.

Nel suo ultimo libro, “Educazione americana”, edito da La nave di Teseo attualmente in vendita nelle librerie, Fabrizio Gatti, giornalista de “L’Espresso”, nella descrizione delle vicende di questa struttura parte dalla fine della guerra fredda per giungere fino a oggi.

Si tratta di un romanzo verità, 486 pagine nelle quali scorre la storia degli ultimi trenta anni di questo paese (ma non solo) letta attraverso una serie di episodi oscuri rivelati da un agente segreto da poco a riposo che di quella “squadra” fece parte. Simone Pace, questo il suo nome di copertura usato fittiziamente dall’autore nel suo romanzo.

Si inizia con quella fase di epocali mutamenti, sia nella politica che nell’intelligence, che spaziò nel periodo intercorrente tra il 1992 e il 1994. Immediatamente dopo la caduta del Muro di Berlino dunque.

Un periodo, questo, che nel libro viene approfondito, poiché – afferma Gatti – la squadra era a conoscenza almeno di quanto avveniva a Milano. Simone Pace in quegli anni assiste anche a uno scontro intestino alla Cia, che vede opposte la fazione riconducibile alla “vecchia guardia”, che aveva operato nel corso della lunga guerra fredda (che in Italia ha significato anche la strategia della tensione e le altre numerose attività di contrasto del comunismo) e, appunto, la sua squadra, in probabile via di smobilitazione.

«Victor» – agente di origini siciliane a capo della rete clandestina statunitense in Italia dal giugno 1991 all’agosto 1993 – due giorni prima del natale 1991 nel corso di un incontro riservato con il suo agente infiltrato (e probabilmente anche con altri agenti della stessa rete) avverte della possibile smobilitazione nell’eventualità di una probabile guerra civile che sarebbe potuta divampare in Italia.

«Qualunque cosa accada –  gli dice – ogni prima domenica del mese saremo pronti a recuperarti a Innsbruck, in Austria».

Fantascienza? Esagerazioni di un millantatore? Alla fine del mese di novembre del 1993, cioè quando il Paese si trovava ancora nel pieno dell’attacco stragistico dei corleonesi di Totò Riina allo Stato, le prefetture di Piemonte, Lombardia e Veneto unitamente alle questure e ad alcune unità militari, effettuarono un’esercitazione avente quale tema l’addestramento al fronteggiamento di una guerra civile.

Nel frattempo alla Casa Bianca si insedia il democratico Bill Clinton, Victor viene trasferito e al suo posto in Italia viene inviato un altro controllore, «Michael», che non pianifica più attività operative, ma dirama l’ordine di reclutare nuovi agenti e informatori italiani tra gli esponenti delle Forze dell’ordine, i militari e i dipendenti della pubblica amministrazione.

Era la tessitura di una nuova rete di intelligence diversa da quella attiva in precedenza durante la guerra fredda e la successiva intensa fase di transizione?

Michael sarà colui che darà vita al dossieraggio sul primo governo presieduto da Silvio Berlusconi anche e principalmente lo spionaggio ai danni di quello che allora era uno dei suoi bracci destri, cioè Marcello Dell’Utri, con venti anni di anticipo sui suoi rapporti con la mafia, allora solo presunti, ma in seguito confermati da sentenze giudiziarie.

Un governo che cadde a causa della fiducia fatta mancare dalla Lega Nord di Umberto Bossi, che uscì dalla coalizione, una mossa – secondo quanto riferito dal misterioso Simone Pace – che rispose ha un’esigenza allora rappresentata da Washington, che voleva scaricare l’uomo d’affari di Mediaset.

Le cose sarebbero poi cambiate con l’elezione di George Walker Bush alla presidenza degli Usa, che investirà anche l’Italia con la sua “guerra globale al terrorismo”.

A Roma, il 3 gennaio 1999, dopo la consegna nelle loro mani del codice sorgente delle criptazioni dei messaggi segreti russi, effettuata dalla moglie di un alto funzionario del Fsb, un uomo venne inseguito sul lungo Tevere da alcune persone e, una volta raggiunto, gettato nel fiume.

Il mattino seguente nelle acque venne rinvenuto il cadavere di un uomo avente le caratteristiche somatiche e i vestiti di colui il quale quell’operazione così importante aveva coordinato.

Evidentemente di essa non dovevano rimanere tracce, nessuna testimonianza diretta di chi vi aveva partecipato. Quell’uomo risulta ancora presente nel Registro generale dei cadaveri non identificati del Ministero dell’Interno.

Ne l’“Educazione americana” si narrano le imprese della “squadra”, che a Bruxelles partecipò all’omicidio di Gerald Bull (il progettista canadese del Super Cannone di Saddam) e a Parigi gettò nella Senna Brahim Bouarram, un giovane passante poi annegato.

Un’attività che non fu fatta soltanto di wet operations, poiché comprese anche il furto di segreti bancari in Svizzera, il sequestro degli imam islamisti tra i quali figurò Abu Omar (le famigerate extraordinary renditions), le trattative per il rilascio di ostaggi nel deserto del Sahara.

Fino ai giorni nostri, con il traffico di informazioni finanziarie e industriali sottratte quotidianamente dai computer di ignari ministri, manager e imprenditori. Dati di importanza strategica ottenuti mediante l’allestimento di, come quello a Milano, nei quali l’intelligence Usa attraverso sofisticati programmi informatici sniffer è riuscita a carpire informazioni estremamente sensibili.

Informazioni che l’attuale amministrazione presieduta da Donald Trump impiega poi nella sua guerra dei dazi, ottenendo grossi vantaggi attraverso la conoscenza preventiva di orientamenti o decisioni assunte nei campi finanziario e industriale.

 

Fabrizio Gatti, EDUCAZIONE AMERICANA, casa editrice La nave di Teseo, Collana Oceani, pp. 486, 20 euro. Di seguito è possibile ascoltare la lunga intervista con l’autore↓

 

 

A194 – INTELLIGENCE, “EDUCAZIONE AMERICANA”: LA RETE CRIMINALE DELLA CIA IN ITALIA. Il giornalista de L’Espresso FABRIZIO GATTI descrive la storia della rete clandestina di Langley che ha operato in Europa e Italia dalla fine della guerra fredda.

Vicende che entrano anche nella politica, ai tempi dell’inchiesta «mani pulite» e nelle stragi di cosa nostra compiute nel 1992-93. Ma anche il ricorso alla criminalità comune “non mafiosa” e la “business intelligence”. Trent’anni di operazioni segrete rivelate da uno degli agenti alle quali prese parte.

Omicidi, sottrazioni di documenti, condizionamenti della politica, l’autore inizia con quella fase di mutamenti epocali del periodo 1992-94, immediatamente dopo la caduta del Muro di Berlino.

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