SOCIETÀ, ludopatie. Giochi pubblici e dipendenze: la relazione dell’Eurispes

La tutela della salute pubblica e i riflessi delle singole misure rispetto alla prevenzione della degenerazione criminale

«Mettiamo a disposizione della III e IV Commissione permanente e del Comitato per la valutazione della normazione e valutazione delle politiche del Consiglio regionale il nostro studio dedicato al gioco pubblico e alle dipendenze in Piemonte (presentato a Torino lo scorso 7 maggio, presso la sede della Città metropolitana), ribadendo l’importanza di considerare il fenomeno del gioco nella sua complessità e non a compartimenti stagni».

Questo ha dichiarato l’avvocato Chiara Sambaldi, direttore dell’Osservatorio su giochi, legalità e patologie dell’Eurispes, audita dal Consiglio Regionale del Piemonte in merito agli studi effettuati sulle ricadute conseguenti l’applicazione della legge regionale 9/2016, recante norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo.

«La tutela della salute pubblica va perseguita tenendo conto dei riflessi delle singole misure rispetto alla prevenzione della degenerazione criminale – ha spiegato il direttore dell’Osservatorio Eurispes -, quelle previste dalla legge regionale n. 9/2016, già attivate per la restrizione dell’offerta di gioco pubblico, meritano un ripensamento alla luce degli effetti già prodotti e dei rischi concreti in termini di consegna o riconsegna del territorio urbano all’illegalità e alla criminalità organizzata. Il Piemonte non è un’isola e le mafie operano in questo àmbito in modo congiunto che potremmo definire federato».

«A fronte, quindi, di un federalismo del gioco pubblico – ha poi aggiunto -, che non può essere la soluzione, è auspicabile la ripresa dello spirito dell’intesa e, quindi, l’urgenza di una cornice di regole generali e chiare che solo lo Stato centrale può disegnare, in un rinnovato clima che persegua il principio di “leale collaborazione” costituzionalmente contemplato».

«I dati ricavati dal Libro Blu 2018 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, reso disponibile successivamente al nostro studio, –  ha proseguito l’avvocato Sambaldi – confermano che tra il 2017 e il 2018 il volume del “giocato” attraverso apparecchi si è ridotto segnando un “meno 414 milioni di euro” ma, nello stesso periodo, complessivamente il gioco fisico ha perso solo 225 milioni. Ciò significa che la propensione al gioco è trasmigrata dagli apparecchi ad altre tipologie di offerta in una misura che si assesta appena al di sotto del 50 per cento. Quindi, poco meno della metà della riduzione del gioco attraverso apparecchi è stata compensata da maggiori volumi per le altre tipologie di offerta di gioco fisico, senza poter valutare l’impatto della limitazione dell’offerta fisica di gioco sull’andamento dell’online che registra una costante crescita. Nella ricerca, l’Eurispes ha segnalato che complessivamente in Piemonte, tra il 2016 e il 2018, i volumi di gioco sono infatti aumentati. Sul fronte occupazionale, d’altra parte, la stima dell’effetto sui redditi da lavoro nella Regione Piemonte, conseguente alla piena applicazione della legge regionale vigente, ha prodotto una previsione di perdita occupazionale complessiva tra la fine del 2017 e il 2019, di oltre 5.200 addetti».

Ha concluso infine il direttore dell’Osservatorio Eurispes: «In assenza di mappature dei luoghi sensibili in buona parte dei Comuni piemontesi, la ricerca ha indagato l’insediabilità del gioco pubblico attraverso apparecchi in tre centri urbani, tra cui Torino. Il capoluogo ha restituito un’area insediabile rilevata pari allo 0,68 per cento».

In sintesi, è possibile affermare che a valle della piena applicazione della legge regionale, l’offerta di gioco pubblico può interessare assai poco i centri urbani e si può collocare nelle aree periferiche e ancor più in quelle rurali, con i segnalati rischi di “ghettizzazione” e praterie spalancate per il gioco illegale, come recentemente rilevato dal Procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho.

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