SICUREZZA, Guardia di Finanza. Formazione del personale in servizio e prospettive del Corpo

Valentina Renzopaoli, redattrice del periodico “L’Eurispes”, intervista il generale Carlo Ricozzi, Ispettore per gli Istituti di istruzione del Corpo. «Ecco come si formano i giovani finanzieri. Il generale Carlo Ricozzi: «Il primo insegnamento è il rispetto»

Guida gli Istituti di formazione che preparano e addestrano i giovani aspiranti finanzieri: uomini e donne che, nel Corpo della Guardia di Finanza, sono chiamati a tutelare i princìpi e i valori della Costituzione economica.

Sessantadue anni, da oltre quaranta nella Guardia di Finanza, il Generale Carlo Ricozzi, dopo essere stato Comandante Interregionale dell’Italia Meridionale, dall’aprile di quest’anno è Ispettore per gli Istituti di Istruzione.

Sposato, padre di quattro figli, spiega a L’Eurispes.it che il primo insegnamento è il «rispetto delle persone, della legalità e del diritto».

Ma quali sono i percorsi formativi previsti all’interno del Corpo? Qual è il contributo delle donne? E qual è il ruolo della G.d.F. nella lotta al sommerso, alla criminalità organizzata, alla corruzione?

Generale Ricozzi, quanti sono gli Istituti di formazione della Guardia di Finanza e come sono organizzati?

La Guardia di Finanza è un Corpo di polizia organizzato militarmente, all’interno del quale tutto il mondo della formazione e della post formazione ha come riferimento la figura dell’Ispettore per gli Istituti di Istruzione

Nei nostri Istituti, formiamo giovani, uomini e donne, civili o provenienti dalla ferma VFP dell’Esercito per lo svolgimento di quelle che sono le attività proprie della Guardia di Finanza nei diversi gradi. Abbiamo scuole di istruzione per allievi finanzieri ‒ il caposaldo dal punto di vista gerarchico è collocato a Bari (Legione Allievi); la Scuola Ispettori e Sovrintendenti dell’Aquila che forma i nostri marescialli e brigadieri; l’Accademia che forma gli ufficiali a Bergamo. Infine, abbiamo un’importantissima realtà di post formazione, che interessa finanzieri di ogni ordine e grado in servizio, che si trova a Ostia (Scuola di Polizia Economico-Finanziaria).

 

Questo mondo quante persone coinvolge?

Questo mondo coinvolge circa 6mila persone tra allievi in addestramento e personale permanente. Gli allievi vengono organizzati secondo quelli che sono i canoni tipici della struttura militare: plotoni, compagnie e battaglioni. La formazione tipicamente militare fa parte delle competenze che chiamerei “trasversali”: perché lo studio delle materie più spiccatamente professionali (diritto, procedure, economia, fiscalità), si iscrive in un contesto più ampio dove vengono sviluppate competenze che sono proprie di un’organizzazione militare. La Guardia di Finanza, come dicevo, non è una Forza Armata: è un Corpo di polizia, organizzata militarmente, questa è una caratteristica di Stato, ovvero prevista da un ordinamento. Questo significa che siamo soggetti al diritto penale e processuale militare, ad esempio; siamo soggetti alla disciplina militare che ha sue caratteristiche proprie. Mi piace fare questo esempio: se noi svuotassimo un Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e lo riempissimo di cento, duecento, trecento laureati in economia, con tanto di master, e dessimo loro le nostre strutture, autovetture, i nostri sistemi informatici, le nostre armi, non avremmo però dei Nuclei di Polizia Economica-Finanziaria: che cosa mancherebbe? Mancherebbe questa formazione trasversale che è fatta di disciplina, regole precise; perché quando mettiamo in campo centinaia di persone che svolgono un servizio armato, abbiamo bisogno anche di vincoli, di procedure, che mettono al centro un “noi” rispetto all’“io”. Questo è il concetto della preparazione militare: nel plotone, nella compagnia, i bisogni o le sensibilità personali lasciano il campo e il passo ad un “noi”; il plotone è più importante del singolo, la compagnia è più importante del singolo; nella vita operativa pratica, il nucleo, la sezione, il gruppo sono più importanti del singolo. Si capisce, quindi, che quello che chiediamo ai nostri allievi e ai nostri operatori è molto.

 

Quali sono i requisiti per entrare nelle scuole di formazione della Guardia di Finanza?

Sono requisiti di carattere culturale: il diploma di scuola media inferiore per gli aspiranti allievi finanzieri e allievi ispettori (ma dal 2021 anche gli allievi ispettori avranno l’obbligo del requisito del diploma di scuola media superiore). Il diploma di scuola media superiore per gli aspiranti allievi ufficiali; la laurea per i concorsi speciali e straordinari che riguardano l’arruolamento di specifiche professionalità (penso a ingegneri, medici, architetti). I reparti di istruzione provvedono ad un’istruzione di base dal punto di vista giuridico ed economico, e specialistica in relazione al grado e alle funzioni che dovranno svolgere. I nostri allievi finanzieri fanno un percorso formativo di un anno accademico ed hanno competenze di base in materia di diritto. Per quanto riguarda gli ispettori, la formazione prevede un percorso di tre anni, al termine del quale ‒ in base ad una convenzione con l’Università dell’Aquila ‒ conseguono il titolo della laurea triennale in “Operatori giuridici di azienda”. Per quanto riguarda i nostri allievi ufficiali, fanno un percorso formativo di cinque anni, al termine del quale sono laureati in Giurisprudenza. Poi vi sono alcuni percorsi particolari.

 

Quali sono?

Nel settore navale, dopo aver seguito il percorso triennale a L’Aquila con inserimenti di tecniche e capacità nautiche, l’allievo ispettore svolge un anno presso la Scuola nautica di Gaeta, svolgendo un percorso specifico per diventare nocchieri o specialisti motoristi o conseguire altre specialità tipiche del settore mare.
C’è poi il percorso per il soccorso alpino: la Scuola Alpina di Predazzo forma non solo gli allievi finanzieri ma anche, attraverso particolari percorsi, tecnici di soccorso alpino, vale a dire i finanzieri che poi svolgeranno il soccorso in montagna. Non ci dimentichiamo che dietro recuperi o soccorsi, spesso ci sono, infatti, anche dei reati da indagare.

 

Perché un ragazzo o una ragazza scelgono questa strada? Che cosa si aspetta un giovane che si arruola nella Guardia di Finanza? Quali sono le loro aspirazioni?

I giovani tra i 18 e i 22 anni che escono dalla scuola, possono decidere di arruolarsi per diversi motivi: perché sono alla ricerca di un posto di lavoro; perché il papà o lo zio vestono già un’uniforme e sono attirati dalla divisa. Noi cerchiamo di stimolare l’idea di una vocazione, che è orientata alla legalità, richiamando ai nostri giovani il concetto per cui se si sono arruolati, in fondo dentro di loro, albergavano già una ricerca e un desiderio di giustizia.

 

Qual è il contributo delle donne nella Guardia di Finanza?

Le donne sono entrate nella Guardia di Finanza, come nelle altre Forze Armate, in base ad una legge del 2000; ormai sono passati quindi 19 anni. Le donne sono entrate nella G.d.F. con tutte le loro competenze, capacità e sensibilità: abbiamo oggi donne in ogni ordine e grado.

Le più alte in grado attualmente rivestono il grado di tenente colonnello, perché in 19 anni questo è il percorso di carriera possibile. Alcune di loro hanno vinto il concorso per il Corso superiore di Polizia Economico-Finanziaria e quindi si candidano al grado di colonnello e generale. È chiaro che la percentuale nel Corpo è ancora minima: siamo intorno al 5%; ma teniamo conto che, ad esempio, nella Scuola Ispettori e Sovrintendenti dell’Aquila, su 1.779 allievi in formazione, il 41% sono donne; sono donne che fanno molto bene il loro lavoro, soprattutto in campo giuridico ed economico mostrano capacità di narrazione e relazione molto importanti. Non mancano, poi, donne che si candidano anche a ruoli di rischio. Abbiamo ragazze che stanno frequentando il 19esimo Corso tecnico soccorso alpino a Predazzo, che sono in grado di scalare e salvare persone. Abbiamo poi due candidate, e di questo siamo molto soddisfatti, ad entrare nel prossimo percorso formativo per Antiterrorismo pronto impiego, i cosiddetti “baschi verdi”, che svolgono funzioni di ordine pubblico e tutela di personalità. Credo che la presenza delle donne in questi reparti possa portare una ulteriore crescita e un valore aggiunto, soprattutto in determinate situazioni, come nei casi in cui si entra in contatto con minori o con altre donne.

 

La Scuola Ispettori e Sovrintendenti dell’Aquila merita un discorso a parte: dopo il terremoto del 2009, quando divenne il quartier generale operativo delle operazioni di soccorso e di accoglienza, è diventata un simbolo. Che cosa rimane di quella esperienza?

In generale, vorrei dire che il nostro obiettivo è che i nostri Istituti di formazione siano “permeabili” rispetto alla società civile: gli eventi culturali, ma anche quelli addestrativi devono essere aperti alla società (giuramenti, consegna delle fiamme, alzabandiera del mattino). È importante che la società civile si renda conto di ciò che facciamo e di che cosa insegniamo. E, soprattutto, si insegna a rispettare le persone; si insegna il rispetto della legalità e del diritto; si formano persone disciplinate e al servizio della comunità. La scuola dell’Aquila quest’anno ha celebrato il decennale del terremoto. In occasione di quel terribile evento, gli edifici della scuola, che non furono danneggiati, divennero una vera e propria cittadella istituzionale al servizio della città e della provincia. Vennero ospitati gli Enti locali, la Prefettura, le Forze di polizia, il centro operativo della Protezione Civile, che hanno potuto operare nella Scuola e grazie alla Scuola. Quindi, il legame che si è istaurato con il territorio è fortissimo.

 

Generale, veniamo all’attualità. Il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, nel discorso programmatico del nuovo Governo ha detto: «Tutti devono pagare le tasse affinché possano pagare meno». Qual è il ruolo della Guardia di Finanza e che tipo di azioni svolge nella lotta al sommerso?

La Guardia di Finanza nasce per combattere l’evasione fiscale: questo compito fa parte del suo Dna. Noi però oggi dobbiamo essere molto attenti a quelle che sono le missioni istituzionali affidate dalla legge del 2001 alla G.d.F. Le missioni sono sostanzialmente tre: lotta all’evasione e all’elusione fiscale; una evasione smodata rischia di inquinare il mercato: un’impresa che evade fiscalmente in modo pesante o ricicla denaro sporco, e non paga il capitale, fa un doppio danno, perché inquina il mercato. La seconda missione è la tutela della spesa pubblica, perché se è necessaria una polizia delle entrate, è necessaria anche una polizia delle uscite, che verifica se queste uscite sono state decise in base a procedimenti amministrativi legali, efficienti ed economici. In questo contesto, merita qualche parola il tema della corruzione: il prezzo in più pagato rispetto ad un appalto, se è stato provocato da una corruzione di pubblici funzionari, richiede una funzione di polizia specializzata per perseguire questo odioso reato. La terza nostra importante missione è la lotta alla criminalità organizzata, che spesso diventa economia. La G.d.F. è specializzata nel portare allo scoperto un’economia criminale che si esprime soprattutto attraverso imprese controllate dalle mafie: quando dal profitto del denaro si passa al riciclaggio del denaro, il riciclaggio di quel denaro avviene spesso in attività finanziarie ed economiche lecite che è necessario smascherare.
Per riassumere, possiamo dire che la G.d.F. oggi è fortemente focalizzata sulla tutela dei principi e dei valori della Costituzione economica: la capacità contributiva, la tutela della finanza e della spesa pubblica, la tutela del mercato, il rispetto della libertà contrattuale, la tutela della fede pubblica. Insomma, la G.d.F. nel tempo, da una funzione di polizia tributaria è venuta a declinare anche quelli che sono i tratti caratteristici della Polizia Economico-Finanziaria.

 

Quanto è importante l’uso della tecnologia nel vostro lavoro quotidiano?

Quando svolgevo attività di polizia tributaria negli anni Ottanta, per fare un’informativa completa su un soggetto, persona fisica o giuridica, occorreva almeno una settimana di lavoro da parte di due persone: bisognava recarsi fisicamente presso l’anagrafe del Comune, andare presso l’ufficio delle imposte dirette, presso l’ufficio Iva, poi presso il pubblico registro automobilistico, poi presso il casellario del Tribunale e, a quel punto, rischiavamo di avere una visione ancora parziale, perché tutto ciò che riguardava gli aspetti bancari richiedeva regimi autorizzatori particolari. Oggi, con un smartphone, tutto questo è possibile farlo fare a un nostro operatore nell’arco di una mattinata. Questa è la tecnologia.

 

Possiamo sostenere che la Guardia di Finanza, per assolvere i suoi compiti, usa l’eccellenza della tecnologia?

Siamo sempre stati attenti all’uso della tecnologia, così come in generale lo è stato il settore dell’Amministrazione finanziaria per la sua necessità di gestire milioni di contribuenti. Quindi, l’informatica, che in passato per molte Amministrazioni era qualcosa di oscuro, per noi è sempre stata il pane quotidiano.

 

Generale, lei è membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulle Agromafie. Il Presidente dell’Osservatorio, Gian Carlo Caselli, in un’intervista sul nostro magazine, parlando dell’Italian sounding, ha sostenuto che «a tavola la criminalità non conosce l’ombra delle crisi. La filiera della contraffazione alimentare è strutturata come un sistema imprenditoriale parallelo a quello originale, ma con notevolissimi vantaggi competitivi, che si possono riassumere nel consistente risparmio di costi che l’attività di imitazione garantisce». Ecco, quali sono gli strumenti per contrastare questi reati?

Come sapete, l’Arma dei Carabinieri ha competenze specifiche in campo alimentare e forestale, mentre la G.d.F. mette in campo la sua esperienza nella tutela della finanza pubblica e nella lotta alla contraffazione e alle falsificazioni.
L’impresa illegale spesso si finanzia anche attraverso fondi strutturali europei che non sarebbero dovuti. È chiaro che attraverso il programma di controlli fiscali, molto spesso ci imbattiamo non solo in violazioni fiscali ma anche in violazioni che concernono la contraffazione di prodotti. In particolare, il settore agroalimentare è un settore anticiclico, che anche nei momenti di crisi mostra di crescere. L’agroalimentare è un aspetto caratteristico della nostra cultura: quindi, tutelare il settore significa anche tutelare il Sistema Paese e le nostre caratteristiche.

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