CANADA, accordo commerciale con l’Ue. CETA, difficile ratifica italiana

Di Maio: «Così come è adesso, il trattato in discussione non è ratificabile», il Governo Conte ritiene opportuno procedere preliminarmente a una valutazione più completa ed esaustiva di tutti gli effetti e che l’entrata in vigore dell’Accordo potrebbe avere. Ma rinviare significherà continuare ad applicarlo, con tutti gli effetti che esso comporta

Il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement, “Accordo economico e commerciale globale”), Trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada, è entrato in vigore in forma provvisoria il 21 settembre 2017 ed è attualmente al vaglio dei parlamenti degli Stati membri in vista della sua eventuale ratifica.

Il governo presieduto da Giuseppe Conte – espressione della coalizione politica formata da Lega per Salvini e Movimento 5 stelle -, se resterà in carica dovrà quindi pronunciarsi allo specifico riguardo, decidendo se ratificarlo nelle sue attuali forme oppure no.

 

Il Trattato. Tra i principali effetti del Trattato vi è l’eliminazione del 98% delle barriere tariffarie attualmente in essere tra Unione europea e Canada.

Inoltre, i fautori dell’accordo esaltano le opportunità offerte dal CETA sia alle imprese europee che a quelle canadesi di partecipare alle rispettive gare di appalto pubbliche, il riconoscimento reciproco di alcune professioni (architetto, ingegnere e commercialista), l’adeguamento di Ottawa alle norme vigenti nella Ue in materia di diritto d’autore, la tutela del marchio di alcuni prodotti agricoli e alimentari tipici, clausola, quest’ultima, fortemente richiesta dagli agricoltori europei che ha costituito uno dei punti  più difficili affrontati nel corso del negoziato.

 

Le critiche. Il CETA «aggirerebbe» la Costituzione della Repubblica italiana in quanto sottopone a giurisprudenza privata le leggi in vigore nel Paese, privilegiando inoltre gli interessi privati rispetto a quelli di natura pubblica.

Ma non solo, infatti secondo i suoi detrattori alimenterebbe una pericolosa competizione al ribasso nel campo delle condizioni di lavoro, degli standard ambientali e su quelli sanitari.

Tra i critici figurano i parlamentari di Liberi e Uguali (LeU), che per il tramite di un loro esponente (Stefano Fassina, per un breve periodo viceministro dell’Economia nell’ultimo esecutivo di centro-sinistra), nella giornata di ieri hanno rivolto una interrogazione al ministro per i Rapporti con il Parlamento e la Democrazia diretta Riccardo Fraccaro (M5s) nel corso del question time che si è svolto alla Camera.

Di seguito verrà esposta la replica dell’esponente del Governo giallo-verde ai dubbi e alle critiche formulati da Fassina.

 

«Rispondo al quesito posto dagli interroganti sulla base di elementi forniti dal ministro Di Maio che è impossibilitato a partecipare.

Nel corso del terzo incontro della task force avente a oggetto costi e benefici del libero scambio, istituita presso il Ministero dello Sviluppo economico, si è discusso delle tematiche maggiormente sensibili relative al trattato CETA.

Nello specifico, è stato affrontato il tema delle indicazioni geografiche, nonché della tutela della qualità e della certificazione dei prodotti di eccellenza del settore agroalimentare italiano esportati nel mercato canadese e prevista sempre nel CETA con lo scopo di svolgere sessioni speciali, ognuna dedicata a un tema del trattato.

Per quanto attiene invece alla tutela dei consumatori, si prevede che tutti i prodotti agroalimentari provenienti dal Canada debbano ottemperare alle normative dell’Unione europea in materia sanitaria e fitosanitaria, ivi comprese quelle norme che regolamentano l’accesso di organismi o prodotti geneticamente modificati.

Analogamente, continuerà a essere applicato il principio di precauzione, che ha carattere obbligatorio e che non può essere derogato da nessun accordo internazionale, incluso il CETA.

Inoltre, in tale specifico proposito va anche considerato che l’andamento degli scambi commerciali può essere influenzato da fattori non strettamente riconducibili alla conclusione dell’Accordo, quali la stagionalità dei prodotti o il verificarsi di eventi legati all’annata produttiva, ovvero l’andamento generale del mercato mondiale.

Quanto alla richiamata questione del meccanismo di risoluzione delle controversie, si rappresenta che nel CETA è stato inserito l’Investment Court System (ICS), in sostituzione del precedente sistema ISDS.

L’ICS è costituito da un tribunale permanente e da una corte d’appello. Il tribunale sarà composto da quindici membri nominati dall’Unione europea e dal Canada e non da arbitri nominati dagli investitori e dalla difesa dello Stato.

Il tribunale e la corte d’appello avranno le stesse qualifiche della Corte Internazionale di Giustizia e dovranno essere eticamente irreprensibili.

Ciò premesso, con specifico riferimento al quesito posto dagli interroganti, ribadisco ancora una volta quanto riferito in più occasioni dal ministro Luigi Di Maio, ossia che il trattato in discussione, così come è non è ratificabile.

Infatti, si ritiene opportuno procedere preliminarmente a una valutazione più completa ed esaustiva di tutti gli effetti e che l’entrata in vigore dell’Accordo potrebbe avere nel suo sistema produttivo, anche con riferimento al settore agroalimentare.

In conclusione, per il ministro Di Maio è prioritario ascoltare le indicazioni pervenute dalle diverse categorie e dalle diverse associazioni di categorie, anche quelle della filiera agricola, al fine di intercettare tutte le criticità in essere prima di addivenire a una decisione definitiva, auspicabilmente condivisa in un fattivo confronto con il nostro parlamento».

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