Conferenza sulla Libia: un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

L'Italia si propone come garante e arbitro tra le fazioni libiche

Il summit sulla Libia di Palermo si è concluso senza dichiarazioni scritte né documenti condivisi che stabiliscano “road map” per giungere alla stabilizzazione della nostra ex colonia. Un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dei punti di vista.

Il governo italiano può  vantare la partecipazione internazionale che c’è stata anche se il livello delle delegazioni è diminuito man mano che è apparso chiaro che non sarebbero emerse soluzioni definite.

In questo senso poteva andare anche peggio tenuto conto che l’arrivo del generale Khalifa Haftar, il suo incontro con Conte e poi anche con il premier di Tripoli Fayez al-Sarraj hanno permesso di salvare all’ultimo minuto un vertice che in assenza dell’uomo forte della Cirenaica sarebbe apparso monco.

Russia ed Egitto sono state determinanti a favorire l’arrivo di Haftar , alleati dell’esercito della Cirenaica guidato dal generale, ma questo significa che Egitto e Russia intendono sostenere la mediazione italiana ritenendola evidentemente l’unica, appaiata e supportata dalle Nazioni Unite, in grado di poter raggiungere l’obiettivo della stabilizzazione.

Un obiettivo fallito dalle grandi potenze e dalla comunità internazionale negli ultimi sette anni, dalla fine della sciagurata guerra che portò alla barbara uccisione di Muammar Gheddafi e alla caduta del suo regime.

Del resto il vertice del luglio 2017 nel castello dii Celle Saint Cloud, in cui Emmanuel Macron mise intorno a un tavolo Haftar e al-Sarraj, si concluse con l’annuncio di un cessate il fuoco e di elezioni nella primavera di quest’anno: aspettative che sono state ampiamente deluse anche se nessuno ha parlato di un fallimento francese.

Il summit di Palermo conferma invece che Italia e Francia sembrano determinate a lavorare finalmente insieme e non più in concorrenza: impressione che sarebbe auspicabile trovasse ulteriori conferme e si estendesse anche ad altri dossier caldi per entrambi gli Stati.

Se osserviamo l’esito del summit con un approccio più ottimistico appare evidente che il governo italiano si è comunque posto come garante e arbitro del dialogo tra le diverse fazioni libiche esprimendo una “leadership gentile” che forse può definire un nuovo punto di partenza.

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