GAZA, conflitto e operazioni mediatiche. Guerra delle informazioni sulla carestia nel Territorio palestinese

Quello della crisi umanitaria in atto nella striscia di Gaza è un argomento drammatico quanto controverso, un vero e proprio «campo minato» per ogni operatore dell’informazione che ne tenti un approccio serio e in buona fede. sarebbe infatti facile retorica ricorre, anche in questo caso, all’abusato adagio che vuole la «verità quale prima vittima della guerra», seppure nei fatti è così. Quella sulla carestia nella striscia di Gaza è una querelle dai tratti marcatamente tragici, non infrequentemente alimentata da (improvvide?) dichiarazioni dai toni e contenuti oltremodo esagerati e improponibili di esponenti politici estremisti di alcune fondamentali componenti dell’attuale esecutivo in carica nello Stato ebraico. Che, tuttavia, sortiscono il loro effetto mediatico, dunque propagandistico. Ma è necessario fare il possibile per separare la realtà dalla propaganda al fine di ricondurre il dibattito, ove questo si renda praticabile, in una dimensione di sufficiente lucidità. Inoltre, a volte sono utili anche le integrazioni e i «diritti di replica», modalità di intervento nella discussione alla quale insidertrend.it farà ricorso in questo caso, riprendendo una posizione sicuramente di parte e urlata a scopi critici, tuttavia corroborata da una serie di informazioni che si potranno confrontare. È quella dell’analista israeliano, oltreché reporter inviato dal fronte, Yaakov Lappin, che punta il dito accusatore contro le organizzazioni internazionali e i media, che a suo avviso «riprendono pedissequamente la propaganda di Hamas sulla carestia»

Tel Aviv, 22agosto 2025 – Il Coordinamento israeliano delle attività governative nei Territori palestinesi (COGAT) ha respinto con forza il rapporto sulla carestia nella striscia di Gaza redatto dall’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), che invece riferisce di una grave crisi umanitaria in atto nel Territorio palestinese[…]

SCENARI, crisi umanitarie. Il WFP lancia l’allarme: «La mancanza di finanziamenti rischia di bloccare gli aiuti ai rifugiati»

«Stavamo fornendo aiuti a 235.000 rifugiati, ma lo scorso giugno siamo stati costretti a ridurli a 150.000 persone. A Gaza mezzo milione di persone sta affrontando condizioni simili alla carestia e 90.000 donne e bambini hanno bisogno di cure per salvarsi dalla malnutrizione. Negli ultimi cinque anni abbiamo implementato progetti impegnativi in Egitto che hanno contribuito al conseguimento di obiettivi di sviluppo sostenibile. Al riguardo si rifletta sul fatto che 250.000 agricoltori riceveranno sostegno attraverso pratiche intelligenti per il clima, mentre forniamo formazione professionale a 10.000 giovani, per non parlare dei pasti somministrati nelle scuole e degli incentivi in denaro a favore delle famiglie di 820.000 bambini». Rossella Fanelli, vicedirettrice in Egitto dell'ufficio del Programma alimentare mondiale (WFP), lancia l'allarme riguardo alla possibilità che si interrompa totalmente l'assistenza fornita ai rifugiati e alle persone colpite dalle crisi nel Paese, questo a causa di una carenza di finanziamenti divenuta senza precedenti. Una grave situazione soprattutto a fronte delle crescenti esigenze umanitarie. La Fanelli ha quindi sottolineato che «il Programma abbisogna di finanziamenti diretti, altrimenti sarà costretto a ridurre l'assistenza, che potrebbe preludere a una interruzione definitiva. Di seguito l’intervista rilasciata alla nostra collaboratrice al Cairo, Marwa Mohamed