SICUREZZA, Ordine Pubblico. No Tav, violenze in Val di Susa, appello del sindacato FSP Polizia: «Basta mediare con i violenti, lo Stato scelga la linea della fermezza. Ora la legge sul terrorismo di piazza»

«Ieri in Val di Susa l’ennesimo gravissimo attacco non contro il cantiere, ma contro le Forze dell’ordine. Nelle zone dei cantieri della Tav si ripetono atti che altro non sono se non attacchi di stampo terroristico e il Paese non può mediare in alcun modo con i terroristi».

Questo l’amaro sfogo di Valter Mazzetti, segretario generale di FSP Polizia, sigla sindacale del comparto Sicurezza.

«È giunta l’ora – ha egli aggiunto – che si metta da parte ogni ipocrisia e si abbia la fermezza di gestire questa situazione come è necessario, iniziando con il chiamare con il proprio nome le azioni di guerriglia paraterroristica che continuamente mettono a repentaglio la sicurezza generale, e l’incolumità di chi viene mandato a fare servizio in questi luoghi, per difendere un’opera che lo Stato ha stabilito di dover realizzare. In queste zone abbiamo visto di tutto, dai chiodi in autostrada a bombe e spedizioni armate. Queste sono azioni contro lo Stato, contro i cittadini, contro tutti i lavoratori impegnati in un’opera voluta da chi ne ha la competenza ma non l’autorevolezza per sostenerla, e ciò in concreto significa pericolo per tutti, e soprattutto azioni dirette contro le Forze dell’Ordine messe lì a farsi massacrare. Siamo stanchi di una certa comoda inerzia che come al solito abbandona sulle spalle degli operatori tutti i rischi e le conseguenze di ogni tipo di sfogo o ritorsione senza garantirci mezzi e strategie per difenderci adeguatamente. Noi vogliamo la legge sul terrorismo di piazza, che in questa come in altre situazioni vada a snidare e a reprimere azioni perpetrate contro lo Stato ma subdolamente ‘travestite’ da proteste che in alcun caso possono essere ammesse. Oggi, se lo Stato non è in grado o non vuole metterci nelle condizioni di difendere noi stessi e gli altri, allora abbia il coraggio di fermare questo gioco al massacro, ammettendo che per realizzare un progetto il Paese ha bisogno del benestare di un manipolo di criminali che intendono prevalere con la violenza».

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