Le violenze hanno avuto inizio giovedì scorso a seguito della condanna di Sonko alla pena di due anni di carcere per il reato di corruzione di minori, sentenza che ha chiuso un caso che egli (e i suoi sostenitori) ritiene sia stato costruito allo scopo di impedirgli di candidarsi alle lezioni presidenziali che si terranno il prossimo anno. La Croce Rossa ha dichiarato di aver soccorso 357 manifestanti feriti, tra cui una donna incinta, e trentasei membri delle forze di difesa e di sicurezza coinvolti nei disordini. Al riguardo l’opposizione denuncia l’impiego di milizie private nella violenta repressione delle proteste. Nella giornata di ieri il partito Pastef-Patrioti, formazione politica di Sonko, ha condannato «la repressione omicida da parte delle forze di difesa e di sicurezza», esortando altresì la popolazione a «difendersi in ogni modo possibile e a reagire». Il bilancio ufficiale delle vittime è di sedici morti. Il governo ha limitato l’accesso ai social media e ha deciso di interrompere «temporaneamente». In precedenza, Sonko, ex ispettore fiscale quarantottenne, si era espresso contro il debito, la povertà, l’insicurezza alimentare, i sistemi sanitari e scolastici sottofinanziati e la corruzione. Inizialmente era stato accusato di stupro, ma è stato condannato con un’accusa minore di «corruzione morale» di una giovane donna, una sentenza di condanna che potrebbe estrometterlo dalle elezioni del 2024. Sonko è stato processato in contumacia e non è ancora stato preso in custodia per il suo periodo di detenzione, cosa che si prevede possa alimentare ulteriori tensioni. Si presume che si trovi nella sua casa di Dakar, dove è stato bloccato dalle forze di sicurezza dallo scorso fine settimana.
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