Il gruppo industriale svedese ha continuato a esportare tecnologie in grado di venire utilizzate dalle forze armate al comando di Vladimir Putin e ora si trova sotto accusa a seguito di un’inchiesta giornalistica pubblicata dalla stampa del Paese scandinavo. Al centro della questione degli apparati apparentemente per uso civile ceduti da Ericsson a società di telefonia mobile russe, prodotti che in realtà sarebbero utilizzabili anche a scopi militari, quindi in violazione delle sanzioni imposte a Mosca dall’Unione europea. Una relazione commerciale che, per altro, sarebbe contradditoria anche rispetto all’impegno assunto dalla multinazionale del settore delle telecomunicazioni di recidere i legami commerciali con i propri clienti russi. Ericsson ha respinto le accuse, eccependo che le sue esportazioni hanno a oggetto soltanto software e supporto tecnico, e sono state autorizzate dalle autorità di Stoccolma competenti per materia, dunque, nel pieno rispetto delle sanzioni. Tuttavia, anche i ministri di otto Stati membri dell’Unione europea hanno richiesto a Bruxelles di intervenire al fine di impedire le scappatoie legali che stanno consentendo alla Federazione russa di continuare a rifornirsi in Occidente di prodotti dual use, utilizzabili sia per scopi civili che bellici. A causa delle sanzioni Ericsson ha registrato perdite in bilancio pari a 900 milioni di corone svedesi (81 milioni di dollari) e si è vista costretta . E ha portato al licenziamento di 400 dipendenti stanziati in Russia.
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