LIBIA, instabilità. Haftar incita il sud a scatenare una «rivolta popolare pacifica»

Ennesima visita nelle regioni sudoccidentali libiche del generale Khalifa Haftar, leader dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) e aspirante prossimo presidente del Paese nordafricano. Dopo il discorso pronunciato il 19 settembre a Ghat, città al confine con l’Algeria, nel quale aveva incitato ad avviare una rivoluzione popolare contro la «classe politica corrotta», l’uomo forte della Cirenaica è stato accolto ieri nel Wadi al Shati, nel cuore del Fezzan, territorio dal sottosuolo ricco di idrocarburi e importante snodo delle rotte energetiche e dei flussi migratori. Il generale ha incontrato gli sceicchi e i notabili del luogo, il Consiglio supremo delle tribù e dei comuni del Fezzan e i rappresentanti delle tribù provenienti dal limitrofo distretto di Jebel al Gharbi. Egli ha esortato le popolazioni locali a scatenare una «grande rivolta popolare pacifica» al fine di rivendicare i propri diritti e proclamare l’amministrazione «da parte del popolo libico sovrano e decisore». Da mesi si sta consumando lo scontro tra le due coalizioni rivali libiche: una è il Governo di unità nazionale del premier ad interim Abdulhamiud Dabaiba, che si trova a Tripoli ed è riconosciuto a livello internazionale ma e sfiduciato dal parlamento di Tobruk; l’altra è il Governo di stabilità nazionale designato dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk, esecutivo presieduto da Fathi Bashagha, già ministro dell’Interno di Tripoli, che è sostenuto dal potente generale Haftar. L’ultimo tentativo di Bashagha di entrare a Tripoli con la forza era stato respinto alla fine di agosto grazie all’intervento decisivo della Turchia.

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