LAVORO, incidenti. È allarme a livello globale per la carenza di «safety culture»

a cura di Giacomo Beretta, di Espresso Communication – In occasione della Giornata mondiale della Salute e della Sicurezza sul lavoro, celebrata lo scorso lunedì 28 aprile, sono stati diffusi e commentati i dati emersi a livello globale, che sono allarmanti, poiché dall’effettuazione di una serie ricerche di è rilevato che i lavoratori non si sentono abbastanza al sicuro all’interno delle mura aziendali o nei cantieri. «La cultura della sicurezza nelle imprese si crea quando diventa una forma di azione organizzativa focalizzata sugli obiettivi», ha dichiarato al riguardo Rita Somma, consulente e formatore di Health & Safety, sulla medesima lunghezza d’onda anche Luca Romano (Safety Manager di KONE Italy & Iberica), che ha affermato come «la cosiddetta safety culture deve essere al centro di tutto e, in particolar modo, di ogni organizzazione che non guarda solo ai risultati operativi, ma anche e soprattutto al benessere dei propri collaboratori», infine, «ci vuole leadership per migliorare la sicurezza», ha aggiunto al riguardo l’ex pilota di Formula 1 Jackie Stewart.

Sotto questo punto di vista, Espresso Communication ha condotto una serie di ricerche per conto di KONE, leader mondiale nel settore degli ascensori e delle scale mobili, dalle quali emerge che è in crescita il numero dei lavoratori che vorrebbero maggiore attenzione nei confronti della loro sicurezza da parte delle aziende e dei loro manager. Secondo l’approfondimento a firma di Gallup, quasi un dipendente su 5 (18%) nel mondo afferma di aver subito personalmente gravi infortuni sul lavoro negli ultimi due anni. Ad aggravare il dato, risulta che la maggior parte della stessa forza lavoro (62%) non abbia mai ricevuto formazione in materia di sicurezza e salute sul lavoro. Sulla stessa lunghezza d’onda, si dimostra anche Yahoo Finance: stando a un sondaggio che ha coinvolto migliaia di lavoratori tra USA e Regno Unito, al giorno d’oggi circa 4 dipendenti su 10 sono convinti che la sicurezza non sia una priorità assoluta per i propri datori di lavoro. Ma non è tutto perché emerge anche un’indagine di portata europea effettuata da New Civil Engineer che focalizza l’attenzione sui professionisti dell’industria edile. A questo proposito nel Vecchio Continente solo il 37% di chi opera in questo settore si sente completamente al sicuro all’interno dei cantieri. Per l’occasione la ricerca ha coinvolto oltre 3.000 lavoratori edili presenti in 14 paesi, tra cui l’Italia. Se, invece, l’attenzione viene focalizzata sui decessi, stando alle stime ufficiali delle Nazioni Unite, più di 2,78 milioni di persone muoiono ogni anno a causa di infortuni o malattie legate al lavoro, pari a un decesso ogni 15 secondi. E per quanto riguarda l’Italia? Un riscontro, anche in questo caso negativo, giunge attraverso i dati Inail: nel solo 2024 sono stati registrati 1077 incidenti mortali sul lavoro.

A questo punto, una domanda sorge spontanea: esistono delle soluzioni per salvaguardare i singoli lavoratori a 360°? La risposta è sì, e perviene da alcuni esperti del settore. Uno è Luca Romano, Safety Manager di KONE Italy & Iberica, azienda che dal 2012 celebra la Safety Week,  iniziativa che quest’anno si terrà dal 12 al 16 maggio con l’obiettivo di sensibilizzare clienti e dipendenti sul tema grazie a corsi, workshop ed eventi di varia natura. «Lo scenario attuale lascia spazio a pochi dubbi, risulta essenziale invertire la rotta attuale, mettendo al primo posto la salute e la sicurezza dei professionisti. Ogni giorno, in ogni fase operativa siamo chiamati a prestare sempre la massima attenzione per offrire soluzioni all’avanguardia – afferma Romano -, questo è il nostro modus operandi. Il mio consiglio per i leader d’impresa globali? Investire in maniera efficace in corsi e sessioni utili per rendere i team operativi più consapevoli e preparati in ottica gestione imprevisti e situazioni “delicate”, senza però perdere contatto con le nuove tecnologie, che saranno estremamente importanti al fine di accrescere i livelli di sicurezza. Quindi, da una parte abbiamo programmi di formazione continua in aula e sul campo; dall’altra, per risolvere problemi particolarmente ostici, forniamo ai tecnici aiuto da remoto, tramite un team di esperti e anche con il supporto di assistenti virtuali basati sull’intelligenza artificiale rigenerativa».

Ulteriori spunti interessanti sul tema giungono da un’altra esperta del settore, ovvero Rita Somma: «La cultura della sicurezza aziendale – ella afferma – si crea quando questo concetto esce dalla retorica e dalla demagogia e viene messo a terra, diventando una forma di azione organizzativa focalizzata sugli obiettivi. Questa forma di cultura organizzativa deve mirare, in approccio preventivo e non reattivo, ad aumentare consapevolezza, educazione, competenza e responsabilizzazione diffusa, riuscendo così a incidere sulla mentalità e sulle pratiche comportamentali dell’organizzazione e dei singoli che operano in quel sistema. A questo proposito, considerando il trend globale, servono azioni concrete «safety-oriented», che puntano al superamento del mero approccio prescrittivo per indirizzarsi verso quello prestazionale. Le imprese devono mettere in campo progettualità, perseguire strategie, attraverso pianificazione, controllo e impegno costante per attività di prevenzione e promozione credibili, oltre la carta, improntate alla partecipazione, al coinvolgimento attivo e alla soddisfazione delle parti interessate. Per concludere, le nuove tecnologie tra cui l’AI potranno risultare utili in ottica sicurezza, fornire una ulteriore arma strategica, ma attenzione al considerare le forme di “sicurezza passiva” la panacea di tutti i mali. Si deve, infatti, conservare la consapevolezza che qualsiasi trend non deve mai dimenticare la centralità delle persone, in ogni fase del sistema lavoro, dalla progettazione alle operazioni in esercizio, ed essere pertanto sempre accompagnato dallo sviluppo di competenze, attraverso la formazione».

Linkedin pone in risalto il ruolo delle innovazioni come l’intelligenza artificiale, tecnologia del momento che risulta la base per l’inserimento di robot avveniristici all’interno delle fabbriche, dei magazzini e degli uffici che vengono utilizzati per svolgere attività o mansioni dispendiose o potenzialmente pericolose per i lavoratori in carne ed ossa, riducendo così eventuali rischi. Poteva forse mancare la realtà virtuale in questo scenario? Assolutamente no, infatti con visori di ultima generazione, è possibile allenare o mettere alla prova i team operativi, generando situazioni in cui sono chiamati a risolvere problematiche o imprevisti last minute. E non è tutto perché, grazie a questa strategia, vengono offerte loro esperienze ricreative e simpatiche oltre che formative. L’evoluzione tecnologica del settore viene confermata anche da un’altra fonte di portata internazionale, ovvero Grand View Research, secondo cui il mercato globale del Workplace Safety ha chiuso il 2024 con entrate superiori ai 18 miliardi di euro e nei prossimi 4 anni si prevede persino una crescita media annuale composta (CAGR) pari al 17 per cento.

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