INDUSTRIA, siderurgia. Arvedi Ast; Uilm: «Fermata Terni non è fulmine a ciel sereno; perso tempo per intervento sistemico su costo energia»

Ha avuto luogo questa mattina una riunione all’AST di Terni tra la proprietà Arvedi e le organizzazioni sindacali territoriali nel corso della quale è stata comunicata la necessità di una settimana di cassa integrazione in area fusione. «L’annuncio del gruppo Arvedi di voler fermare per una settimana una delle due linee fusorie del sito di Terni per noi non rappresenta un fulmine a ciel sereno. Il gruppo di Cremona, fin da subito, con l’acquisizione di Acciai Speciali Terni aveva posto, alle istituzioni nazionali e locali, la questione della competitività del sito in relazione al costo dell’energia subordinando la realizzazione degli investimenti a risolutivi interventi normativi e/o infrastrutturali. Purtroppo, ad oggi, questi interventi non si sono realizzati e il sito siderurgico ternano soffre di un gap competitivo rispetto ai competitor internazionali sia per il maggior costo dell’energia e sia per il parziale compimento degli 860 milioni di investimenti previsti dal gruppo guidato da Giovanni Arvedi che in questi mesi è intervenuto più volte sul tema». Questa la valutazione espressa da Guglielmo Gambardella e Simone Lucchetti, rispettivamente segretario nazionale e segretario di Terni della Uilm.

«Abbiamo più volte chiesto una convocazione del tavolo ministeriale per fare il punto della situazione – essi hanno inoltre sottolineato -, ma l’ultimo incontro si è tenuto nel lontano 14 novembre scorso. Da allora ci sono stati diversi confronti fra le Istituzioni e la stessa azienda, ma non hanno portato a una soluzione del problema. Come Uilm crediamo che i ritardi registrati per la sottoscrizione dell’accordo di programma, che avrebbe consentito di supportare gli investimenti, non possano essere pagati dai lavoratori subendo la cassa integrazione. Il governo, che ha sempre ribadito la strategicità di Acciai Speciali Terni, è chiamato ad intervenire prima che sia troppo tardi».

Ad avviso di Valerio D’Alò, segretario nazionale della Fim Cisl, che ha commentato l’annuncio fatto stamani di una settimana di cassa integrazione a causa degli elevati costi dell’energia, «occorre un intervento del governo per abbassare i costi e rendere competitiva industria siderurgica nazionale. Proprio l’energia costituisce il nodo per la firma dell’accordo di programma,  accordo che è propedeutico alla realizzazione degli 800 milioni di euro d’investimento  previsti per realizzare il piano industriale di AST di questi, 200 milioni di investimento sono stati già realizzati, ora serve la programmazione per realizzare gli interventi previsti per altri 600 milioni che hanno come obiettivo l’aumento dell’attuale produzione e interventi di carattere ambientale. Tutte cose determinanti per proiettare AST in maniera più forte nel panorama degli acciai speciali l’AST in una condizione di competizione europea e internazionale. Per farlo però, serve un giusto prezzo dell’energia. Oggi le aziende pagano quattro volte di più  al MWh rispetto alla Francia, e tre volte di più rispetto alla Germania e Finlandia. Un costo che determina uno squilibrio competitivo per le aziende del nostro Paese e ancora di più, per aziende energivore come quelle siderurgiche. A questo poi serve  lavorare a livello Europeo per garantire una produzione dei rottami di ferro e acciaio – di cui oggi fanno razzia gruppi extra UE – essi infatti ad oggi rappresentano una materia prima di qualità nel settore siderurgico per affrontare la transizione attraverso l’uso e riuso dei materiali. A due  anni e mezzo di distanza dall’acquisizione di AST da parte del gruppo Arvedi serve quindi, mettersi in condizione di ottenere fino l’ultimo centesimo dell’investimento previsto per il sito ternano e poter così garantire un futuro industriale sostenibile in una delle produzioni strategiche come quella degli Acciai Speciali, insieme a queste: la necessità di completare tutte quelle opere infrastrutturali di collegamento con i porti strategici e collegamenti ferroviari e tutte quelle opere necessarie che aspettiamo da anni, per rendere interconnessa e competitiva l’AST anche in termini di trasporto commerciale. Restiamo D’Alò in attesa che il piano per la siderurgia annunciato dal ministro Urso, di cui si è tenuto un primo incontro il 5 agosto scorso,  possa fornire risposte a tutti i problemi e le difficoltà che il settore siderurgico italiano sta affrontando rispetto agli altri competitors internazionali. Quello che non possiamo permetterci in questo momento, è che si scarichino sui lavoratori, come nel caso di AST con la cassa integrazione, il peso di scelte politiche industriali che ancora non trovano soluzione. Serve per questo, ripartire subito con il dialogo a livello ministeriale sia con le parti datoriali, che con le organizzazioni sindacali per affrontare tutti i nodi ancora non sciolti, a partire da quello determinante della riduzione dei costi energetici».

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