Trieste, 19 giugno 2025 – Al termine di un’articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Pistoia, i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Trieste hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, nei confronti di due responsabili, residenti nelle province di Pistoia e Massa Carrara, per un importo complessivo di circa nove milioni di euro, relativi a fittizi crediti di imposta per «bonus facciate», e al loro, successivo, auto riciclaggio. Contestualmente, sono in corso perquisizioni locali e personali nei confronti di due indagati, ai quali sarà notificato l’invito a presentarsi per rendere interrogatorio, incombente propedeutico alla esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare presso il domicilio, misura già richiesta dal Pubblico ministero. I provvedimenti sono il risultato di complesse investigazioni avviate a partire dal 2022 che hanno riguardato inizialmente una società avente sede nel Triestino, partendo dalla quale e, risalendo la filiera della cessione dei crediti d’imposta fittizi, si è pervenuti a una persona giuridica con sede nel pistoiese, implicata nella vicenda. Quest’ultima, nella veste di general contractor, ovvero di soggetto giuridico a cui il committente appalta la realizzazione di un’opera, ha indebitamente ottenuto il riconoscimento di ingenti crediti di imposta da bonus facciate mediante fittizie comunicazioni all’Agenzia delle Entrate.
Le indagini hanno consentito di disvelare la simulazione del possesso dei requisiti per accedere all’agevolazione fiscale (ovvero l’esecuzione fittizia del pagamento del 10% dell’opera), nonché una sovrafatturazione abnorme degli interventi edìli concretamente eseguiti, in molti casi, addirittura inesistenti. In alcune circostanze, infatti, i proprietari degli immobili, le cui facciate si asseriva fossero state oggetto di ristrutturazione, hanno dichiarato di non aver mai sostenuto alcun lavoro edilizio sulle proprie abitazioni. I crediti di imposta sono stati poi “monetizzati”, mediante la cessione a diversi istituti di credito e a imprese private. I finanzieri hanno, quindi, ricostruito la filiera della cessione dei crediti d’imposta fittizi e, attraverso una minuziosa analisi dei flussi finanziari successivi all’incasso dei proventi, hanno individuato la destinazione finale dell’ingente somma di denaro di matrice criminale. A conclusione degli approfondimenti svolti, è emerso che i responsabili hanno reinvestito le provviste illecite, dissimulandone la provenienza delittuosa, in beni o attività lucrative, quali lingotti d’oro, polizze vita, orologi di pregio, nonché in uno stabilimento balneare, con annesso ristorante, ubicato nella località della Versilia.
In ossequio alle disposizioni recate dal Decreto legislativo 8 novembre 2021 n.188 si evidenzia che, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte a indagine sarà definitivamente accertata solo qualora intervenga sentenza irrevocabile di condanna.