BALCANI, Croazia. Elezioni al Sabor: si conferma l’Hdz di Andrej Plenković

In Croazia lo spoglio delle schede è sostanzialmente terminato, dai risultati viene quindi confermata la larga vittoria elettorale dell’Unione democratica croata (Hdz, Hrvatska Demokratska Zajednica), il partito conservatore e cattolico del premier Andrej Plenković, formazione politica che fu del presidente e “padre della patria” generale Franjo Tudjman, alla quale le elezioni legislative di ieri hanno assegnato il 37,3% dei voti.
Si tratta di appena un punto percentuale in più rispetto al risultato ottenuto quattro anni fa, tuttavia, il conteggio previsto dal sistema elettorale attribuisce ai conservatori 66 mandati parlamentari al Sabor su di un totale di 151, cinque in più dunque di quelli ottenuti alle elezioni del 2016.
Gli analisti prevedono che Plenković non incontrerà eccessive difficoltà nel formare una stabile coalizione di governo, alla quale si uniranno con ogni probabilità anche gli otto deputati delle minoranze etniche.
Il centrosinistra, unito nell’ampia coalizione “Restart” guidata dai socialdemocratici, ha subito invece una dura sconfitta, ottenendo soltanto il 24,9 per cento a livello nazionale, il risultato peggiore in più di vent’anni, una debacle che ha indotto il leader della coalizione Davor Bernardić, che ha ammesso la disfatta, ad affermare di essere pronto a dimettersi.
Al terzo posto, con l’11%, si è posizionata la destra nazionalista e sovranista, mentre il partito Most (destra cattolica) ha ottenuto il 7,5% dei voti.
La grande novità delle elezioni di ieri è stato il successo dei Verdi, che con il 7% sono divenuti la quinta forza politica nel Paese, entrando per la prima volta nel parlamento di Zagabria.

Ottengono seggi anche tre piccoli partiti dell’area di centro e liberale, che hanno ottenuto complessivamente il 6,3 per cento. Tuttavia, il dato più significativo è quello relativo alla affluenza alle urne, risultata di appena il 46,9%, in flessione del 5,7% rispetto al voto del 2016.

Si tratta della partecipazione elettorale più bassa nella storia del Paese, indipendente dal 1991, in parte da attribuire ai timori per l’emergenza sanitaria dopo l’impennata del coronavirus.

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