A034A2 – TERRORISMO E ANTITERRORISMO IN ITALIA: CONOSCERE CONTRASTARE, PREVENIRE. Intervento di Valerio Blengini (Vicedirettore operativo dell’AISI), 11 giugno 2018.

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A034A2 – TERRORISMO E ANTITERRORISMO IN ITALIA: CONOSCERE CONTRASTARE, PREVENIRE. II Conferenza annuale dell’Osservatorio su radicalizzazione e terrorismo internazionale promossa dall’ISPI e dal Program on Extremism presso la George Washington University. Roma, Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria Sopra Minerva, 11 giugno 2018. «Destinazione jihad: i foreign fighters d’Italia», Rapporto dell’Osservatorio su radicalizzazione e terrorismo internazionale e presentazione del numero monografico speciale della rivista “Gnosis” dell’AISI sulla prevenzione della radicalizzazione. Intervento di Valerio Blengini (Vicedirettore operativo dell’AISI).

Profilo del “jihadista medio” presente sul territorio italiano: età dai 18 ai 30 anni, di genere sia maschile che femminile, sia immigrati che italiani, individui destabilizzati che riscoprono l’Islam in chiave politica o convertiti alla religione islamica. Condizione di disagio sociale del soggetto che abbraccia la scelta terroristica: diseguaglianza sociale e deprivazioni non costituiscono un elemento esclusivo nella radicalizzazione della scelta. Ma, la spinta al jihad si connota maggiormente per una radicalizzazione di natura politica oppure religiosa? Il rientro del soggetto nell’area religiosa va considerato posteriore oppure concomitante alla scelta radicale? La conversione all’Islam è più frutto di  una precedente radicalizzazione politica? Nel caso della maturazione religiosa, il portato è talmente forte da indurre a prendere in considerazione anche azioni estremamente eclatanti, mentre nel caso di radicalizzazione religiosa conseguente a quella politica l’azione in sé ha uno spessore ridotto ed è generalmente più immediata e consequenziale, costituendo così nel processo ideologico maturato dal soggetto che abbraccia il jihadismo sia il punto di partenza che quello di arrivo. A un substrato strutturale psicologico più esile corrispondono tempi di azione ridotti. Cioè, dal momento in cui prende avvio la fase di transizione dalla radicalizzazione di natura politica verso l’azione i tempi si restringono e questo si riflette direttamente sulla pianificazione dell’atto terroristico. Esiste quindi una marcata riduzione dei tempi intercorrenti tra le fasi di radicalizzazione religiosa, la pianificazione dell’azione jihadista e la sua materiale esecuzione. Ne consegue che nello svolgimento delle attività di prevenzione e contrasto dello specifico fenomeno terroristico si rendono necessarie più estese possibilità di intervento onde assicurare una preventiva copertura dei rischi. Poiché il problema non è tanto quello della individuazione dei soggetti radicalizzati – i famigerati «noti ai Servizi» o il fascicolo “S” francese –, quanto comprendere il momento del passaggio di essi all’azione. Prevenzione e contrasto: intervento in funzione della de-radicalizzazione a rischio mediante l’ingenerazione di dubbi nel soggetto attenzionato, demotivandolo ponendo in discussione l’atto che si appresta a compiere. De-radicalizzare significa incidere su un percorso psicologico rispetto a soggetti che hanno posto l’azione come elemento fondamentale del loro regime di conversione religiosa. Non si tratta di semplici attività di monitoraggio, ma della presa in carico di soggetti caso per caso. A oggi , il bilancio è di circa 80 soggetti individuati dall’AISI grazie alla sua copertura del territorio, in parte segnalati dalle forze di polizia, in parte segnalati dal loro medesimo contesto sociale di riferimento. Nei confronti dei quali sono state assunte misure di diverso tipo: espulsioni nei loro paesi di origine, inserimento all’interno di banche dati (SIS2, ISDI), predisposizione di misure di prevenzione come l’affiancamento e l’osservazione mediante coperture fiduciarie; infine i media, con l’oscuramento dei siti web dichiaratamente jihadisti o anche solo apologetici, misura preventiva contestuale all’introduzione di una contronarrativa mirata a influenzare il substrato psicologico dei soggetti più deboli.